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Birolli Renato e Rosa

fondo

Estremi cronologici: 1925 - 1989

Note alla datazione: La documentazione compresa tra gli anni '60 e la fine degli anni '80 (ci si riferisce sia ai documenti epistolari indirizzati a Rosa e Zeno Birolli che alla rassegna critica sul pittore) è da attribuire alle attività di ricerca degli eredi Birolli.

Consistenza: 23 scatole, 3 raccoglitori, 1600 libri e documentazione sciolta

Storia archivistica: Gli eredi hanno perfezionato la loro volontà di depositare l'archivio personale di Renato Birolli nel 1998 sottoscrivendo un atto di comodato con il quale affidavano il fondo all'Archivio contemporaneo. Tra la fine di quell'anno e il 1999 sono stati consegnati documenti e libri appartenuti al pittore insieme a un suo piccolo apparato iconografico, ulteriori incrementi negli anni successivi hanno completato il deposito delle carte.
Marco e Zeno Birolli, i figli del pittore, nel proporre il deposito, hanno deciso di affiancare al nome di Renato quello di Rosa, come tributo a un ricordo familiare e omaggio all'attività di conservatrice che la loro madre ha esercitato con passione sulle carte del marito. Grazie all'impegno di Rosa (1917-1997) alcuni carteggi sono stati infatti integrati con le lettere, in originale o più frequentemente in copia (spesso in microfilm, ma in certi casi sono presenti, di sua mano, le trascrizioni manoscritte), scritte da Renato. In virtù di questo lavoro di rastrellamento documentario, iniziato all'inizio degli anni '60 e cioè all'indomani della prematura scomparsa del pittore e protrattosi fino agli anni '80, è possibile - almeno per alcune corrispondenze - ristabilire quell'unità di un epistolario ricostruibile solo in più luoghi di conservazione (e qui ricomposta in un'unica sede grazie alle risposte spedite da Birolli che si aggiungono ai carteggi da lui ricevuti). Per ammissione unanime, Birolli è un tipo di corrispondente per niente modesto: il ritratto che viene fuori dalla lettura delle sue lettere è quello di un 'écrivain des lettres' che rappresenta un degno contrappunto dell'artista. Il genere epistolare assume per Birolli la forma di un vero e proprio "manifesto" valido per sostenere con forza una propria tesi e strumento di militanza, tanto da acquistare il caratteristico tono, che è stato definito "apodittico", dei suoi scritti in prosa o delle discussioni verbali. Nelle lettere (che hanno un carattere di compiutezza e di estrema lucidità) balza in primo piano la tensione etica, l'integrità dell'uomo e dell'artista, il suo rigore "morale" (autentica parola-chiave).
Di mano di Rosa è un elenco di 6 pagine dattiloscritte che rappresenta il primo tentativo di ordinamento dei carteggi e che vale come prototipo di un indice dei corrispondenti. Alla sua cura si devono anche i biglietti (con i nomi dei mittenti contenuti in ogni raccoglitore) una volta inseriti nei contenitori (poco meno di 120 buste formato quaderno e alcune cartelle di dimensioni più grandi) che conservavano i carteggi al momento del deposito. La grafia di Rosa si riconosce anche nei nomi dei corrispondenti scritti sistematicamente sulle singole lettere o buste. Grazie alla cura degli eredi anche la fortuna postuma di Renato, nella forma di articoli di critica e cataloghi di mostre usciti dopo la sua morte, è notevolmente rappresentata e possiamo ragionevolmente supporre che sia stata Rosa Birolli - già da prima del 1959 - ad avere raccolto e conservato articoli e saggi relativi all'opera di Renato. È lo stesso Birolli a incorniciare, in un appunto dei suoi taccuini datato 6 gennaio 1956, il lavoro di assistenza di Rosa: «Mia moglie, Rosa, la Rò, ha ripulito lo studio dell'ingombro, dell'accumulo di carte, lettere, biglietti, bagatelle cartarie ed ha scovato interi pacchi di appunti manoscritti e dattiloscritti. Avvio ad articoli, considerazioni sull'arte e sulle cose e gli uomini, me compreso». Fase di riordinamento che assume nelle parole del pittore un valore di momento introspettivo propedeutico a un bilancio morale.
Senza sistematicità ma in modo inclemente, Birolli ha sottoposto la sua produzione artistica a una operazione di selezione e scarto per mantenerla al passo con la sua maniera più aggiornata, cancellando ripetutamente le tracce delle fasi ormai superate. Sulle sue carte non risulta sia calato un giudizio altrettanto inflessibile, ma questo non svaluta il loro ruolo di testimonianza - al pari del catalogo delle sue opere - della vita di un'artista e di uomo calato nel suo tempo. Nel fondo non mancano naturalmente i vuoti o le più o meno coscienti rimozioni, per esempio si segnala la mancanza di alcuni titoli relativi agli esordi di Birolli come critico e commentatore d'arte, assenze giustificabili con la precarietà delle collaborazioni giornalistiche che Birolli aveva attivato contemporaneamente all'avvio della carriera pittorica e anche con una volontà di dimenticare alcuni di quegli interventi - precedenti al 1930 e recentemente scovati in altre rassegne - di un gusto ancora provinciale. Mancano anche i testimoni dei taccuini pubblicati per la prima volta nel 1943 e di altre agende di appunti, lacune dovute alla cronaca quotidiana fatta di amnesie e disordini, traslochi e viaggi.
La corrispondenza è stata oggetto di un primo riordinamento subito dopo il deposito del fondo, quando i nomi dei corrispondenti sono stati elencati in un sommario elenco alfabetico, successivamente la descrizione dettagliata dei documenti epistolari (tranne i carteggi di mano di Birolli conservati in copia e indirizzati a vari destinatari: documentazione inventariata sommariamente) è stata inserita nella banca dati on line dell'istituto, parallelamente è stato aggiornato l'indice sintetico dei mittenti che ora è scaricabile dalla rete in formato pdf; per la serie dei manoscritti e della rassegna stampa è disponibile in sala consultazione un inventario sintetico delle carte. La biblioteca è stata integralmente (ad esclusione delle riviste) catalogata (dopo una prima iniziale schedatura limitata ai cataloghi d'arte) come fondo speciale nell'opac dell'istituto e nel 2014 è uscita da Scalpendi una monografia che ne illustra la storia e il contenuto. La collezione appartenente alla serie delle "Metamorfosi" e ad altri cicli di disegni, insieme agli schizzi (magari tracciati su documenti di archivio) e ad altri dipinti o acquerelli, è stata presa in consegna dal Laboratorio di conservazione per un lavoro di restauro, digitalizzazione e descrizione (una inventariazione di questo tipo di materiale è ricercabile tramite il catalogo delle opere d'arte che risiede sul sito dell'istituto). L'archivio fotografico e il censimento delle opere del pittore si conserva invece a Milano presso la famiglia Birolli.


Descrizione: - Corrispondenza: il carteggio birolliano conta 477 mittenti per un totale di oltre 3300 documenti (numero che comprende anche le risposte di Birolli, conservate di solito in fotocopia o in forma di stampa da microfilm). I nomi dei corrispondenti per forza di cose sono legati a generazioni e a momenti storici diversi. Il distacco da Verona alla fine degli anni '20 dà la prima occasione per tenere viva, a distanza, la complicità della giovinezza e i carteggi (di consistenza anche notevole) scambiati con, tra gli altri, Lorenzo Lorenzini, Francesco Perotti, Vittorio Bagattini e Vincenzo Puglielli contribuiscono a mantenere il legame con la città d'origine. Mentre più scarse sono le tracce dei primi incontri milanesi, la presenza di Manzù e Sassu e del gallerista Pietro Maria Bardi è limitata, Persico è praticamente assente. Anche il carteggio con Sandro Bini (70 tra lettere e cartoline di Bini a Birolli, a cui si aggiungono le risposte di Birolli - già pubblicate - presenti in fotocopia), il cui sodalizio è stato forse il più importante tra quelli imbastiti da Birolli, si infittisce solo dal 1936 per concludersi prematuramente, con la morte di Bini, nel 1943. In questi anni sono più rappresentati, con i loro epistolari, Gino Pancheri e Fiorenzo Tomea. Si giunge allora, in questo censimento sommario, alla vigilia della nascita di «Corrente», della rivista e poi successivamente della "bottega" e della galleria d'arte. Il carteggio con Ernesto Treccani è uno dei più rappresentativi di questi anni, superato però da quello con il primo autentico collezionista di Birolli, l'ingegnere Alberto Della Ragione (sue sono più di 90 lettere, comprese nel periodo 1938-1955). E poi si incontrano i nomi di Luigi Bartolini, Nino Bertocchi, Renzo Bertoni, Stefano Cairola, Raffaele De Grada junior, Nino Franchina, Alfredo Mantica, Giuseppe Migneco, Gino Severini. La difficile amicizia con Renato Guttuso è testimoniata da un carteggio di 16 tra lettere e cartoline che coprono circa un ventennio a partire dalla metà degli anni Trenta. Il carteggio con Egidio Bonfante, l'editore novarese, rappresenta una testimonianza degli anni cruciali della guerra e funziona da documentazione leggibile come narrazione della 'nascita di un libro' (i "Taccuini" birolliani editi a Novara nel 1943). Tra quelli che prendono avvio nel dopoguerra quello con Afro Basaldella è il carteggio più consistente (60 le missive ricevute da Birolli, 36 le copie di lettere scritte da quest'ultimo) che prova anche una sincera amicizia tra i due pittori. Sono gli anni della militanza e dei gruppi, dalla Nuova secessione artistica, al Fronte nuovo delle arti al gruppo degli Otto. Giuseppe Santomaso e Alberto Viani sono gli amici veneziani a cui è più legato in questi anni. Altri nomi che ricorrono - tra realismo e astrattismo, impegno e libertà di azione - sono quelli di Bruno Cassinari, Armando Pizzinato, Ennio Morlotti, Emilio Vedova, Antonio Corpora, Mattia Moreni, Gastone Breddo. Aggiungiamo a questa rapida carrellata i nomi di alcuni critici, con cui Birolli ha intrecciato un vivace dibattito sostenuto da stima e amicizia, come quelli di Giuseppe Marchiori (che ha rappresentato una vera e propria costante durata dal 1934 fino all'ultima lettera scritta nell'aprile 1959: lo stesso Marchiori ha pubblicato nel 1963 una scelta di lettere e aveva curato l'edizione di vasta parte dell'epistolario, progetto che si è però arrestato allo stato di bozze, nel Fondo sono presenti poco meno di 200 tra lettere e cartoline di Marchiori - quasi tutte, con poche eccezioni, in fotocopia, mentre gli originali si trovano presso la biblioteca Civica di Lendinara - e la copia di queste bozze), Umbro Apollonio, Giulio Carlo Argan, Rodolfo Pallucchini, Marco Valsecchi e Lionello Venturi. Soprattutto dopo il secondo dopoguerra le corrispondenze testimoniano anche di una apertura internazionale degli interessi (e anche della fama) di Birolli: in particolare sono rappresentati colleghi francesi come Henry-Georges Adam, André-Poujet, lo spagnolo Óscar Domínguez, gli esponenti della Nouvelle École de Paris come Léon Gischia e Édouard Pignon e i rappresentanti del mondo delle gallerie e del collezionismo, in prima fila quello tedesco e americano (con in testa Catherine Viviano e la sua galleria newyorkese). Altri carteggi significativi sono quelli scambiati da Birolli con i suoi collezionisti, come Emilio Jesi e soprattutto quello con Guglielmo Achille Cavellini, quest'ultimo ha curato personalmente alcune edizioni con testi delle lettere ricevute da Birolli, volumi ricchi di passione e di ricordi (il carteggio presente nel fondo è composto da 90 missive spedite da Cavellini e ben 249 pezzi compresi tra il 1946 e il 1959 - in fotocopie e trascrizioni dattiloscritte fatte redigere dallo stesso Cavellini - attribuiti a Birolli). Il mondo dell'arte non ha certo l'esclusiva degli scambi epistolari birolliani e alcuni importanti corrispondenze sono relative a scrittori e intellettuali a tutto tondo: come quelle intercorse con l'uomo di teatro Paolo Grassi, l'editore Neri Pozza, gli scrittori Antonio Barolini e Alberto Lùcia, il pittore-drammaturgo Beniamino Joppolo e poi Libero de Libero, Cesare Zavattini ecc.; mentre nonostante Birolli abbia eseguito due ritratti di Quasimodo e il futuro premio Nobel abbia più volte firmato l'introduzione a cataloghi di esposizioni del pittore, il carteggio tra il poeta e il pittore non è invece molto significativo.
Tra la corrispondenza anche documenti epistolari indirizzati a Rosa e Zeno Birolli, che dopo la scomparsa del pittore si sono occupati di tenerne viva la memoria.
- Manoscritti: il risultato principale dei tentativi - per niente improvvisati - di scrittura birolliana è il "diario" pubblico del pittore, pubblicato per la prima volta nei "Sedici taccuini" usciti presso i tipi di Posizione di Novara nel 1943 e riediti nel 1960 da Einaudi con l'appendice di un aggiornamento agli anni successivi ("Taccuini 1936-1959"): gli autografi della prima edizione (salvo alcune trascrizioni) non sono presenti nel fondo, mentre sparsi in più fascicoli si trovano i testimoni a cui Enrico Emanuelli ha dato forma nel testo da lui curato nel 1960. Birolli si è più volte schermito da volersi attribuire ambizioni di letterato o dalla volontà di mettere sullo stesso piano il lavoro portato a termine nell'atelier e la parola scritta, ma queste prove (come del resto la sua attività di critico e commentatore d'arte) sono agli antipodi della sciatteria e della modestia, rappresentano piuttosto un esito compiuto per sorveglianza di stile e elaborazione di contenuto, tanto che possono esercitare un lecito pendant della sua attività artistica. Tra le sue carte si trovano poi altri esemplari di "taccuini" con appunti personali o riflessioni teoriche, come per esempio un quaderno di "Scritti 1932" (in realtà alcuni passi riportano in calce anche l'anno 1933, altri sono riferibili agli anni immediatamente precedenti, sulla copertina del quaderno una scritta rimanda invece al "MCMXXIV", una data non necessariamente anacronistica: probabilmente gli appunti più antichi sono stati eliminati, visto che dal quaderno risultano asportate le pagine iniziali) ancora in parte da indagare ma che è già stato esplorato in più occasioni (a partire dalla monografia uscita da Feltrinelli nel 1978). Sono presenti ulteriori testimoni (più o meno frammentari) di questa familiarità con la parola, mentre altri documenti di uno zibaldone che doveva essere stato, se non sistematico sicuramente più fitto, sono probabilmente andati perduti. Le versioni di altri scritti di Birolli presenti in questa serie del fondo documentano una partecipazione costante al dibattito critico e alla vita civile del tempo, una volontà di intervenire nelle questioni dell'arte o della politica all'insegna di un identico sforzo di autenticità, di estrema adesione a una condotta programmatica intransigente (una prima antologia di scritti birolliani è stata riproposta nel catalogo di Parma datato 1976, alle p. 35-123, un'altra scelta di testi si può leggere nel catalogo Feltrinelli del 1978, p. 123-144). Il tentativo di assicurare una cornice adeguata ai testimoni del suo impegno civile lo si legge nello schema di una antologia pensata per dare ospitalità agli scritti politici, il cui "scheletro" è rintracciabile in diversi fascicoli, con tanto di indici e montaggio di testi, ma di questo progetto è rimasto in piedi soltanto un abbozzo di architettura editoriale (un testo di Fortini, conservato in vari esemplari, anche se non era nato come introduzione a questa antologia, ne avrebbe potuto fare da apertura ideale). Tra le carte non stupisce nemmeno la presenza di manoscritti di altri autori: non solo recensioni o saggi di critica d'arte ma poesie dedicate a Birolli o testi per i quali il pittore ha realizzato le illustrazioni. Non è poi sorprendente, per le relazioni di amicizia intessute con molti poeti e scrittori, trovare dattiloscritti di Salvatore Quasimodo con le traduzioni da Catullo illustrate per l'appunto da Birolli e altri testi quasimodiani, insieme a poesie dedicate a Birolli da alcuni scrittori, come Giuseppe Zanella e Antonio Barolini. Sparsi in vari raccoglitori ci sono poi autografi con una storia curiosa: sono quelli provenienti dalla tipografia dell'«Ambrosiano» dove Birolli ha esercitato a lungo il mestiere di correttore di bozze, vi si trovano scritti di alcuni maestri come Carrà e Severini, di alcuni amici come Bardi e Persico, e tracce di autori come Malipiero, Marinetti, Ojetti, Piacentini, Savinio e Bacchelli ed altri ancora.
- Rassegna stampa: un primo nucleo della fortuna critica del pittore fa parte di una raccolta che Birolli ha personalmente conservato raccogliendo un gruppo di articoli di giornale con notizie che lo riguardavano direttamente o, più in generale, sull'ambiente artistico milanese, ritagli incollati poi su fogli sciolti dove di suo pugno ha riportato, in alto a destra, l'indicazione della data. Questa sequenza di articoli (sono però incollati, in una sorta di collage d'autore, anche altri tipi di documenti: come pieghevoli e cataloghi di mostre o cedole di vendita di pubblicazioni) si inaugura con il 1929 e viene abbandonata alla fine degli anni Trenta. La rassegna stampa non si arresta certo a questa raccolta parziale in cui è riconoscibile la mano dell'autore e ne supera i limiti temporali comprendendo documenti che coprono la bibliografia critica di tutta la carriera artistica di Birolli, estendendosi dunque dagli anni '30, con qualche anticipo agli anni precedenti, fino alla fine degli anni '80 (la documentazione degli ultimi decenni è stata evidentemente recuperata dagli eredi del pittore). Una scelta dai contributi del dibattito critico è stata ristampata nel 1976 (alle p. 127-154), mentre per una bibliografia critica ci si può rivolgere al catalogo del 1978, al catalogo della grande mostra del 1989 e - relativamente agli anni Trenta - al catalogo di una mostra veronese del 1996. Fanno parte della serie della rassegna stampa anche gli articoli scritti da Birolli pubblicati in vari periodici e la cui raccolta documenta un aspetto dell'artista a tutto tondo (per una bibliografia dei suoi scritti i riferimenti sono di nuovo il catalogo del 1978 e - sempre per gli anni Trenta - il catalogo veronese). Alcuni dei più remoti articoli critici di Birolli sono assenti nel fondo, lacuna dovuta alle difficoltà di reperimento che lo stesso autore doveva affrontare o a una volontaria azione di oblio per dimenticare i primi acerbi tentativi di critica d'arte.
- Raccolta iconografica: il fondo è stato integrato anche con una parte iconografica, la raccolta depositata in archivio (si tratta complessivamente di oltre 90 disegni datati tra il 1935 e il 1936) corrisponde principalmente alle illustrazioni riunite nell'edizione torinese delle "Metamorfosi" (1976), che comprende la serie eponima pubblicata per la prima volta nel 1937 (una volta appartenuta a Alberto Della Ragione) alla quale sono state aggiunte la "Metamorfosi quinta" e "sesta" (seguite da altri due cicli di disegni denominati "Significati ritmici del vento" e "Il ritmo in Delacroix"). La presenza di un testo introduttivo nelle edizioni a stampa di questi disegni non autorizza a una lettura semplicemente didascalica: immagini e parole sono unite e quasi confuse, e il titolo delle "Metamorfosi" rappresenta evidentemente un annuncio programmatico di tale relazione complessa. Oltre a questa raccolta più o meno omogenea sono presenti disegni sparsi, magari vergati su documenti d'archivio, di mano di Birolli (per esempio i disegni che il pittore ha lasciato sulle bozze di stampa dell'"Ultima stazione" di Beniamino Joppolo) o di altri autori (tra cui Óscar Domínguez). Completa la raccolta d'arte un acquerello intitolato "Cristo sparito dalla croce" (con commento di Birolli che fa letteralmente da cornice al disegno).
- Oggetti personali: cavalletto con colori, macchina fotografica, un binocolo.
- Biblioteca: i libri della biblioteca personale ammontano a circa 1600 titoli catalogati e suddivisi in varie sezioni: letteratura, poesia, teatro, critica letteraria, filosofia, storia e - naturalmente - l'estetica e la storia dell'arte; i cataloghi di mostre personale e collettive a cui Birolli ha partecipato, le monografie che gli sono state dedicate (compresi molti opuscoli miscellanei) sono ovviamente rappresentati in maniera massiccia. Tra le riviste spiccano i periodici degli anni del fascismo, in particolare quelle definite di "fronda" per la velata opposizione, se non politica almeno di gusto e di sensibilità, alle direttive più conformiste del regime. Naturalmente è presente la collezione di «Corrente» e la raccolta di «Posizione», insieme agli organi del GUF di varie città di provincia come «Eccoci» di Cremona, «Via Consolare»/«Spettacolo» e «Pattuglia» di Forlì, fino ad arrivare al bottaiano «Primato». Dal punto di vista bibliografico hanno un carattere seriale, ma dalla periodicità ancora più irregolare, i bollettini di alcune gallerie: le raccolte del bollettino della Galleria del Milione (con i primi numeri datati 1932) o quelli della Galleria Genova di Stefano Cairola (le due collezioni più consistenti) si presentano con il loro aspetto esile ma non per questo effimero, ancora più rari alcuni numeri del "bollettino d'arte" della milanese Galleria Bardi (in questo caso si retrocede al 1929). Di formato simile i cataloghi di gallerie come La Saletta, Annunciata, Santa Radegonda. In una busta con l'indicazione "giornali della liberazione" sono custoditi alcuni fascicoli di quotidiani usciti nell'aprile/maggio 1945.


Ordinamento: La corrispondenza è ordinata alfabeticamente per mittente e, all'interno di ogni singolo carteggio, in ordine cronologico. La biblioteca è stata ordinata per materia, genere o collana.

Strumenti di ricerca:
Inventari dell'archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti. Gabinetto Vieusseux
Fabio Desideri, Fondo Renato e Rosa Birolli. Corrispondenti
Maria Chiara Berni, Fondo Renato e Rosa Birolli. Manoscritti
Alessandro Della Latta, Renato Birolli. La biblioteca
Catalogo della biblioteca del Gabinetto Vieusseux
Catalogo delle opere d'arte dell'archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti. Gabinetto Vieusseux

Siti web:
Archivio contemporaneo "Alessandro Bonsanti". Gabinetto Vieusseux (elenco dei fondi) - Pagina del sito del Gabinetto Vieusseux dove sono elencati i fondi conservati presso l'archivio contemporaneo "Alessandro Bonsanti", vi si trovano informazioni sintetiche sulla consistenza dei fondi e sugli strumenti di ricerca disponibili.

Documentazione collegata:
Archivio fotografico Renato Birolli, catalogo fotografico e censimento delle opere d'arte firmate da Renato Birolli. Conservata presso: archivio privato, Milano.

La documentazione è stata prodotta da:
Birolli Renato

La documentazione è conservata da:
Gabinetto scientifico letterario G. P. Vieusseux. Archivio contemporaneo Alessandro Bonsanti


Bibliografia:
Cristina Cavallaro, "Biblioteche in biblioteca. Collezioni private nel Vieusseux", in «Culture del testo e del documento», a. 3 (sett.-dic. 2002), n° 9, p. 19-68, poi capitolo III, "Fondi speciali nel Gabinetto G.P. Vieusseux", di ID, "Fra biblioteca e archivio. Catalogazione, conservazione e valorizzazione di fondi privati", Milano, Sylvestre Bonnard, 2007, p. 117-119. ("Biblioteche d'autore" del Gabinetto Vieusseux)
Fabio Desideri, "Il Fondo Renato e Rosa Birolli", in "Renato Birolli. Sentire la natura", Mendrisio, 1 maggio-3 luglio 2005, catalogo della mostra a cura di Gianfranco Bruno e Simone Soldini, Mendrisio, Museo d'arte, 2005, p. 133-146.
"Renato Birolli. Biblioteca", a cura di Alessandro Della Latta, Milano, Scalpendi editore, 2014.

Redazione e revisione:
Capannelli Emilio, revisione
Desideri Fabio, 12 novembre 2020, integrazione successiva
Desideri Fabio, 30 dicembre 2011, rielaborazione
Morotti Laura, 18 settembre 2008, prima redazione

Modalità di consultazione:
La consultazione è libera previa richiesta motivata e prenotazione di un appuntamento, si richiede lettera di presentazione.


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