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Fonderia del Pignone

Sede: Firenze
Date di esistenza: 1841 -

Intestazioni:
Fonderia del Pignone, Firenze, 1841 -, SIUSA

Altre denominazioni:
Fonderia di ferro di seconda fusione fuori la porta San Frediano, 1841 - 1851
Pignone, 1851 - 1874
Società anonima Fonderia del Pignone, 1874 - 1954
Nuovo Pignone, 1954 -

Il Nuovo Pignone trae origine dal vecchio stabilimento Pignone esistente a Firenze già alla fine dell'800 e che fin dalle origini orientò la produzione prevalentemente all'industria meccanica media e pesante. Nacque nel 1841 con il nome di "Fonderia di ferro di seconda fusione fuori la porta San Frediano" per iniziativa di due tecnici abili nel campo della siderurgia e della meccanica Federico Schenk e Giovanni Niccoli; i capitali furono forniti da quest'ultimo e da Pasquale Benini, un fabbricante di cappelli di Lastra a Signa, e da Tommaso Michelagnoli commerciante fiorentino. Al Benini furono conferite la direzione generale e amministrativa della società. Dopo dieci anni la Pignone aveva un ruolo di primo piano nell'economia toscana e assumeva la denominazione "Pignone" dal borgo in cui avevano sede gli stabilimenti. Alla morte nel 1856 di Pasquale Benini, subentrò il figlio Pietro il quale incrementò la forza lavoro e ammodernò gli impianti. La maggior parte della produzione era costituita da fusioni artistiche e commerciali, in un connubio tra arte e industria che si giovava della meccanizzazione nel campo dell'ornamento e dell'arredo. Altro ramo di produzione era quello dei frantoi, strettoi, macchine a vapore per battere il grano o i prodotti per l'industria olearia, vinicola e agricola. Nel 1853 fu il Piagnone a realizzare alcune parti del primo motore a scoppio Barsanti e Matteucci. Una parte della produzione era anche riservata alla fabbricazione di strumenti meccanici e di precisione. Nel 1874 si trasformò in "Società anonima Fonderia del Pignone" con la presidenza di Luigi Ridolfi, Pietro Benini mantenne la direzione generale: fino al 1915 è rimasta la prima fonderia toscana per importanza e una delle prime in Italia; da quello stesso anno tutta la produzione fu orientata a articoli utili a "soddisfare i bisogni dell'esercito", finché alla fine della guerra tornò agli antichi settori, rinforzando la produzione di compressori, motori a olio pesante, macchine olearie. L'attività produttiva di carattere militare fu conservata e potenziata con la costruzione di un torpedificio, previ accordi con la Marina. Nel dopoguerra entrò a far parte del gruppo Snia e nel 1953-54, dopo una gravissima crisi, fu costretto a chiudere. Nello stesso periodo fu costituita una nuova società per azioni con intervento di capitale pubblico, attraverso l'Eni, società con il nome di "Nuovo Pignone" che rilevò l'attività. In oltre cento anni di vita furono proprietarie e dirigenti del Pignone varie generazioni della famiglia Benini: Pasquale (1781-1856), Pietro (1813-1895), Emilio (1845-1900), Pietro (1867-1913), Gino (1873-1958), Gustavo (1900-1958), Zenone (1902-1976) deputato al Parlamento, sottosegretario agli esteri per gli affari albanesi (1939-1941) e Ministro dei lavori pubblici.

Condizione giuridica:
privato

Tipologia del soggetto produttore:
ente economico/impresa

Complessi archivistici prodotti:
Fonderia del Pignone (fondo)


Bibliografia:
G.P. TROTTA (a cura di), Il Pignone a Firenze. Tra "memoria" ed oblio, Firenze, Messaggerie Toscane, 1990
Arte e industria a Firenze. La fonderia del Pignone 1842-1954, Milano, Electa, 1983

Redazione e revisione:
Bettio Elisabetta, 2007 lug. 19, prima redazione


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