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Sonnino Sidney

Pisa 1847 mar. 11 - Roma 1922 nov. 24

Sottosegretario al Ministero del tesoro, 1889 gen. 3 - 1889 mar. 9
Ministro delle finanze, 1893 dic. 15 - 1894 giu. 13
Ministro del tesoro, 1893 dic. 15 - 1896 mar. 10
Presidente del Consiglio dei ministri, 1909 dic. 11 - 1910 mar. 31
Ministro degli affari esteri, 1914 nov. 5 - 1919 giu. 23

Intestazioni:
Sonnino, Sidney, politico, capo di governo, ministro, parlamentare, senatore, (Pisa 1847 - Roma 1922), SIUSA

Sidney Sonnino nacque a Pisa l'11 marzo del 1847, da Isacco, banchiere di origine ebraica nobilitato nel 1862 dai Savoia, e dall'inglese Georgina Sofia Arnaud Dudley Menhennet, che allevò i suoi cinque figli nel culto anglicano. Diplomatosi al Liceo fiorentino "Dante", conseguì la laurea in Legge a Pisa, nel 1865, e poco dopo abbandonò repentinamente l'attività di procuratore legale per prestare servizio in diplomazia, dal 1867 al 1871, tra Madrid, Vienna, Berlino e Parigi, assistendo, in quest'ultima città, agli eventi della "Comune" che lo turbarono molto. Ritornato nel 1871 a Firenze, la città dove la sua famiglia risiedeva, Sonnino frequentò il salotto di Emilia Toscanelli Peruzzi, moglie di Ubaldino Peruzzi, capo della destra moderata toscana, con la quale intrattenne per alcuni anni un acuto scambio intellettuale. In quegli anni si dedicò ad un'intensa attività saggistica con la collaborazione di Leopoldo Franchetti, che culminò nell'inchiesta "La Sicilia" nel 1876, nello studio "La mezzeria in Toscana" (1874) e nella rivista «La Rassegna Settimanale» (1878-1882), una delle più belle iniziative editoriali dell'Ottocento. Nel primo numero del settimanale, elogiato anche da Filippo Turati, si enunciarono gli scopi: «alieni da ogni spirito di classe e ritenendo per fermo che le questioni si sciolgono meglio se discusse e approfondite, ci proponiamo di esaminare attentamente le condizioni presenti delle classi bisognose nel nostro Paese, studiando ogni provvedimento che sia inteso a migliorarle».
Eletto deputato nel collegio di San Casciano Val di Pesa nel 1880 (comune nel quale fu consigliere dal 1870), Sonnino si distinse per una posizione politica autonoma da Destra e Sinistra, entrando a far parte del gruppo dei cosiddetti "dissidenti di destra", capeggiati da Antonio di Rudinì. Nel dicembre del 1893 fu ministro delle Finanze e, ad interim, del Tesoro nel terzo Governo Crispi. Rimasto solo ministro del Tesoro, a partire dal giugno del 1894, Sonnino lavorò con successo al rinnovamento della struttura bancaria del paese, impose nuovi controlli sull'emissione monetaria, introdusse una nuova moneta di nickel e riordinò quasi ogni settore della finanza del paese. Caduto Francesco Crispi dopo il disastro di Adua, si aprì una fase assai controversa della carriera di Sonnino, con la pubblicazione nel 1897 su «Nuova Antologia» del suo saggio più famoso, "Torniamo allo Statuto", in cui egli esortò la monarchia a riprendere il suo ruolo istituzionale invocando il ritorno alla lettera dello Statuto Albertino. Le sue posizioni nettamente conservatrici lo portarono ad appoggiare il secondo Governo Pelloux, protagonista della famosa crisi parlamentare del 1899-1900. Nel 1901 Sonnino, insieme ad un'èlite intellettuale liberale contrapposta a Giovanni Giolitti, fondò un nuovo, importante quotidiano, «Il Giornale d'Italia». Seguirono le stampe dei saggi "Questioni urgenti" (1901), "La questione meridionale" e "Il partito liberale e il suffragio universale in Italia" (1911). Dopo aver abbattuto il governo Fortis e coalizzato le forze parlamentari di opposizione a Giolitti, l'8 febbraio del 1906 Sonnino costituì il suo primo ministero, caratterizzato dalla presenza di due radicali: dopo soli tre mesi, il 18 maggio 1906, fu costretto alle dimissioni. L'11 dicembre 1909 Sonnino formò il suo secondo governo, con una marcata connotazione di centro destra, che tuttavia non gli assicurò una maggiore durata (cadde in effetti il 21 marzo 1910). Rifiutata l'offerta del re di diventare di nuovo presidente del Consiglio, l'ultimo lungo impegno ministeriale di Sonnino fu l'assunzione, il 5 novembre del 1914, del dicastero degli Esteri, nel secondo Governo Salandra. Determinante fu il ruolo di Sonnino nella scelta di combattere a fianco degli Alleati, con i quali egli condusse le trattative segrete che, il 26 aprile del 1915, portarono alla firma del Patto di Londra. Rimasto a capo degli Esteri nei governi che si succedettero nel corso della guerra, Sonnino difese sempre l'applicazione letterale dell'accordo londinese e si oppose ad una politica delle nazionalità nei territori dell'Impero asburgico. Questa impostazione lo mise in difficoltà alla Conferenza di Versailles che si aprì a Parigi il 18 gennaio 1919, dove forte fu l'opposizione alle richieste italiane, in particolare da parte del presidente americano Woodrow Wilson, favorevole all'affermazione delle nazionalità ed in particolare della neonata Jugoslavia. Fu la fine della carriera di Sonnino, che con una lettera agli elettori di San Casciano non si ripresentò alle elezioni del 1919. Nominato il 3 ottobre del 1920 senatore per volere del suo antagonista politico Giolitti, non prese mai la parola nell'assemblea vitalizia.
Sidney Sonnino morì a Roma il 24 novembre del 1922 e venne sepolto per sua volontà nel parco del Castello del Romito a Quercianella (Livorno), da lui acquistato nel 1873. Egli lasciò come unico erede universale di tutti i suoi beni mobili ed immobili il nipote Leone De Renzis, a condizione che questi assumesse il doppio cognome.


Complessi archivistici prodotti:
Sonnino Sidney (fondo)


Bibliografia:
G.A. Haywood, "Failure of a Dream. Sidney Sonnino and the Rise and Fall of Liberal Italy, 1847-1922", Firenze, L.S. Olschki, 1999
Paola Carlucci, "Sidney Sonnino (1847-1922). Nota biografica", in «Quaderni Sidney Sonnino per la storia dell’Italia contemporanea», 1, a cura di Pier Luigi Ballini -Rolando Nieri, Firenze, Polistampa, 2008, pp. 9-22;
Benjamin F. Brown, "Opera omnia di Sidney Sonnino" pubblicata sotto gli auspici della University of Kansas, Bari, Laterza, 1972-1981, comprensiva di "Scritti e discorsi extraparlamentari, 1870-1902" e "Scritti e discorsi extraparlamentari, 1903-1920", a cura di Benjamin F. Brown, voll. 2; "Diario: 1866-1912", a cura di Benjamin F. Brown; "Diario: 1914-1916" e "Diario: 1916-1922", a cura di Pietro Pastorelli, voll. 3; "Carteggio, 1891-1913", a cura di Benjamin F. Brown - Pietro Pastorelli; "Carteggio, 1916-1922", a cura di Pietro Pastorelli, voll. 2
Paola Carlucci, "Il giovane Sonnino fra cultura e politica, 1847-1886", Roma, Archivio Guido Izzi, 2002

Redazione e revisione:
Baglioni Roberto, 2009/05/06, prima redazione
Capannelli Emilio, revisione


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