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Arciconfraternita di Maria Santissima della Misericordia di Sant'Elpidio a Mare

Sede: Sant'Elpidio a Mare (Fermo)
Date di esistenza: 1399 - 1860

Intestazioni:
Arciconfraternita di Maria Santissima della Misericordia di Sant'Elpidio a Mare, Sant'Elpidio a Mare (Fermo), 1399 - 1860, SIUSA

L’Arciconfraternita di Maria Santissima della Misericordia di Sant'Elpidio a Mare venne fondata il primo giugno 1399 con la richiesta di alcuni elpidiensi di un luogo entro la terra dove i fratelli potessero “adunarsi per pregare e render le dovute lodi, le cose sacre a Dio onnipotente, come conviene”. La sede della chiesa della Confraternita, l’oratorio e l’ospedale furono eretti in luogo lateranense, sotto le dipendenze e la giurisdizione canonica del Capitolo lateranense. Con bolla del 27 febbraio 1467 il Capitolo lateranense conferì il titolo di basilica alla chiesa della Misericordia e riconobbe ufficialmente anche l’ospedale. La confraternita godeva degli stessi privilegi e osservava le stesse regole della Confraternita del Gonfalone di Roma “approvati dalla felice memoria di Urbano Ottavo, [...] partecipando di tutte le indulgenze e grazie spirituali concesse da Sommi pontefici alla Sagrosanta Basilica Lateranense, e specialmente dalla sacra memoria di Benedetto XIV con sua costituzione che comincia Assidue Sollecitudinis”. Il 29 maggio 1556 il Capitolo e i canonici della Chiesa lateranense approvarono gli statuti della Congregazione che disciplinavano tutta la vita e l’organizzazione della compagnia: le adunanze, la cura degli infermi, il seppellimento dei morti, le elemosine, la gestione del monte pecuniario e di quello frumentario e la gestione di altre due chiese ad essa collegate: la chiesa degli Angeli e la chiesa rurale detta della Celeste. La Congregazione contava quaranta fratelli, venti dei quali cittadini e civili, i rimanenti venti artieri e contadini, che dovevano tutti vestire “di sacco”. Vi si distinguevano un giudice ordinario col titolo di vicario lateranense, eletto dal Capitolo; il priore e quattro sindaci, di cui due erano cittadini, uno artiere e l’altro contadino, nominati dai predecessori con votazione segreta e approvati dall’Adunanza dell’economica e da quella generale dei quaranta. La loro carica durava un anno con compiti di intervenire alle congregazioni (cioè alle assemblee) economiche e generali, alle funzioni religiose, alle processioni generali e particolari; si occupavano della gestione dell’ospedale, del monte pecuniario e di quello frumentario. Si annoveravano inoltre, tre deputati economici, quattro ministri, due montisti, un sacrestano, un mandataro e due spidalieri, uno per gli uomini e una per le donne ricoverati nell’ospedale. L’ospedale venne istituito nel 1467, “unito, annesso, e connesso ad Ven. Comp.a e sotto d.(etto) titolo e colli medesimi privilegii [...] concessi alla medesima Compagnia”. La carica degli spidalieri durava un anno. Venivano ricoverati nell’ospedale gli infermi, gli ammalati e i paesani privi di mezzi di sostentamento con ordine del priore, sulla base del certificato di indigenza compilato dall’arciprete e i forestieri che pervenivano da altri ospedali.
Nel 1570 venne fondato il Monte pecuniario, anch’esso “annesso, connesso et incorporato”, e retto dagli stessi statui che regolavano la Compagnia. Era gestito da due deputati e da un montista elettri tra i fratelli. Il Monte Ppecuniario era collocato presso l’abitazione del “cappellano dell’Aurora” nella pubblica piazza, chiuso da un portone foderato di ferro e chiodi nella parte esterna, dotato di sei serrature, di “due catorci e di due braccioli di ferro”.
Il Monte frumentario invece fu istituito nel 1579 con un primo lascito di 40 salme di grano buono; era dato in appalto ad un montista, che restava in carica un anno. Compito dei confratelli era eseguire opere di carità e di pietà, come la visita alle carceri e all’ospedale nella prima domenica di ogni mese, l’elemosina alle famiglie povere, provvedere al trasporto degli infermi da un ospedale all’altro, al funerale e alla sepoltura dei poveri, disporre ogni anno il sussidio dotale per quattro zitelle povere, due urbane e due suburbane. Dalla relazione del 1765 inviata dalla Confraternita all’arcivescovo di Fermo Paracciani risulta che “in terreni, case, botteghe e censi attivi viene costituito l’asse della medesima, dal quale annualmente riceve di frutti duecentosessanta compensato l’anno fertile collo [...] di circa scudi seicento” che servono per il mantenimento e la gestione della chiesa principale, e, come già detto, di quella rurale della Celeste delle “due cappellanie curate dell’Angiolo Custode e S. Maria della Corva et altre limosine”.
L’Arciconfraternita di Maria Santissima della Misericordia nel corso dei secoli arrivò ad amministrare un ingente patrimonio, costituito da terreni, case, botteghe e censi attivi; in attuazione del Decreto Valerio 3 gennaio 1861, i sui beni e tutti gli enti da essa gestiti vennero concentrati nella Congregazione di carità Sant'Elpidio a Mare.


Condizione giuridica:
enti di culto

Tipologia del soggetto produttore:
ente di assistenza e beneficenza
ente e associazione della chiesa cattolica

Profili istituzionali collegati:
Confraternita, sec. XII -

Complessi archivistici prodotti:
Arciconfraternita di Maria Santissima della Misericordia di Sant'Elpidio a Mare (fondo)


Fonti:
"Città di Sant'Elpidio a Mare. Archivio storico comunale. Inventario dalle origini al 1860", a cura di S. Serrani, 2005

Bibliografia:
D. DI COSTANZO, La Basilica della Misericordia a Sant'Elpidio a Mare : Una chiesa nell’orbita del cantiere lauretano tra fine Cinquecento e inizio Seicento, tesi di laurea, Università degli Studi di Chieti, anno accademico 2000-2001, relatore Prof. Tommaso Scalesse

Redazione e revisione:
Di Marco Marco, 2020/09/23, prima redazione
Zen Luca, 2021/04/30, supervisione della scheda


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