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Piacentini Marcello

Roma 1881 dic. 8 - 1960/05/18

architetto, 1900 - 1960

Intestazioni:
Piacentini, Marcello, architetto, (Roma 1881 - Roma 1960), SIUSA

Piacentini manifesta una precoce vocazione per l'architettura, che coltiva presso lo studio del padre, Pio. Il Consegue il diploma di Professore di disegno architettonico presso il R. Istituto superiore di Belle Arti in Roma il 21 dicembre 1906 ma già dal 1900 collabora con il padre e partecipa alla vita culturale della capitale. Fra il 1903 e il 1906 partecipa ai concorsi per la Biblioteca Nazionale di Firenze e realizza il Padiglione italiano all'Expo di Bruxelles (1910), i padiglioni centrali dell'Esposizione di Roma (1911) e il Padiglione italiano per l'Esposizione di San Francisco (1915).
Fra il 1906 e il 1908 lavora al progetto concorsuale per la sistemazione edilizia del nuovo centro cittadino di Bergamo poi modificato nell'esecuzione (1911-1927), per il quale predispone un sistema di piazze e spazi pubblici ben composti con elementi comuni alle città d'arte italiane.
A partire dagli anni dieci, Piacentini realizza una serie di privati edifici residenziali: le ville e le palazzine romane, che sono altrettanti momenti qualificanti di porzioni urbane pittoresche (palazzetto Pateras in via Giulia, 1923); i casamenti d'affitto di alto decoro e compostezza (in via Germanico, 1918-21; e in via Flaminia, 1918-24). La svolta linguistica si data con il Cinema Corso (1916-1918) nel centro di Roma, architettura ambientata nella città antica, ma estranea alla consueta mimesi stilistica, anzi partecipe di una voga mitteleuropea. Egli intorno al 1925 assume anche l'identità di architetto déco, abile nel qualificare i ritrovi mondani (Cinema Savoia a Firenze, 1922; Albergo Ambasciatori a Roma, 1927; La Quirinetta a Roma, 1927.
Ancora negli anni '20, con la diffusione del culto dei Caduti della guerra, si presenta l'occasione di rinnovare i caratteri del monumentalismo nazionale: Piacentini elabora progetti dove ripropone la tipologia dell'arco di trionfo della romanità con accentuazioni arcaiche (Genova, 1923-31; Bolzano, 1926-28). Con la Casa Madre dei Mutilati a Roma (1928) e il Palazzo di giustizia di Messina (1928), dà le migliori prove di una ricerca che procede verso un linguaggio austero e massivo, che si giova anche del concorso di numerosi artisti per qualificare i partiti decorativi. Dal 1928 al 1932 studia e realizza il nuovo centro di Brescia, risolto come 'foro' novecentesco ottenuto attraverso demolizioni di un antico quartiere.
Nel 1930 pubblica il libro Architettura d'oggi, dove si confronta polemicamente con il razionalismo europeizzante dei giovani architetti italiani e denunciando gli "eccessi" dell'avanguardia si fa banditore di un'architettura aderente alla vita contemporanea, rispettosa delle "condizioni dell'ambiente", e della tradizione.
Ormai la figura di Piacentini architetto si intreccia con il ruolo arbitrale del grande amministratore delle occasioni dell'architettura pubblica: è direttore di «Architettura» (rivista del Sindacato Fascista Architetti), Accademico d'Italia (dal 1929), docente universitario (dal 1920, anno di fondazione della Scuola di architettura), influente giudice dei più importanti concorsi per opere pubbliche e piani regolatori, efficace e risolutivo consulente degli uffici tecnici delle maggiori città italiane (ma anche di grandi istituti immobiliari), dispensatore di incarichi dalla sua posizione di comando.
Mentre con ulteriori opere monumentali viene chiarendo l'eredità del patrimonio classico (Palazzo di giustizia di Milano, dal 1931-1941), avanza la tesi dell'antiindividualismo dell'architettura pubblica e il metodo delle ampie collaborazioni nel quadro di una forte regia unitaria, di cui è esempio l'impresa della Città Universitaria di Roma (1932-1935): Piacentini stabilisce il disegno complessivo e altamente formalizzato della cittadella, ma chiama a progettare le singole architetture i giovani e i quasi giovani architetti tra i migliori d'Italia (Aschieri, Capponi, Foschini, Michelucci, Pagano, Ponti, Rapisardi). Allo stesso modo diventa Soprintendente unico dell' Esposizione Universale di Roma, da inaugurare nel 1942 come opera esemplare del regime fascista, interrotta dallo scoppio della guerra.
Analogamente si interrompe il cantiere del nuovo accesso alla Basilica di San Pietro (studiato con Spaccarelli a partire dal 1936) e la nuova via della Conciliazione saprà tradurre in architettura la visione statale del rapporto tra romanità, cattolicesimo e Stato.
Il clima del dopoguerra non è avaro di ulteriore lavoro, ma Piacentini., invischiato nel malcostume politico, manca di tensione ideale, di forza, di determinazione per portare a termine opere prestigiose (tranne forse il Palazzo dello sport all'EUR, con Pier Luigi Nervi, 1958-1960). Nel 1959 deve arrendersi alla malattia e abbandonare gli impegni professionali congiunti alla scadenza delle Olimpiadi romane. Muore a Roma l'anno seguente.


Per saperne di più:
Chartae. Fondi archivistici del sistema bibliotecario di ateneo dell'Università di Firenze

Complessi archivistici prodotti:
Piacentini Marcello (fondo)


Bibliografia:
L. ANGELINI, L’architetto Marcello Piacentini, in «La rivista di Bergamo», III, n. 35, novembre 1924
A. MUÑOZ, Marcello Piacentini, in «Architettura e arti decorative», V, settembre-ottobre 1925, fasc. I-II, pp. 3-96
B. ZEVI, Marcello Piacentini: morì nel 1925, in «L’architettura, cronache e storia», n. 58, agosto 1960
R. NICOLINI, Marcello Piacentini, in "Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica", diretto da P. Portoghesi, Roma, Istituto editoriale romano, 1968-1969, vol. IV, sub voce.
D. GHIRARDO, Marcello Piacentini, in Macmillan Encyclopedia of Architects, London, 1982, vol. III, sub voce
F. IRACE, M. LUPANO, Marcello Piacentini in The dictionary of art, New York: Grove, London: Macmillan, 1996, vol. 24
B. REGNI, M. SENNATO (a cura di), Marcello Piacentini (1881-1960): l’edilizia cittadina e l’urbanistica, fascicolo monografico di «Storia dell’urbanistica», III, n. 5, luglio-dicembre 1983
M. LUPANO, Marcello Piacentini, Roma-Bari, Laterza, 1991
S. DE ROSE, Marcello Piacentini. Opere 1903-1926, Modena, Panini, 1995
S. SCARROCCHIA, Albert Speer e Marcello Piacentini. L’architettura del totalitarismo negli anni trenta, Milano, Skira, 1999
Guida agli archivi delle personalità della cultura in Toscana tra '800 e '900. L'area fiorentina, a cura di E. Capannelli, E. Insabato, Firenze, Olschki, 1996, 482-488 (M. Lupano)
S. SCARROCCHIA, Piazza della Vittoria a Brescia di Marcello Piacentini: premessa all'attualismo architettonico italiano in Anni venti e trenta. L'arte a Brescia fra le due guerre, a cura di C. ZANI, Brescia, Com & Print, 2002
M. PISANI Architetture di Marcello Piacentini. Le opere maestre, Roma, Clear, 2004
Guida agli archivi di architetti e ingegneri del Novecento in Toscana, a cura di E. INSABATO, C. GHELLI, Firenze, Edifir, 2007, 281-288 (M. Lupano, G. Frosali)

Redazione e revisione:
Ghelli Cecilia, 2010/05/20, prima redazione


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