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Balestra Tito

Longiano (Forlì-Cesena) 1923 lug. 25 - Longiano (Forlì-Cesena) 1976 ott. 19

poeta
collezionista d'arte

Intestazioni:
Balestra, Tito, poeta, collezionista d'arte, (Longiano 1923 - Longiano 1976), SIUSA

Tito Balestra, poeta e collezionista d'arte, nacque a Longiano (FC) il 25 luglio 1923 da Flaminio e Santa Urbini, primogenito di cinque figli. Diplomatosi all'Istituto magistrale di Forlimpopoli (FC) nel 1939, frequentò dapprima il corso di lingue e letterature moderne all'Università di Venezia, poi dal 1942 la Facoltà di Magistero all'Università di Urbino, che abbandonò senza laurearsi alla ricerca di una forma più autonoma di pensiero. Dopo il conflitto bellico, durante il quale collaborò con le formazioni partigiane (1944-1945), si trasferì a Roma per seguire, vincitore di una borsa di studio, i corsi del CEPAS - Centro di educazione Professionale per Assistenti Sociali - fondato dal filosofo Guido Calogero (1904-1986) con i fondi americani UNRRA (United Nations Relief and Rehabilitation Administration), destinati alla ricostruzione postbellica, dove si diplomò il 2 novembre 1948. Due mesi dopo il suo arrivo a Roma nel novembre del 1946, tramite l'amico bolognese Arnaldo Bartolini, avvocato collezionista e poi presidente dell'Istituto Oropedico Rizzoli (IOR) di Bologna, entrò in contatto con Tanino Chiurazzi e la sua Galleria, "La Vetrina", aperta il 3 ottobre dello stesso anno in via del Babuino 97 nei locali destinati all'esposizione e alla vendita dei bronzi provenienti dalla fonderia di famiglia. La galleria, così battezzata da Mino Maccari (Siena 1898 - Roma 1989), intendeva "offrire l'arte ai pedoni" sistemando nella vetrina che dava sulla strada, una per settimana, opere di autori quali Gentilini, Tamburi, Omiccioli, Franchina, Mafai, De Chirico, Fazzini, De Pisis, Francalancia, Maccari, Bartoli, Scordia, Morandi, Donghi, Turcato, Vangelli, Anna Salvatore, Toti Scialoja, Mazzullo, Buchicco. La galleria divenne un luogo di incontri serali di artisti, poeti, scrittori, critici, attori, personaggi dello spettacolo, provenienti anche da fuori Roma, diventando ben presto un punto di riferimento per il mondo intellettuale e artistico. Tito Balestra, diventato subito amico di Tanino Chiurazzi, ebbe così modo di frequentare personalità della cultura quali: Alvaro, Bartolini, Bassani, Belli, Bilenchi, Bonuglia, Cassola, Comisso, Consagra, Cugurra, Dalla Chiesa, D'Arrigo, Delfini, De Libero, De Pisis, Della Ragione, Flaiano, Fratini, Gatto, Guttuso, Leoncillo, Longanesi, Maccari, Mafai, Mazzullo, Mezio, Marino Moretti, Velso e Dora Mucci, Natta, Omiccioli, Palazzeschi, Pannunzio, Penna, Perillo, Pirro, Raimondi, Reale, Paolo Ricci, Sacripante, Sinisgalli, Sonego, Stradone, Tallarico, Tomea, Francesco "Ciccio" Trombadori, Ungaretti, Valsecchi, Vicari, Vivaldi.
Il passaggio da parte di Chiurazzi dalla formula della "vetrina" all'organizzazione di mostre permise a Balestra di conoscere più approfonditamente l'opera di artisti che cominciò a frequentare nei loro studi, in casa di Mario Socrate o di Peppino Mazzullo, o in serate conviviali nelle trattorie romane in voga in quel periodo (da Menghi in via Flaminia, da Cesaretto in via della Croce, dal Bottaro in Porto Ripetta, da Augustarello al Testaccio): Rosai, Mafai, Maccari, Enotrio, Tomea, Manzù, Morandi, Vespignani, Vangelli, Guttuso.
Morto Tanino Chiurazzi alla fine del 1967 per gli abituali incontri serali dal 1968 al 1970 prese una stanza nella Galleria Don Chisciotte di Giuliano de Marsanich in via Angelo Brunetti e dal 1970 nello Studio Internazionale d'Arte Grafica L'Arco di via Mario de' Fiori. Si ricostruì così il nucleo dei vecchi amici (De Libero, Gatto, Sinisgalli, Dalla Chiesa, Reale, Bonuglia, Consagra, Perilli, Dorazio, Turcato, Bernari, Ciarletta, Montesanto, Guerra, Musacchio, Sante e Maria Pedrelli, Vangelli, Vivaldi, Zavattini, Trimani) a cui se ne aggiunsero di nuovi (Scheiwiller, Lina e Fausto Melotti, Paola e Carlo Belli, Assadour, Jorn, Sciascia, Calvino, Roccamonte, Raphaël, Scialoja, Picchi, Ortega, Lambertini, Bolzoni, Bertolucci, Carcan, Venna, Mazzon, Ginna, Farabollini, Stefania e Nino Ricci, Lorenzo, Strazza, Parrella, Bonaviri, Nietta e Mario Trufelli, Neitzert, Plunkett, Luisa Zanibelli, Luisella e Giancarlo Pezzano, Giovanni Ferri, La Cava, Nigro, Giovanola, Pierro, Piza, Messagier, Lorenzetti, Giulia Napoleone, Spacal, Bram Van Velde).
Balestra, spirito libero e indipendente dotato di un grande senso dell'ironia, insofferente per le regole predefinite, era un raffinato conoscitore di arte e letteratura, tale da essere considerato una bibliografia vivente; fu frequentatore di gallerie, mostre e presentazioni di libri ed iniziative culturali, non solo romane, e grande viaggiatore, per visite a chiese, musei e monumenti d'arte, ma anche per improvvise scampagnate o gite enogastronomiche in compagnia, oltre che della inseparabile moglie Anna, conosciuta al CEPAS e sposata nel 1956, degli amici più cari.
Appassionato ricercatore di libri rari, disegni e stampe, aveva un talento naturale per l'arte del baratto, grazie ad essa e alla capacità di stabilire rapporti di intesa e collaborazione con gli artisti, a prescindere dalla loro appartenenza a scuole o correnti o tendenze culturali, riuscì a costituire una imponente collezione di arte figurativa; praticò lui stesso il disegno, l'incisione e la pittura. Un suo autoritratto fa parte della "Collezione dei minimi" di Cesare Zavattini, vastissima raccolta di autoritratti di piccolo formato (cm. 8x10).
Collaborò con «Il Corriere cesenate», «Il Corriere padano», «Il Resto del Carlino», «Il Trebbo» con articoli sui luoghi e le ricchezze artistiche della Romagna, trasferitosi a Roma pubblicò poesie, racconti e recensioni su giornali e riviste quali: «Avanti!», «Botteghe oscure», «Il Caffè», «Il Contemporaneo», «L'Europa socialista», «La Fiera letteraria», «L'Italia socialista», «Letteratura», «Il Mondo», «Il Nuovo corriere», «Pattuglia - corriere dei giovani», «La Piê», «Il Progresso d'Italia», «Il Tempo presente». Poeta, riscoprì e utilizzò l'epigramma per descrivere con grande ironia la realtà che lo circondava che osservava impietoso; nel 1974 pubblicò con L'Arco Edizioni d'Arte il suo primo libro di componimenti poetici, "Se hai una montagna di neve tienila all'ombra", con sei acqueforti di Mino Maccari, nello stesso anno Garzanti pubblicò una seconda raccolta "Quiproquo", con una nota di Attilio Bertolucci. Entrambi i volumi furono presentati il 7 novembre a Roma allo Studio Internazionale d'Arte Grafica L'Arco da Attilio Bertolucci, Libero De Libero e Alfonso Gatto. Nel 1975 uscì, sempre con L'Arco Edizioni d'Arte, "Le gambe del serpente", undici poesie in cinquantadue esemplari stampati in occasione del suo cinquantaduesimo compleanno, e nel 1976 "Oggetto: la via Emilia" con quattro acqueforti di Alberto Sughi.
Dopo breve ma devastante malattia morì a Longiano il 19 ottobre 1976, lo stesso giorno della sua scomparsa uscì "Poesie di Liestal" (Milano, All'insegna del Pesce d'Oro di Vanni Scheiwiller) con prefazione di Alfonso Gatto e tre illustrazioni di Henry Goetz; nel 1977 "La Cena" (Roma, Edizioni La Gradiva) con sei acqueforti di Alberto Sughi, mentre nel 1979 Garzanti ripropose "Se hai una montagna di neve tienila all'ombra" con una nota di Attilio Bertolucci. Più recentemente, nel 2000, è stata pubblicata in lingua spagnola una selezione di sue poesie, a cura e con incisioni di Danilo Manera, dal titolo "Si tienes una montana de nieve ponla a la sombra" (Roma, Unpeso Stampa Alternativa).


Soggetti produttori:
De Agazio Anna Maria, collegato

Complessi archivistici prodotti:
Balestra Tito e De Agazio Anna Maria (fondo)


Bibliografia:
La Collezione Balestra. Testimonianze di G. Appella … [et al.]; opere di L. Bartolini … [et al.], a cura di G. APPELLA, Longiano, Fondazione Balestra, 1982

Redazione e revisione:
Menghi Sartorio Barbara**, 2014/11/24, prima redazione
Menghi Sartorio Barbara**, 2016/03/10, integrazione successiva


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