sec. IX -
sec. IX: conti palatini; sec. XI-1117: vicedomini di Strido; 1117-1746: conti di Strido; 1900: patrizi pisani; 1911: conti
Intestazioni:
Venerosi Pesciolini, Pisa, sec. IX -, SIUSA
Le prime notizie certe sui Venerosi risalgono all'803 quando Carlo Magno concesse al conte palatino Federico Venerosi e ai suoi fratelli, figli del conte Nambrot, la contea della quarta parte della città di Verona. Attorno al 1000 i Venerosi si trasferirono in Toscana dove, dal vescovo di Volterra, ottennero, come vicedomini, il castello di Strido, posto vicino alla sorgente del fiume Sterza, poi eretto in contea nel 1117 dall'imperatore Enrico V.
Nel 1406, quando Pisa fu conquistata dall'esercito fiorentino, alcuni Venerosi si trasferirono in parte a Palermo e in parte a Genova; il conte Martino, invece, si ritirò in volontario esilio nella contea di Strido. Attorno alla seconda metà del XV sec. Piero, figlio di Martino, rientrò a Pisa, dove venne in aperto contrasto con le autorità locali, poiché si rifiutò di cospirare contro i fiorentini in occasione della discesa di Carlo VIII in Italia (1494), e fu esiliato a S. Gimignano. Piero ebbe due figli: Leonardo e Martino.
Il figlio di Leonardo, Michele, fu soprannominato "il pesciolino", probabilmente perché nel 1600 i Venerosi esportavano in Provenza le olive raccolte nei latifondi di Peccioli, dette "les Picholines". I suoi discendenti si chiamarono così Pesciolini e con ambedue i cognomi si trovano, promiscuamente, indicati nelle più antiche fonti. E' dopo il 1630 che il cognome abbinato nella forma moderna (Venerosi Pesciolini) ebbe la prevalenza. Con Michele si ebbe l'affermazione della famiglia nella mercatura. Egli, infatti, strinse lucrosi rapporti commerciali con il Portogallo, la Spagna, la Francia, le Fiandre, l'Africa. Suo figlio Niccolò (1535-1620) seguì la carriera delle armi, fu fatto cavaliere stefaniano dal granduca Francesco I nel 1583 e svolse incarichi diplomatici all'estero per conto di Ferdinando I (1587-1609) e Cosimo II (1609-1621).
Figlio di Martino fu Piero, da cui nacque Leonardo. I figli di quest'ultimo orginarono quattro distinti rami: quello di Michele, che si estinse con Apollonia di Niccolò di Michele, maritata in Brogi e morta nel 1649; quello di Jacopo, che si estinse con Anna di Amanzio nel 1742; quello di Alessandro che si estinse subito con il figlio Ottavio; quello di Niccolò, che è tuttora esistente e che dal 1634 ebbe tutti i suoi rappresentanti decorati della croce stefaniana per giustizia fino a Giulio (1818-1886), padre di Pietro, Giovan Battista e Giuseppe e marito di Eleonora Lotteringhi Della Stufa. Nel 1900 Pietro ottenne per sé, per i suoi fratelli e per tutti i suoi discendenti, il riconoscimento del patriziato pisano. Nel 1911 la madre Eleonora Lotteringhi Della Stufa domandò e ottenne, in base alla dimostrazione dell'uso "ab immemorabili", anche il riconoscimento del titolo comitale a favore dei maschi primogeniti discendenti dal marito Giulio.
I Venerosi Pesciolini contrassero alleanze con importanti famiglie, quali i Pitti, i Celati-Buonconti, i dal Borgo, i Rosselmini, i Grifoni, i Roncioni, gli Arrighi, i Rosselli Del Turco, i Lotteringhi Della Stufa.
Un ramo del casato Venerosi si estinse nel 1746 quando il conte Alamanno lasciò erede del titolo comitale, del cognome e dei beni il cav. Cosimo Baldassarre Agostini.
Un altro ramo dei Venerosi Pesciolini si stabilì, invece, in Provenza e si estinse nel 1814 con la morte di Emanuelle Marie, coniugata con Augustin Bedel Dutertre.
Figlio di Martino fu Piero, da cui nacque Leonardo. I figli di quest'ultimo orginarono quattro distinti rami: quello di Michele, che si estinse con Apollonia di Niccolò di Michele, maritata in Brogi e morta nel 1649; quello di Jacopo, che si estinse con Anna di Amanzio nel 1742; quello di Alessandro che si estinse subito con il figlio Ottavio; quello di Niccolò, che è tuttora esistente e che dal 1634 ebbe tutti i suoi rappresentanti decorati della croce stefaniana per giustizia fino a Giulio (1818-1886), padre di Pietro, Giovan Battista e Giuseppe e marito di Eleonora Lotteringhi Della Stufa. Nel 1900 Pietro ottenne per sé, per i suoi fratelli e per tutti i suoi discendenti, il riconoscimento del patriziato pisano. Nel 1911 la madre Eleonora Lotteringhi Della Stufa domandò e ottenne, in base alla dimostrazione dell'uso "ab immemorabili", anche il riconoscimento del titolo comitale a favore dei maschi primogeniti discendenti dal marito Giulio.
I Venerosi Pesciolini contrassero alleanze con importanti famiglie, quali i Pitti, i Celati-Buonconti, i dal Borgo, i Rosselmini, i Grifoni, i Roncioni, gli Arrighi, i Rosselli Del Turco, i Lotteringhi Della Stufa.
Un ramo del casato Venerosi si estinse nel 1746 quando il conte Alamanno lasciò erede del titolo comitale, del cognome e dei beni il cav. Cosimo Baldassarre Agostini.
Un altro ramo dei Venerosi Pesciolini si stabilì, invece, in Provenza e si estinse nel 1814 con la morte di Emanuelle Marie, coniugata con Augustin Bedel Dutertre.
Complessi archivistici prodotti:
Venerosi, famiglia (fondo)
Bibliografia:
Vittorio Spreti, "Enciclopedia storico-nobiliare italiana", vol. I-VI, 1-2 (appendici), Milano 1928-1956, vol. I, p. 327 e vol. VI, pp. 847-848
A. PANAJIA e G. VEZZOSI, Memorie di famiglia. Storia, curiosità, aneddoti e cronache di antiche casate pisane, Edizioni ETS, Pisa, 1994, pp. 6 e 16 (nota 5) (relative agli Agostini Fantini Venerosi Della Seta) e pp. 309-332 (relative ai Venerosi Pesciolini)
A. Panajia, Il Casino dei Nobili. Famiglie illustri, viaggiatori, mondanità a Pisa tra Sette e Ottocento, con la collaborazione di Giovanni Benvenuti, Pisa, ETS, 1996, pp. 103-104
Redazione e revisione:
Trovato Silvia, 2005/06/24, prima redazione
Trovato Silvia, 2009/10/01, rielaborazione