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Comune di Irsina

Sede: Irsina (Matera)
Date di esistenza: sec. XII -

Intestazioni:
Comune di Irsina, Irsina (Matera), sec. XIX -, SIUSA
Universitas di Irsina, Irsina (Matera), sec. XII - sec. XIX, SIUSA

Altre denominazioni:
Montepeloso, 1895/02/06

Della sua storia medioevale si ha notizia a partire dall'895 d.C., anno in cui la città fu invasa dai Saraceni i quali, nel tentativo di invadere il Principato di Benevento occuparono molti centri della Lucania, tra cui Irsina, anticamente chiamata Montepeloso. Nel 988 fu assediata e nuovamente distrutta dai Saraceni. Ricostruita dal Principe di Salerno Giovanni II, diventò un punto strategico di frontiera nella lotta contro l'invadenza araba e soprattutto bizantina. Fu intorno all'anno 1000 d.C., dopo la signoria del principe longobardo Giovanni II di Salerno (983-999), che Irsina divenne una roccaforte bizantina. Nel 1042 fu teatro di una grande battaglia tra gli eserciti bizantini e quelli normanni, in seguito alla quale la città passò sotto il dominio normanno. Primo conte della città fu Tristaino. A Tristaino succedette Goffredo conte di Conversano (1068-1104) e dopo questi la contea di Montepeloso (oggi Irsina) fu assegnata a Boemondo, figlio di Alberada, prima moglie di Roberto il Guiscardo, duca di Puglia e di Calabria. Nel 1123 papa Callisto II elesse Montepeloso a sede vescovile, forse anche per contrastare la presenza di una forte minoranza ortodosso-bizantina che ancora esisteva nel paese. Nel 1132 d.C. Montepeloso aderì alla rivolta dei baroni pugliesi contro Ruggero II, re di Sicilia e Puglia, e fu occupata da uno di tali baroni, Tancredi di Conversano, conte di Brindisi. Nel 1133 Ruggero II punì Montepeloso per essersi schierata con il ribelle Tancredi e fu così rasa al suolo. Dopo la dominazione normanna fu la volta di quella sveva con Federico II (inizi XIII sec.). Con la venuta degli Angioini la cittadina passò nelle mani della famiglia Del Balzo (1308). La signoria di questa potente famiglia durò fino alla fine del XV sec. e sotto di essa la città conobbe un'epoca di particolare sviluppo economico e culturale. Agli Angioini seguirono gli Aragonesi, con i quali la città si avviò verso una lenta decadenza politica, tant'è che nel 1585 l'ultimo signore della famiglia D'Aragona, don Luigi Gaetani, per pagare i suoi debiti vendette la città alla famiglia genovese Grimaldi. Nel 1644, sotto la signoria di Niccolò Grimaldi, Irsina divenne sede della Regia Udienza. Morto Niccolò Grimaldi nel 1664, Irsina fu acquistata dai Riario-Sforza. Questi furono gli ultimi signori di Montepeloso fino all'abolizione della feudalità. Nel 1799 Montepeloso guidata dal duca Giovanni Riario Sforza e da Monsignor Arcangelo Lupoli aderì alla Repubblica partenopea costituitasi a Napoli sotto la spinta delle idee riformiste della rivoluzione francese. Montepeloso divenne uno dei dodici cantoni in cui fu diviso il dipartimento di Basilicata sotto il governo della Repubblica partenopea. Nel 1821 il feudo di Montepeloso passò nelle mani della nipote di Giovanni Riario Sforza, Donna Giovannina Sforza, la quale andò in sposa al conte Laval Nugent, generale di artiglieria dell'impero austriaco. Dopo la morte del conte Laval Nugent, avvenuta in Croazia nel 1862, la proprietà dell'ex feudo di Montepeloso venne divisa tra i tre figli maschi e la nipote Donna Giovannina Riario.
Nel periodo post unitario anche Montepeloso fu interessata dal fenomeno del brigantaggio, qui vi operavano abitualmente alcune bande capeggiate da tal Ingiongiolo e D'Eufemia.

Condizione giuridica:
pubblico

Tipologia del soggetto produttore:
ente pubblico territoriale

Profili istituzionali collegati:
Universitas (Regno di Napoli), sec. XIII - 1806
Comune, 1859 -

Complessi archivistici prodotti:
Comune di Irsina (fondo)
Stato civile del Comune di Irsina (fondo)


Bibliografia:
Di Pasquale, Nicola. Mille anni di memorie storiche della diocesi di Montepeloso (ora Irsina) 988 - 1988, Matera, BMG S.r.L., 1990.
IANORA MICHELE, Memorie storiche, critiche e diplomatiche della città di Montepeloso (oggi Irsina), Ed. La Bautta, Ferrara, 1987 (ristampa anastatica)

Redazione e revisione:
Bozza Annunziata, 2006/06/06, integrazione successiva


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