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Chiesa di S. Rocco di Monte San Vito

Sede: Monte San Vito (Ancona)
Date di esistenza: sec. XVI - sec. XIX

Intestazioni:
Chiesa di S. Rocco di Monte San Vito, Monte San Vito (Ancona), sec. XVI circa - sec. XIX circa, SIUSA

Una chiesa intitolata a San Rocco, il santo che libera dal flagello della peste, si trovava all'inizio del Cinquecento in un'isola coltivata ai limiti della selva di Monte San Vito, poco distante dalla contrada un tempo detta di Luriano. Essa era stata riedificata dalla comunità monsanvitese che sostituì, così, un preesistente edificio religioso eretto in contrada Pereto, presso la strada che conduceva alla Fonte Murata. Nel 1578 la chiesa fu ricostruita. Dal 1602, inoltre, si ha notizia certa della fiera di S. Rocco, per la quale la comunità eleggeva un capitano e stanziava 3 scudi da dare ai suonatori che rallegravano la festa. Il successo della fiera aumentò l'importanza della chiesa rurale, alla quale, in tale occasione, accorrevano i castellani per visitare i banchi dei venditori disposti sul sagrato. Nel 1605 avvenne la terza riedificazione dell'edificio. Il cappellano che vi celebrava, non più amovibile, alloggiava nella casa situata dietro la chiesa; era tenuto a dire una messa la settimana ed aveva una rendita fornita dalla comunità che si mostrava sollecita a garantire la presenza del rettore, tanto che il vescovo promise il suo appoggio per l'istituzione della cappellania di S. Rocco. Nel 1636 il comune di Monte San Vito chiese ufficialmente alle autorità di Ancona di spostare la fiera annuale di S. Rocco nel giorno della festa di S. Vito. La soppressione della fiera avvenne nel 1638. Il provvedimento accentuò la separazione tra campagna e città, che la fiera di S. Rocco annullava almeno per il tempo della sua organizzazione e durata. Il 21 aprile 1756, inoltre, il consiglio comunale di Monte S. Vito, su proposta dei canonici della collegiata di S. Pietro, decretò la trasformazione della rettoria di S. Rocco in canonicato, successivamente approvata dal vescovo e dalla Sacra congregazione del buon governo, nel 1768. Ciò comportava per ogni futuro rettore di S. Rocco l'obbligo di recarsi nella Collegiata ad officiare cogli altri del capitolo in tutte le feste solenni. Anche la trasformazione in canonicato di fatto rese autonoma la chiesa rurale, la quale assicurava, ai propri fedeli, la presenza continua di un rettore, cosicché essi non dovevano recarsi al castello per le solennità religiose. Ciò rispondeva ad una politica ben precisa della Chiesa, che vedendo con diffidenza i contatti della gente di campagna coi castellani come fonte di informazioni non controllate, imponeva ai contadini di non fermarsi nelle osterie o nei luoghi di ritrovo dei paesani, dando così inizio all'isolamento culturale e sociale delle famiglie coloniche, eliminato solo nel secondo dopoguerra. La chiesa rurale di S. Rocco conobbe un periodo di fervore religioso e di partecipazione popolare notevole nell'ultimo decennio del secolo XVIII, quando la popolazione del castello tornò ad intervenitre in massa alla festa di S. Rocco, con la fiera libera, e le funzioni religiose erano rese solenni dalla partecipazione di tutti i canonici. Della situazione della chiesa nel periodo napoleonico non si hanno notizie; forse in questo periodo essa venne sconsacrata e lasciata cadere in rovina. Nel catasto urbano del 1835 non figura più S. Rocco; tuttavia, ancora nel 1881 il sindaco di Monte San Vito era tenuto a pagare all'esattore consorziale di Montemarciano un canone per la rettoria di S. Rocco.

Condizione giuridica:
enti di culto

Tipologia del soggetto produttore:
ente e associazione della chiesa cattolica

Complessi archivistici prodotti:
Chiesa di S. Rocco di Monte San Vito (fondo)


Bibliografia:
S. CAPPELLETTI, "La collegiata e le altre chiese", in "Monte San Vito. Castello Terra Comune", Comune di Monte San Vito, 1999.


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