Date of live: sec. XV - 1975
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Istituto per l'assistenza materna e infantile della Provincia di Bergamo, Bergamo, sec. XV - 1975, SIUSA
L'assistenza agli esposti a Bergamo era già dal 1170 affidata al convento dei Crociferi in Borgo Santo Stefano con un privilegio del vescovo Guala. Nel 1458 il Vescovo di Bergamo e il Magnifico Consiglio decisero di costruire in città un unico ospedale intitolato a Santa Maria Vergine e San Marco. Furono quindi soppressi gli undici ospedali presenti in città incamerandone i beni che vennero usati (insieme a fondi derivanti dal vescovado e dalla città) per la costruzione del nuovo ospedale. Tra gli ospedali soppressi c’era anche quello di Santa Maria Maggiore (presso la vicinia di Antescolis) al quale vennero affidati, e dove vennero trasferiti, dal 1460, gli esposti.
Nel 1459 (24 settembre), Papa Pio II con breve apostolico, ordinava al priore dei Crociferi il trasferimento degli esposti all’Ospedal Grande di San Marco. Non si conosce però l'anno in cui gli esposti vennero trasferiti in città bassa.
La posa della prima pietra del nuovo Ospedale, in località “Prato di Sant’Alessandro”, avvenne il 12 giugno 1474 ma i lavori furono sospesi per altri cinque anni ed ebbero alterne vicende anche a seguito di eventi storici. Nel 1538 i lavori della facciata ebbero termine.
Nel corso degli anni la struttura dell’edificio ebbe molti rimaneggiamenti: nel XIX secolo i rifacimenti, dettati dalla “necessità del momento, senza un disegno organico e indifferenti alla natura della preesistenza”, compresero anche un nuovo locale per nutrici ed esposti (1840).
Con l’Unità d’Italia e la legge 20 marzo 1865 per l’unificazione amministrativa del Regno venne affidata alle Province la tutela degli esposti: “(...) fino alla promulgazione di un’apposita legge speciale le spese per il mantenimento degli esposti a datare dal primo gennaio 1866 saranno a carico dei comuni e delle provincie in quella proporzione che verrà determinata da decreto reale, sentiti previamente i consigli provinciali e il Consiglio di Stato”. Il decreto che stabiliva le quote da dividersi fra l’amministrazione provinciale e i comuni era il regio decreto 18 marzo 1866 e si rifaceva al sistema vigente nelle diverse province prima dell’Unità d’Italia. Nel 1883 la Provincia di Bergamo chiuse la ruota e aprì un “ufficio di accettazione degli esposti nel Brefotrofio”.
Nel 1928 a Bergamo fu costruito il nuovo Ospedale Maggiore “Principessa di Piemonte” (da ora OM) all’interno del quale veniva adibito all’assistenza dell’infanzia abbandonata un padiglione denominato “Maternità e brefotrofio”. Alla costruzione del padiglione contribuì la Provincia con 1.500,00 lire.
Il 10 ottobre 1928 il Consiglio degli Istituti Ospitalieri approvò lo schema di convenzione con il quale la Provincia delegava la gestione “tecnica - amministrativa ed economica del brefotrofio ed annessa maternità illegittime all’Ospedale Maggiore di Bergamo” (art. 1). Nel 1929 la Provincia di Bergamo deliberava il “Regolamento organico dell’Istituto provinciale di assistenza materna ed Infantile di Bergamo” (IPAMI). L’Istituto, diviso nelle due sezioni Brefotrofio e Maternità, era sostenuto economicamente dalla Provincia e dai comuni in parti uguali. La quota dei comuni veniva calcolata in base alla popolazione legale accertata dall’ultimo censimento.
La gestione dell’OM, entrata in vigore il primo gennaio 1929 doveva durare 9 anni: il 12 giugno 1937 la Provincia mandò la disdetta del servizio di gestione del Brefotrofio (secondo le modalità previsto dalla convenzione).
Con il 31 dicembre 1937 cessò la gestione dell’IPAMI da parte dell’OM e il passaggio alla Provincia dell’assistenza. Dal primo gennaio 1938 l’Ospedale cedette in affitto alla Provincia, per la durata di 25 anni (1938 - 1962), l’ala ovest del padiglione “Maternità e Brefotrofio” per il canone di affitto (per l’intero periodo) di lire 24.000,00 annue.
Il personale amministrativo e sanitario in servizio fino al 30 giugno 1937 presso il Brefotrofio, passò alla Provincia.
Nel 1972 in conseguenza della fusione dell'Istituto Ugo Frizzoni per i bambini lattanti e slattati di Bergamo con l’OM, quest’ultimo decise di vendere lo stabile sede dell’istituto in via Albricci 1 alla Provincia per adibirlo a sede dell’IPAMI. L’acquisto venne perfezionato solamente nel 1976 ma la nuova sede - che l’IPAMI divideva con L’OMNI - era già stata occupata nel 1974. Nell’aprile 1975 la Provincia decise di ristrutturare il servizio di assistenza ai minori illegittimi abbandonati o esposti all’abbandono. La chiusura dell’istituto non implicava affatto la cessazione dell’assistenza per i minori illegittimi ma venivano potenziati l’affido familiare e l’adozione così come veniva creata una struttura di accoglienza, il “presidio di assistenza alla primissima infanzia per una prevedibile presenza di una decina di minori di età inferiore ai sei mesi di vita da attuarsi nell’ambito delle strutture di un asilo - nido permanente (diurno - notturno)”.
A seguito della legge 23 dicembre 1975, n. 698 (pubblicata nella Gazz. Uff. del 31 dicembre 1975, n. 343) dal primo gennaio 1976 vennero trasferite alle regioni a statuto ordinario e speciale le funzioni amministrative, le funzioni di programmazione e d'indirizzo, i poteri di vigilanza e di controllo su tutte le istituzioni pubbliche e private per l'assistenza e protezione della maternità e dell'infanzia esercitate dall'ONMI. Vennero attribuite alle province le funzioni amministrative esercitate dai comitati provinciali dell'ONMI e una parte di quelle degli organi centrali. Veniva trasferito alle province e ai comuni anche il patrimonio immobiliare (art. 5).
Fonte: testi a cura di Chiara Geroldi e Nino Piscitello per Cooperativa Archimedia, Bergamo.
Con l’Unità d’Italia e la legge 20 marzo 1865 per l’unificazione amministrativa del Regno venne affidata alle Province la tutela degli esposti: “(...) fino alla promulgazione di un’apposita legge speciale le spese per il mantenimento degli esposti a datare dal primo gennaio 1866 saranno a carico dei comuni e delle provincie in quella proporzione che verrà determinata da decreto reale, sentiti previamente i consigli provinciali e il Consiglio di Stato”. Il decreto che stabiliva le quote da dividersi fra l’amministrazione provinciale e i comuni era il regio decreto 18 marzo 1866 e si rifaceva al sistema vigente nelle diverse province prima dell’Unità d’Italia. Nel 1883 la Provincia di Bergamo chiuse la ruota e aprì un “ufficio di accettazione degli esposti nel Brefotrofio”.
Nel 1928 a Bergamo fu costruito il nuovo Ospedale Maggiore “Principessa di Piemonte” (da ora OM) all’interno del quale veniva adibito all’assistenza dell’infanzia abbandonata un padiglione denominato “Maternità e brefotrofio”. Alla costruzione del padiglione contribuì la Provincia con 1.500,00 lire.
Il 10 ottobre 1928 il Consiglio degli Istituti Ospitalieri approvò lo schema di convenzione con il quale la Provincia delegava la gestione “tecnica - amministrativa ed economica del brefotrofio ed annessa maternità illegittime all’Ospedale Maggiore di Bergamo” (art. 1). Nel 1929 la Provincia di Bergamo deliberava il “Regolamento organico dell’Istituto provinciale di assistenza materna ed Infantile di Bergamo” (IPAMI). L’Istituto, diviso nelle due sezioni Brefotrofio e Maternità, era sostenuto economicamente dalla Provincia e dai comuni in parti uguali. La quota dei comuni veniva calcolata in base alla popolazione legale accertata dall’ultimo censimento.
La gestione dell’OM, entrata in vigore il primo gennaio 1929 doveva durare 9 anni: il 12 giugno 1937 la Provincia mandò la disdetta del servizio di gestione del Brefotrofio (secondo le modalità previsto dalla convenzione).
Con il 31 dicembre 1937 cessò la gestione dell’IPAMI da parte dell’OM e il passaggio alla Provincia dell’assistenza. Dal primo gennaio 1938 l’Ospedale cedette in affitto alla Provincia, per la durata di 25 anni (1938 - 1962), l’ala ovest del padiglione “Maternità e Brefotrofio” per il canone di affitto (per l’intero periodo) di lire 24.000,00 annue.
Il personale amministrativo e sanitario in servizio fino al 30 giugno 1937 presso il Brefotrofio, passò alla Provincia.
Nel 1972 in conseguenza della fusione dell'Istituto Ugo Frizzoni per i bambini lattanti e slattati di Bergamo con l’OM, quest’ultimo decise di vendere lo stabile sede dell’istituto in via Albricci 1 alla Provincia per adibirlo a sede dell’IPAMI. L’acquisto venne perfezionato solamente nel 1976 ma la nuova sede - che l’IPAMI divideva con L’OMNI - era già stata occupata nel 1974. Nell’aprile 1975 la Provincia decise di ristrutturare il servizio di assistenza ai minori illegittimi abbandonati o esposti all’abbandono. La chiusura dell’istituto non implicava affatto la cessazione dell’assistenza per i minori illegittimi ma venivano potenziati l’affido familiare e l’adozione così come veniva creata una struttura di accoglienza, il “presidio di assistenza alla primissima infanzia per una prevedibile presenza di una decina di minori di età inferiore ai sei mesi di vita da attuarsi nell’ambito delle strutture di un asilo - nido permanente (diurno - notturno)”.
A seguito della legge 23 dicembre 1975, n. 698 (pubblicata nella Gazz. Uff. del 31 dicembre 1975, n. 343) dal primo gennaio 1976 vennero trasferite alle regioni a statuto ordinario e speciale le funzioni amministrative, le funzioni di programmazione e d'indirizzo, i poteri di vigilanza e di controllo su tutte le istituzioni pubbliche e private per l'assistenza e protezione della maternità e dell'infanzia esercitate dall'ONMI. Vennero attribuite alle province le funzioni amministrative esercitate dai comitati provinciali dell'ONMI e una parte di quelle degli organi centrali. Veniva trasferito alle province e ai comuni anche il patrimonio immobiliare (art. 5).
Fonte: testi a cura di Chiara Geroldi e Nino Piscitello per Cooperativa Archimedia, Bergamo.
Legal position:
pubblico
Type of creator:
ente di assistenza e beneficenza
Generated archives:
Istituto per l'assistenza materna e infantile della Provincia di Bergamo (fondo)
Bibliography:
Regolamento organico dell'Istituto provinciale di assistenza materna ed infantile di Bergamo, Società Anonima Bolis, Bergamo 1929
J. Schiavini Trezzi, Per l'assistenza agli esposti in Bergamo. L'Ospedal Grande di San Marco e il suo Archivio (secoli XV - XVIII) in Benedetto chi ti porta, maledetto chi ti manda, l'infanzia abbandonata nel Triveneto (secoli XV - XIX) a cura di Casimira Grandi, Fondazione Benetton Studi Ricerche, Canova Edizioni, Treviso 1997
M. Mencaroni Zoppetti (a cura di), L'Ospedale nella città. Vicende storiche e architettoniche della casa Grande di S. Marco, Fondazione per la storia economica e sociale di Bergamo, Storia della sanità a Bergamo, Bergamo 2002
A. Rigoni, I percorsi della fede e l’esperienza della carità nel veneto medievale, Poligrafo 2002, 155 - 172
E. Pedroni, Bergamo attraverso i secoli. Il romanzo degli “esposti” comincia nel 1100, in “Giornale di Bergamo” del 20 marzo 1966
Testo unico delle norme sul servizio di assistenza agli infanti illegittimi, Società Anonima Bolis, Bergamo s.d
G. della Valentina, Il mal francese e il male della rosa. L'archivio degli ospedali riuniti di Bergamo, in Studi e Ricerche di Storia Contemporanea, fascicolo 14, 1980
Editing and review:
Geroldi Chiara, 2011/11/30, raccolta delle informazioni
Piscitello Antonino, 2011/11/30, raccolta delle informazioni
Vichi Andrea Carlo, 2011/12/12, prima redazione