Sede: Catanzaro
Date di esistenza: 1866 - 1969
Intestazioni:
Brefotrofio provinciale "Vittorio Emanuele", Catanzaro, 1866 - 1969, SIUSA
A Catanzaro il Brefotrofio "Vittorio Emanuele" veniva istituito nel 1881 con lo "scopo di ricevere, mantenere ed assistere i bambini esposti o abbandonati" . Tale Brefotrofio centrale era coadiuvato nell'esercitare questa specifica funzione da tre case filiali : Nicastro, Cotrone e Monteleone . Numerosi sono i regolamenti che si susseguirono fino al 1924, anno che segnò uno spartiacque tra la concezione caritatevole - cristiana e quella dello stato sociale promossa dal fascismo. I brefotrofi erano organizzati in modo da comprendere due famiglie: quella interna, rappresentata dalle c.d. balie dimoranti, quella esterna cioè le nutrici e gli allevatori . L'ammissione dei bambini a tale istituto si compiva mediante l'ufficio di accettazione. Ivi erano ammessi i figli illegittimi esposti o abbandonati o i figli illegittimi nati nelle sale di maternità che la madre non desiderava riconoscere, ed infine, i figli legittimi o naturali di madri povere. Per ogni bambino presentato veniva compilato un "verbale d'esposizione" su cui veniva annotata la data, l'ora, il sesso, l'età apparente, gli effetti personali ed eventuali "controsegni" ; si provvedeva, inoltre, alla somministrazione del battesimo laddove questo non fosse stato già ricevuto. Una volta registrato, il trovatello apparteneva alla famiglia dell'ospizio e come segno identificativo gli veniva legata al collo con un cordoncino una medaglietta raffigurante da un lato l'immagine che rappresentava il Pio istituto, dall'altro il cosiddetto numero di merco , che rappresentava il numero progressivo corrispondente all'ordine del loro ingresso nell'ospizio. Occorre ricordare che i bambini rinvenuti nei comuni di ciascun circondario dovevano essere per prima cosa registrati presso l'ufficio dello stato civile del comune interessato che provvedeva all'imposizione del nome e che inviava il bambino al brefotrofio competente territorialmente. Era necessario rimettere copia dell'atto di nascita allo scopo di consegnarla al direttore del Brefotrofio insieme con l'esposto e con gli oggetti rinvenuti presso il medesimo. Il trovatello, così accettato, entrava a far parte della famiglia dell'ospizio. Il ricovero all'interno alla struttura doveva essere di regola temporaneo, infatti, effettuati i primi soccorsi ed un esame medico di salute, il bambino era pronto per essere affidato ad una balia esterna. Le balie dovevano essere donne di buona moralità, provviste di latte, sane e robuste, piuttosto giovani ed immuni da qualsiasi malattia contagiosa. Competeva, almeno in un primo tempo, al parroco del comune di residenza della balia accreditarne la sua buona condotta morale; in seguito tale compito fu demandato alla stazione dei Carabinieri competente territorialmente e tali indagini finirono con il diventare una vera e propria schedatura delle donne. Per quel che riguardava lo stato di salute della balia, questo veniva accertato dal dottore del brefotrofio o nel caso in cui la nutrice fosse stata impossibilitata di recarsi presso l'istituto per sottoporsi alla visita medica, poteva essere comprovato dal medico condotto del comune di residenza. Naturalmente per espressa previsione dei regolamenti a donne sane venivano affidati bambini sani. Tutti i bambini ammalati, invece, vanivano o allattati artificialmente o affidati, ad esempio nel caso della sifilide, a balie sifilitiche. Tale operazione doveva essere svolta con estremo scrupolo da parte del dottore del brefotrofio, che ne era pure il direttore sanitario . Nel momento in cui l'esposto veniva ritirato dalla balia veniva compilato dall'ospizio un verbale di consegna. La nutrice da quel determinato momento aveva diritto alla retribuzione mensile per otto anni se il trovatello era di sesso maschile, per dieci anni se di sesso femminile ., Le veniva, inoltre, consegnato un libretto, dapprima denominato "libretto personale dell'esposto" o "di riconoscimento della balia" ed in seguito "libretto del Bambino", che costituiva sia una carta d'identità sia un libretto sanitario e seguiva il bambino in tutti i suoi spostamenti. Tale documento doveva essere gelosamente custodito dalle nutrici e dagli allevatori poiché necessitava d'essere esibito dagli stessi per ricevere il compenso . A ciascuna balia richiedente non poteva essere affidato più di un trovatello. Se l'abbandonato moriva per cause non ad ella imputabili ne poteva richiederne un altro, ma, non poteva essere affidato nessun altro trovatello ad una balia alla quale fossero già deceduti due esposti. Era indispensabile però, per avere un altro esposto, che la balia riconsegnasse all'ospizio la medaglia, il libretto ed il certificato di morte rilasciato dall'autorità municipale. Dal 1922 la situazione mutò. S'assistette ad una produzione di leggi a sostegno della maternità e dell'infanzia; iniziarono ad essere previsti premi e sussidi affinché la madre naturale allevasse la propria prole e non la esponesse nel brefotrofio; divennero più rigidi i controlli nell'esposizione ed incominciarono ad essere intraprese delle indagini finalizzate alla ricerca della maternità . Tutto ciò fece sì che all'interno dei brefotrofi venissero esposti un numero sempre minore di bambini. Apparve dispendioso e gravoso per la provincia mantenere le case filiali. Rimase in funzione almeno fino ai primi anni '60 solo il Brefotrofio Provinciale "Vittorio Emanuele" di Catanzaro.
Condizione giuridica:
pubblico
Tipologia del soggetto produttore:
ente di assistenza e beneficenza
Complessi archivistici prodotti:
Brefotrofio provinciale Vittorio Emanuele (fondo)
Redazione e revisione:
Destile Aurelio, 2013/04/05, prima redazione