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Comunità ebraica di Torino

Sede: Torino
Date di esistenza: sec. XV -

Intestazioni:
Comunità ebraica di Torino, Torino, sec. XV -, SIUSA

Altre denominazioni:
Università israelitica di Torino, al 1930
Comunità israelitica di Torino, 1930 - 1989

Tracce di gruppi di ebrei a Torino risalgono alla fine del IV e inizio del V secolo. Solo al principio del 1400 iniziarono ad abitare in Piemonte stabilmente. I primi ebrei giunsero a Torino nel XV secolo, in seguito all'espulsione degli ebrei dalla Francia nel 1394, venendo ammessi ufficialmente in città nel 1424. Testimonianza di questa provenienza è rintracciabile nei cognomi delle famiglie torinesi derivanti da toponimi di diverse località francesi, ma anche tedeschi e spagnoli. La loro presenza divenne in breve così cospicua da dover essere regolamentata con un editto (considerato la più antica norma concernente gli ebrei in Piemonte), gli Statuta Sabaudiae (1430), emanati da Amedeo VIII, duca di Savoia. Negli Statuta si trovano anche le prime disposizioni e regolamentazioni sugli ebrei nei territori della Savoia imponendo una serie di limitazioni ai contatti tra ebrei e cristiani, ma delinearono anche un quadro di sostanziale tolleranza, che, tra alti e bassi, si mantennero in vigore fino all'emancipazione. Con gli Statuta venne concesso agli ebrei di vivere nel Ducato e di risiedere, oltre che nei centri minori, anche a Torino. Sotto il regno di Amedo VIII fu fondata (chi afferma nel 1404, chi nel 1408) l'Università israelitica di Torino, di cui ne fu promotore suo figlio, principe Ludovico di Savoia-Acaia. Nel 1440, Ludovico autorizzò agli ebrei di praticare il prestito in tutte le terre del ducato dietro un compenso annuo.
Nuovi gruppi di ebrei giunsero nel Cinquecento, dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Francia e dalla Germania, attratti dalla politica liberale di Emanuele Filiberto (1553-1580). Nel 1563, Torino fu eretta capitale ed accolse non più di ventimila abitanti tra cui sei/settecento ebrei costituenti l'università israelitica più numerosa dello Stato Sabaudo.
La reggenza di Maria Giovanna Battista di Nemours e la Controriforma portarono invece ad un progressivo peggioramento nelle condizioni di vita degli ebrei torinesi, fino all'istituzione del ghetto nel 1679, il primo dei 19 ghetti nei quali furono rinchiusi i circa 5000 ebrei dei Ducato. Per rinchiudere i 763 ebrei che allora abitavano in città fu scelto dapprima il grande edificio dell'Ospedale dei Mendicanti (Ospedale di Carità), in contrada San Filippo (oggi via Principe Amedeo). Il rapido aumento della popolazione ebraica, che nel 1794 raggiunse oltre 1.300 unità, portò ad estendere l'area del ghetto alla zona contigua del ghetto nuovo, tra le vie San Francesco da Paola e piazza Carlina.
In poco più di cinquant'anni, dal 1737 al 1794, la popolazione ebraica in Torino raggiunse 1.300 persone circa.
Fu fra il dicembre 1798 e il gennaio 1799 che i Francesi instaurarono un governo provvisorio nel Regno di Sardegna importandovi, tra le altre cose, il riconoscimento dei diritti civili e politici di tutti i cittadini indipendentemente dalla fede religiosa: questa svolta fu così importante per l'ebraismo subalpino che viene generalmente definita "prima emancipazione". In particolare, in Piemonte e Liguria fu ufficialmente imposto con decreto imperiale dell'11 dicembre 1808 l'ordinamento concistoriale. In ogni dipartimento veniva creato un Concistoro, composto da un gran rabbino, un rabbino e tre notabili di nomina elettiva. Il Concistoro del dipartimento di Po e Stura aveva sede a Torino e comprendeva le università israelitiche di Torino, Saluzzo, Cuneo, Savigliano, Chieri, Carmagnola, Cherasco e Fossano.
Il ghetto di Torino rimase in vigore, con la breve pausa del periodo napoleonica, fino ai decreti di emancipazione del 29 marzo e del 19 giugno1848 di Carlo Alberto, subito dopo l'emanazione dello Statuto albertino. L'emancipazione e il Risorgimento segnarono il periodo di massimo splendore della comunità ebraica torinese, che attrasse famiglie dalle comunità minori e contribuì in modo decisivo alla vita sociale, politica ed economica della città. A Torino il movimento che fece capo a Mazzini fu finanziato dalle famiglie Todros e Avigdor.
Caduto il regime napoleonico, da ricordare, in questo periodo, la figura di Rav Lelio Cantoni - che fu rabbino capo di Torino dal 1833 fino alla sua morte, avvenuta nel 1857 e che seppe guidare gli ebrei torinesi nella rivendicazione dei propri diritti civili. Già nel 1845 costituì un comitato fra le università israelitiche del regno per polarizzare l'attenzione delle autorità politiche sulla questione ebraica, e riuscì a farsi ascoltare dall'influente marchese Roberto D'Azeglio, che divenne presto il propugnatore dell'affrancamento di tutti i non cattolici, valdesi od ebrei che fossero. L'8 dicembre 1847 Massimo d'Azeglio (fratello di Roberto) fece uscire a Firenze l'opuscolo "Sulla emancipazione civile degli israeliti" e qualche mese prima, a Torino, uscì una dissertazione storica ad opera del giurista G. L. Maffoni sulla "Origine delle interdizioni civili israelitiche e dannosi effetti dalle medesime derivanti". Lo stesso anno della emancipazione, nel 1848 il rabbino capo di Torino Lelio Cantone pubblicò il suo progetto per un nuovo ordinamento nei regi Stati basato sulla costituzione di un organismo che constava di un Concistoro Centrale sedente a Torino, di Concistori divisionali delle circoscrizioni aventi un minimo di 2.000 ebrei e di comunità minori. Successivamente, abbandonato questo progetto, appoggiò i promotori dell'Università israelitica di Torino che, avendo da risolvere difficoltà economiche per la ripresa, crearono una Commissione per dare una forma legislativa più consona al periodo che gli ebrei stavano vivendo. Si arrivò ad una proposta degli ebrei torinesi a Urbano Rattazzi per poter abbandonare il sistema concistoriale tipicamente francese ed ottenere una legislazione omogenea in tutte le Università, per stabilire una direzione centrale (che per il futuro Piemonte diventerà Torino). La proposta non fu ben accolta dalle piccole Università israelitiche che, in seguito a propri congressi, insieme a quella di Torino, trovarono punti chiave facendo un unicum per arrivare alla Legge n. 2325 del 4 luglio 1857 (detta "Rattazzi" dal ministro che ne presentò il progetto) dello Stato Sabaudo che poi verrà estesa in seguito anche all'Emilia e alla Lombardia. La Legge fu accompagnata da un regolamento "per l'amministrazione e contabilità delle università israelitiche" (n. 2326).
Dopo secoli di segregazione gli ebrei torinesi si integrarono lentamente nelle professioni, nella vita sociale ed economica, svuotarono gradualmente i siti dei ghetti, dapprima solo poche famiglie, le più abbienti, poi, nel decennio successivo, man mano tutte le altre.
Gli ebrei di Torino furono un caso particolare di trasformazione interna, con l'Unità d'Italia avviarono nel 1861 l'ideazione di una sinagoga monumentale che, dopo l'abbandono del progetto della Mole Antonelliana (con successiva vendita della costruzione al comune di Torino nel 1878), si compì nel 1884 con l'inaugurazione del nuovo Tempio. Nel 1867 si aprì il nuovo cimitero comunale (corso Regio Parco) nel quale si trasferiscono le lapidi dei cimiteri precedenti.
Nel 1901 la popolazione ebraica in Torino era di 4.383 individui.
La guerra 1915-1918 fu la grande prova della libertà conquistata dagli ebrei italiani: fu loro concesso di combattere per la Patria e molti torinesi lo fecero.
All'avvento del fascismo gli ebrei torinesi reagirono come il resto della popolazione italiana: alcuni ebrei aderirono al partito fascista, altri divennero antifascisti, anche se la maggioranza rimase indifferente senza appoggiare attivamente il regime e senza combatterlo. Proprio Torino si caratterizzò per aver avuto gli ebrei più attivamente fascisti e antifascisti. E' nel capoluogo piemontese che nacque un giornale ebraico di ispirazione patriottica, fascista e antisionista: La Nostra Bandiera, nel tentativo di reazione politica corporativa, inteso a difendere gli interessi collettivi del gruppo ebraico. E' sempre a Torino che tra il 1934 e il 1936 venne arrestato un numero consistente di ebrei per cospirazione antifascista tra cui Leone Ginzburg, Sion Segre, Vittorio Foa, Carlo Levi. Molto rilevante fu la partecipazione alla Resistenza, uno tra tutti Emanuele Artom.
Con la legge del 24 giugno 1929 n. 1159, sull'esercizio dei culti ammessi, il Governo si diede "la facoltà di emanare le norme per l'attuazione della presente legge, e per il suo coordinamento con le altre leggi dello Stato, e di rivedere le norme legislative esistenti che disciplinano i culti acattolici" (art. 14). Sulla base di questa facoltà vennero appunto emanati la "Legge Falco" R.D. 1731 del 30 ottobre 1930 (G.U. n. 11 del 15-1-1931) - Norme sulle Comunità israelitiche e sulla Unione delle Comunità medesime - e il relativo regolamento di attuazione, n. 1561, entrato in vigore il 19 dicembre 1931 andando a sostituire quanto disposto con la "Legge Rattazzi" del 1857. In seguito a questa legge, diverse comunità dovettero cessare e vennero assorbite dalla Comunità israelitica di Torino, furono quelle di: Carmagnola, Chieri, Cherasco, Cuneo, Ivrea, Mondovì, Saluzzo. L'obiettivo fu quello di attribuire ad ogni comunità una popolazione ebraica sufficiente all'organizzazione autonoma dei servizi religiosi, scolastici, sanitari e assistenziali ebraici essenziali.
Le leggi razziali nel 1938 furono la premessa verso la tragedia della Shoah; quasi quattrocento furono gli ebrei torinesi deportati (tra i 3.893 censiti), tra cui Primo Levi che, sopravvissuto, diverrà nel dopoguerra con i suoi romanzi uno dei testimoni più autorevoli a livello mondiale dell'orrore di Auschwitz. Molti furono gli ebrei piemontesi impegnati nella Resistenza e molti furono anche gli episodi di solidarietà da parte della popolazione torinese, tra i quali si segnala l'operato di padre Giuseppe Girotti, che pagherà con la morte a Dachau il suo impegno a favore degli ebrei perseguitati.
Nel dopoguerra si compì la ricostruzione della sinagoga (gravemente danneggiata dai bombardamenti del novembre 1942) e della comunità (così duramente provata dalle persecuzioni) con il consolidamento delle istituzioni culturali, sociali ed assistenziali.
La popolazione ebraica di Torino nell'anno 1965 era scesa a 1.884 individui per poi risultare di numero inferiore nel 1975: 1.623 individui.
Oggi Torino, con i suoi circa mille iscritti e le sue istituzioni scolastiche e culturali, è la comunità ebraica più importante del Piemonte e la terza in Italia.

Le Sezioni della Comunità ebraica di Torino sono:Acqui, Alessandria, Asti, Carmagnola, Chieri, Cherasco, Cuneo, Ivrea, Mondovì, Saluzzo.


Condizione giuridica:
enti di culto
pubblico (sec. XIX - 1989)
privato (1989 - )

Tipologia del soggetto produttore:
ente pubblico territoriale (1857 - 1930)
ente e associazione di culto acattolico (1930 - )

Soggetti produttori:
Casa di riposo Salomon e Augusto Segre di Torino, collegato
Confraternita israelitica di beneficenza di Torino, collegato
Confraternita Israelitica di Misericordia Funebre di Torino, collegato
Fondazione ebraica di studi rabbinici S. Z. Margulies - D. Disegni di Torino, collegato
Opera pia israelitica Abram e Stella Fubini - coniugi Treves di Torino, collegato
Opera pia israelitica Colonna e Finzi di Torino, collegato
Orfanotrofio educatorio israelitico Enrichetta Sacerdote di Torino, collegato
Ospizio Generale Giuseppe Ottolenghi ed Elisa Segre Ottolenghi. Sezione Fondazione israelitica coniugi Ottolenghi di Torino, collegato
Pia Società femminile israelitica Nina Sacerdote Fubini di Torino, collegato
Scuola per l'infanzia paritaria ebraica Colonna e Finzi di Torino, collegato
Scuola primaria paritaria ebraica Colonna e Finzi di Torino, collegato
Scuola secondaria di primo grado paritaria ebraica Emanuele Artom di Torino, collegato
Comunità ebraica di Torino. Sezione di Cuneo, collegato, 1930 -
Università israelitica di Carmagnola, collegato, 1930 -
Università israelitica di Cuneo, collegato, 1930 -
Comunità ebraica di Torino. Sezione di Ivrea, collegato, 1931 -
Comunità ebraica di Torino. Sezione di Saluzzo, collegato, 1931 -
Università israelitica di Saluzzo, collegato, 1931 -
Opere pie israelitiche unificate di Torino, collegato, 1956 - 1987
Comunità ebraica di Torino. Sezione di Acqui Terme, collegato, 1985 -
Comunità ebraica di Torino. Sezione di Alessandria, collegato, 1985 -
Comunità ebraica di Torino. Sezione di Asti, collegato, 1985 -
Comunità israelitica di Alessandria, collegato, 1985 -

Profili istituzionali collegati:
Comunità ebraica, sec. XI -

Per saperne di più:
Sito del Centro Interculturale della Città di Torino per la presenza ebraica in Piemonte - Scritto a cura della Comunità Ebraica di Torino "I luoghi dell'emancipazione"
Sito ufficiale dell'UCEI per legislazione/Intesa 1987 - Utile la consultazione per conoscere l'Intesa tra la Repubblica Italiana e l'Unione delle Comunità Israelitiche (poi dal 1989 Ebraiche) Italiane, Roma, 27 febbraio 1987
Sito ufficiale della Comunità ebraica di Torino

Complessi archivistici prodotti:
Amministrazione congiunta scuole materna, elementare e media (sub-fondo / sezione)
Comunità israelitica di Torino (complesso di fondi / superfondo)
Comunità israelitica di Torino (fondo)
Confraternita israelitica di Beneficenza di Torino (serie)
Confraternita Israelitica di Misericordia Funebre di Torino (serie)
Fondazione israelitica coniugi Ottolenghi di Torino (sottoserie)
Opera pia Abram e Stella Fubini - coniugi Treves di Torino (sottoserie)
Opera pia israelitica Colonna e Finzi di Torino (serie)
Orfanotrofio educatorio israelitico Enrichetta Sacerdote di Torino (serie)
Ospizio israelitico di Torino (serie)
Pia Società femminile israelitica Nina Sacerdote Fubini di Torino (serie)
Scuola elementare israelitica di Torino (sottoserie)
Scuola materna israelitica di Torino (sottoserie)


Bibliografia:
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Disegni Giulio, Compie centovent'anni il Tempio di Torino, in Ha Keillah, n. 5, anno XXIX, dicembre 2004, p. 16
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Le intese tra Stato e confessioni religiose: problemi e prospettive, a cura di Mirabelli C., Milano, Giuffrè, 1978
Long G., Le confessioni religiose diverse dalla cattolica: ordinamenti interni e rapporti con lo Stato, Bologna, Il Mulino, 1991
Pellegrini Max, Le aree segregate. Approcci teorici e un caso storico: il ghetto ebraico di Torino, Torino, Celid, 1979
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Sacerdoti Annie, Piemonte. Itinerari ebraici: i luoghi, la storia, l'arte, a cura di Annie Sacerdoti e Annamarcella Tedeschi Falco, Venezia, Marsilio; Torino, Regione Piemonte, 1994
Sacerdoti G., Ebraismo e Costituzione, in Le intese tra Stato e confessioni religiose, Milano, Giuffrè, 1978
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Consultabile presso l'archivio storico della città di Torino
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Sorani S., L'assistenza ai profughi ebrei in Italia, 1933-1947) Contributo alla storia della "Delasem", Roma, Carucci editore, 1983
The Jews in Piedmont / edited with introduction and notes by Renata Segre, Jerusalem, The Israel Academy of Sciences and Humanities, Tel Aviv university, Jerusalem, 1986-1990, 3 voll.
Sacerdoti Annie, Guida all'Italia ebraica, Genova, Casa editrice Marietti presso Sagep Spa di Genova, 1986, 26-30
Loewenthal E., Per una storia degli ebrei in Piemonte: bibliografia, in "Studi Piemontesi", novembre 1986, pp. 487-493

Redazione e revisione:
Artom Antonella, 02.07.2011, prima redazione
Caffaratto Daniela, 2013/12/10, supervisione della scheda


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