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Comune di Castelfidardo

Sede: Castelfidardo (Ancona)
Date di esistenza: sec. XIII -

Intestazioni:
Comune di Castelfidardo, Castelfidardo (Ancona), sec. XIII -, SIUSA

Sorta verso la metà del VI secolo d.c., fu dotata di un castello intorno all'anno mille e ben presto divenne libero comune, come attestato da un diploma firmato da Federico II di Svevia, nel 1229. Il primitivo nucleo castellano, sviluppatosi in pianura, fu nell'alto medioevo spostato per ragioni difensive e logistiche al culmine del dosso collinare sul quale oggi sorge l'abitato, in una zona denominata "Waldum de fico" (bosco di fichi). Da tale toponimo di origine longobarda deriverebbe probabilmente la primitiva denominazione di Castelfidardo, ossia "Castrum Ficardi". Su quel colle già esistevano le abitazioni di coloro che da tempi remoti vi si erano insediati, a ridosso di un piccolo maniero, il cui signore sembra fosse un certo Giccardo o Guiccardo, altro nome dal quale la località potrebbe aver derivato la propria denominazione. L'atto con il quale la storiografia locale individua la nascita del comune di Castelfidardo, difatti, è la "Cartula populi castri Giccardi", del 1196, con la quale i consoli e il popolo del castello giurano fedeltà alla chiesa di S. Leopardo e al vescovo Gentile di Osimo. Il castello subì l'ostilità di Osimo e Ancona, nonché la distruzione da parte delle truppe di re Enzo. Dopo la ricostruzione voluta da papa Gregorio IX, Castelfidaro passò alla Chiesa. Resasi nuovamente indipendente, fu riconquistata nel Trecento dal cardinale Albornoz. Le costituzioni egidiane del 1357 presentano il comune come "terra parva". Nel 1397, esso, superato evidentemente il periodo consolare e la lotta tra "milites" e "artifex", risulta retto da un consiglio generale di 60 "boni homines", supremo organo a cui erano demandate le decisioni politico-amministrative e l'estrazione, per sorteggio, dei componenti il priorato o magistrato, vero e proprio organo esecutivo, di carica bimestrale. La storia successiva del comune è simile a quella di molti centri dell'anconetano, conquistati dai Malatesta, in seguito occupati da Francesco Sforza e poi tornati tra i territori pontifici. Il rinnovato statuto di Castelfidardo del 1588 configura un assetto giuridico simile al precedente e a quello delle realtà comunali della Marca. Due sono le magistrature elettive: il consiglio generale, composto da 25 o più cittadini, con potere deliberativo su tutti gli affari riguardanti il comune; i priori di magistrato, eletti bimestralmente attraverso l'estrazione dal "bussolo" dei nomi di 3 o 4 consiglieri, ai quali era affidato il compito di difendere diritti e privilegi del comune, favorire le arti e pacificare le discordie. Risulta assente, invece, il consiglio di credenza, tradizionalmente presente nei comuni marchigiani. Al consiglio generale, inoltre, era concessa la facoltà di nominare semestralmente il "podestà" (rector o praetor), che doveva essere un forestiero, "doctor in utroque iure", con il potere di amministrare la giustizia e di celebrare i processi, così come di eleggere i revisori dei libri e dei conti del podestà e del camerario. Quest'ultimo, anche detto camerlengo, era il magistrato incaricato della tenuta dei conti, in entrata e uscita, di tutti i denari del comune. Il sindaco, anch'esso eletto dal consiglio, rappresentava il difensore dei beni e diritti del comune in ogni causa o processo che interessasse la comunità. Ai priori, infine, venivano concessi anche poteri in ordine al "danno dato" ed al controllo dei deputati comunali incaricati di questo ufficio. Tale organizzazione, sedimentatosi il potere aristocratico - oligarchico, rimase pressoché immutata sino alla fine del sec. XVIII quando, con l'occupazione francese, si giunse alla formazione di un consiglio popolare e di un governo provvisorio. Il comune, la cui denominazione da "Castelficcardo" venne mutata, nel frattempo, in quella attuale per volere del pontefice Sisto V, durante il Regno italico fu compreso nel dipartimento del Musone; alla caduta di Napoleone tornò a far parte dello Stato della Chiesa e fu iscritto nella delegazione di Ancona, distretto di Osimo. Negli anni 1816-1817 Castelfidardo fu sede del governatore, istituzione di natura amministrativo-giudiziaria, tramite tra il centro e la periferia. Negli anni trenta e sino all'unità d'Italia, il comune fu unito al più grosso centro di Osimo, sede di governo. Il 20 settembre 1860 Castelfidardo fu teatro della famosa battaglia tra l'esercito piemontese, guidato dal generale Cialdini e le truppe pontificie, che determinò l'annessione delle Marche e dell'Umbria al Regno d'Italia e spalancò al Piemonte la via di Napoli, attraverso lo Stato pontificio. Negli anni successivi all'annessione il consiglio comunale di nuova nomina risultava ancora composto, quasi sempre, dalle stesse persone o dagli appartenenti alle medesime famiglie della vecchia nobiltà. La prima giunta del 1861 era guidata dal sindaco e quattro assessori. Nel corso dell'Ottocento e nel primo Novecento più rapide ed incisive divennero le trasformazioni economiche e Castelfidardo si sviluppò quale importante centro nella costruzione e produzione degli "armonici" o fisarmoniche. La conseguenza dell'accresciuto sviluppo economico fu l'immissione nella vita politico-amministrativa, tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, di famiglie della classe imprenditoriale e commerciale. La riforma fascista del 1926, eliminando il suffragio del popolo per la nomina delle cariche pubbliche, sostituì al consiglio comunale, alla giunta e al sindaco un podestà di nomina governativa, con tutte le attribuzioni e le prerogative degli organi in precedenza eletti dal popolo. Negli anni 1920-1922 era ancora in carica, a Castelfidardo, l'ultimo sindaco di nomina popolare, sostituito nei due anni successivi da un commissario prefettizio e poi dal podestà, alla guida del comune negli anni 1927-1942. Accanto al podestà assunsero grande importanza nella gestione e nel controllo della cosa pubblica gli organi del Fascio, come il segretario comunale del partito o il "Federale", segretario di una confederazione di fasci di combattimento. Dal 1 al 3 luglio 1944 Castelfidardo e il territorio circostante furono teatro di un'aspra battaglia tra le truppe tedesche e quelle alleate (polacche in particolare), con la presenza anche di reparti misti dell'esercito di liberazione nazionale. Il 5 luglio si insediò il Comitato di liberazione nazionale (CLN) come governo provvisorio, o giunta comunale, della città. Nei giorni seguenti vennero liberate ad una ad una tutte le città e località del circondario e successivamente anche Ancona, la cui presa, il 18 luglio, segnò per le Marche del centrosud la fine della guerra sul suolo metropolitano.

Condizione giuridica:
pubblico

Profili istituzionali collegati:
Comune, 1859 -
Comunità (Stato della Chiesa), 1815 - 1870
Comunità (Stato della Chiesa), sec. XIV - sec. XVIII

Complessi archivistici prodotti:
Comune di Castelfidardo (fondo)


Bibliografia:
A. J. VOGEL, "Miscellanea Picena", ms., BIBLIOTECA BENEDETTUCCI, Recanati, vol. VIII, sec. XVIII
C. ROMITI, "Castelfidardo nei tempi antichi e nei tempi moderni", Firenze, 1910
G. CECCONI, "La storia di Castelfidardo dalla prima origine del Castello a tutta la prima metà del sec. XVI", Osimo, 1879
G. COLUCCI, Delle antichità picene, Fermo 1789, tomo 5
G. COLUCCI, Delle antichità picene, Fermo 1790, tomo 7
G. COLUCCI, Delle antichità picene, Fermo 1795, vol. 25
G. PARISET, "Castelfidardo", Bologna, 1895
M. MORONI, "Castelfidardo nell'età moderna. Politica economia e vita quotidiana", Castelfidardo, 1985
M. MORONI, "Castelfidardo", in "Città da scoprire. Guida ai centri minori. T.C.I", 2, Milano, 1984
M. MORONI, "Piccola nobiltà e potere politico amministrativo. Il caso di Castelfidardo (secc.XV-XVIII)", in Studia Picena, fascc. I-II, 48, Fano, 1983
P. BUGIOLACCHI, "Storia di Castelfidardo e dintorni", a cura del Centro studi storici fidardensi, Castelfidardo, 2003
P. COMPAGNONI, "La Reggia Picena overo de' presidi della Marca", Macerata, 1661
P. PIGINI - P. BONTEMPI, "Vita e statuti di Castelfidardo antica", Castelfidardo, 1972


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