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Comune preunitario (Friuli), sec. XII fine - 1866, (Venezia Giulia), sec. XIII - 1918

I territori attualmente compresi nella regione Friuli Venezia Giulia hanno avuto vicende istituzionali ed amministrative complesse e diversificate nel tempo.

IL FRIULI
Nel Friuli feudale, compreso nel Patriarcato d'Aquileia (1077-1420), potentato ecclesiastico-civile, alcune città avevano sviluppato anche ordinamenti comunali, ma le cariche maggiori venivano esercitate da Gastaldi e Capitani, ufficiali alle dirette dipendenze del Patriarca. Essi svolgevano attività di controllo sulle comunità che, peraltro, avevano una propria rappresentanza nel Parlamento della Patria del Friuli. Il territorio soggetto direttamente al Patriarca era diviso in Gastaldie, all'interno delle quali i Gastaldi esercitavano la giurisdizione criminale maggiore e quella civile, gestivano le rendite e comandavano le milizie cittadine, chiamate cernide. Un Maresciallo di nomina patriarcale era a capo delle sentenze.
Riguardo ai comuni, il Favolerio o Massaro rappresentava direttamente la Vicinia - assemblea dei cittadini - costituita da tutti gli abitanti capaci di diritto. Il Massaro era responsabile dell'esecuzione dei lavori pubblici, del pronunciamento delle sentenze, di alcune funzioni di carattere finanziario; a lui spettava la nomina dei funzionari del comune. L'assemblea dei cittadini era presieduta da un Decano, di nomina patriarcale nei luoghi che dipendevano direttamente da Aquileia, eletto dai feudatari nelle altre comunità; solo in pochi casi la Vicinia partecipava alla sua elezione. In alcuni luoghi il Decano prendeva il nome di Podestà o Meriga.
L'antico Arengo, assemblea di tutti i cittadini, fu col tempo sostituito da un Consiglio, formato dai rappresentanti della Vicinia, al quale competevano funzioni amministrative e finanziarie, oltre ad alcune sentenze, di peso variabile da comune a comune.Magistrature minori erano quelle del Cancelliere, del Banditore, del Messo comunale, che potevano esercitare anche in più comuni contemporaneamente.
Le comunità partecipavano al Parlamento Friulano, le cui prime riunioni documentate risalgono agli anni del patriarcato di Bertoldo di Andechs (1218-1250). Il Parlamento era presieduto dal Patriarca, ed era formato da tre ordini o 'stati': prelati, nobili feudatari o castellani, comunità. Aveva poteri legislativi e svolgeva funzioni di carattere finanziario. Trattava i problemi sulle milizie e fungeva da giudice supremo nei territori di pertinenza.
Tra il 1366 e il 1368 furono compilate le 'Costitutiones patriae foriiulii', che rappresentarono un corpus legislativo fondamentale fino alla caduta della Repubblica di Venezia nel 1797. Questo insieme di norme civili - alla cui stesura contribuirono gli stessi comuni friulani - aveva validità su tutto il territorio della Patria, nel rispetto, però, degli statuti locali, che prevalevano sulle Costitutiones.

Nel 1418 cominciò l'espansione di Venezia verso la terraferma e verso il Friuli; il 19 luglio 1420 il Luogotenente della Patria del Friuli fece il suo ingresso a Udine, e diede inizio al dominio veneziano in Friuli; nel 1445 fu riconosciuto anche dal Patriarcato che in cambio vedeva riconosciuto un proprio limitato potere temporale e giurisdizionale su Aquileia, San Vito e San Daniele, che mantenne fino al 1751, quando anche la giurisdizione ecclesiastica fu divisa ed attribuita alle Arcidiocesi di Udine e Gorizia.
Durante il suo dominio nella terraferma la Serenissima permise che fossero mantenuti gli ordinamenti preesistenti. L'antica Patria del Friuli rimase sotto il dominio veneto fino al 1797. Mantenne il nome di Patria Foriiulii e l'istituto parlamentare, anche se quest'ultimo perse le sue funzioni politiche e giurisdizionali. Organo periferico principale della Serenissima in Friuli era il Luogotenente generale. Delle comunità all'interno del territorio della Patria del Friuli, alcune rispondevano direttamente al Luogotenente, altre costituivano giurisdizioni a se stanti, altre rendevano conto delle loro azioni a feudatari, istituzioni ecclesiastiche e comuni. Nell'ambito dei singoli comuni operavano - nominati dal Luogotenente - i Capitani, nei luoghi in cui accanto ad un castello esisteva un presidio dello Stato, i Gastaldi dove questo presidio mancava. L'antico Arengo composto da tutti gli abitanti della comunità, fu sostituito da un consiglio i cui componenti appartenevano prevalentemente alla nobiltà locale. Alcuni territori, come quelli di Pordenone e Latisana, che furono acquisiti dalla Serenissima dopo la guerra tra Venezia e l'Austria (1508-1514), furono posti sotto la diretta dipendenza del governo veneziano. Nella seconda metà del XVI secolo i poteri del Parlamento diminuirono ulteriormente con l'istituzione della Contadinanza, con a capo otto sindaci - uno per ogni quartiere in cui il Friuli era stato diviso - con competenze fiscali e militari. Sia la Contadinanza che il Parlamento esaurirono la propria attività con la fine della Repubblica di Venezia.

La pace di Campoformido, siglata il 17 ottobre 1797 tra la Repubblica francese e l'imperatore Francesco II stabilì che il Dogado e la Terraferma veneta facessero parte della dominazione austriaca. Riguardo l'amministrazione periferica l'Austria elaborò un piano provvisorio tendente a ripristinare le antiche istituzioni, ma tale processo fu interrotto dalla pace di Presburgo del 26 dicembre 1805, in base alla quale il Veneto entrò a far parte del Regno d'Italia napoleonico (1805-1813).
In base al 'Decreto sull'amministrazione pubblica, e sul comparto territoriale del regno' dell'8 giugno 1805, il Regno d'Italia napoleonico fu diviso in Dipartimenti: Venezia, dopo la pace di Presburgo, divenne capoluogo del Dipartimento dell'Adriatico. Ogni dipartimento, retto da un Prefetto, fu diviso in Distretti, Cantoni e Comuni.
Le Municipalità ( o comuni) di prima e seconda classe erano rette da un Podestà di nomina prefettizia coadiuvato da 6 savi nelle prime, da 4 savi nelle seconde. Le Municipalità di terza classe erano formate da un Sindaco di nomina regia e due anziani. Savi ed anziani venivano eletti dai possidenti del Comune.I Consigli comunali nei comuni di prima e seconda classe erano composti rispettivamente di 40 e 30 membri; erano presieduti dal Prefetto, dal vice Prefetto o da un loro delegato. I Consigli comunali nei comuni di terza classe - di non più di 15 persone - si tenevano in presenza del Cancelliere del Censo, organo cantonale , che doveva poi riferirne l'esito al Prefetto o al vice Prefetto. Tutti i consigli erano pubblici; venivano convocati dalle Municipalità nei comuni di prima e seconda classe, dal Cancelliere del Censo nei comuni di terza classe.
Negli anni seguenti il 1805 furono emanati altri decreti che apportavano lievi modifiche alle amministrazioni comunali. Con decreto del 4 agosto 1807 fu istituita una Direzione generale dell'amministrazione dei Comuni, affidata ad un Consigliere di Stato dipendente dal Ministero dell'interno. Infine, le competenze del Cancelliere del Censo furono stabilite in via definitiva con decreto 29 giugno 1809: oltre ad esercitare il ruolo di segretario nei comuni di terza classe il Cancelliere doveva custodire e tenere aggiornati i registri censuari, i ruoli degli esercenti (in funzione dell'imposta prediale) la tassa personale, il contributo professioni e arti liberali, le mappe catastali.
Un decreto del 30 marzo 1806 aveva unito formalmente gli Stati veneti al Regno d'Italia napoleonico, creando dodici Ducati, Gran-Feudi dell'Impero francese: la Dalmazia, l'Istria, il Friuli, il Cadore, Belluno, Conegliano, Treviso, Feltre, Bassano, Vicenza, Padova e Rovigo; mentre, con decreto 22 dicembre 1807 furono istituiti i seguenti Dipartimenti: dell'Adriatico, del Bacchiglione, del Brenta, dell'Istria, di Passariano, del Piave e del Tagliamento.
I comuni friulani risultano inseriti in diversi dipartimenti: Aquileia - capoluogo di cantone nel distretto di San Donà - nel Dipartimento dell'Adriatico; Udine - nel Dipartimento di Passariano- era capoluogo di distretto insieme con i distretti di Tolmezzo, Gradisca, Cividale; infine Pordenone e Spilimbergo erano distretti del Dipartimento del Tagliamento.

Il Friuli nel 1813 tornò nuovamente sotto il dominio austriaco (per rimanervi fino al 1866). Con la Restaurazione il territorio ex veneto fu inserito nel nuovo Regno Lombardo Veneto, nato nel 1814 e confermato nel 1815 dal Congresso di Vienna, mentre il Friuli orientale entrò a far parte del Regno dell'Illiria. La patente istitutiva è datata 7 aprile 1815.
Il Regno Lombardo Veneto era rappresentato da un viceré e diviso in due Governi, milanese e veneto, delimitati dal fiume Mincio, rappresentato ciascuno da una Regia Delegazione. Ogni governo fu diviso in province, distretti e comuni. Un Cancelliere del Censo in ogni distretto - che dipendeva dalla Regia Delegazione competente per territorio - esercitava potere ispettivo nei confronti dei comuni di seconda e terza classe, e sovrintendeva agli affari relativi al censo. I comuni, come nel periodo napoleonico, rimasero divisi in tre classi in base al numero di abitanti: di prima classe, con oltre 10.000 abitanti; di seconda classe, con una popolazione compresa tra 3.000 e 10.000 persone; di terza classe, con meno di 3.000 abitanti. I comuni di prima classe, le città regie e le città capoluogo di provincia dipendevano dalle Regie Delegazioni, i comuni di seconda e terza classe dipendevano dal Cancelliere del Censo. Furono mantenute le Municipalità com'erano prima del 1° gennaio 1813. In via provvisoria rimasero in vita i Consigli comunali anzi, furono ripristinati quelli che in precedenza erano stati soppressi o accorpati ad altri.
Con patente sovrana del 24 aprile 1815 la città di Udine, insieme ad altre del regno, fu dichiarata città regia: in quanto tale godeva del privilegio di nominare un deputato da inviare in rappresentanza presso le Congregazioni centrale e provinciale pertinenti sul proprio territorio. Le Congregazioni Centrali, rispettivamente a Milano e a Venezia, erano presiedute dal Governatore o un suo delegato e formate - oltre che dai delegati delle città regie - da un rappresentante per provincia della classe degli estimati nobili e uno tra gli estimati non nobili.
Le Congregazioni provinciali, una per provincia, erano presiedute dal regio Delegato. Anche in questo caso i componenti rappresentavano in ugual numero la classe degli estimati nobili e non nobili. Così come accadde per i comuni le province furono divise in tre classi, ognuna delle quali poteva contare su una rappresentanza di 8, 6 o 4 deputati, esclusi i rappresentanti delle città regie. La provincia di Udine era di seconda classe.
Le Congregazioni centrali, le Delegazioni e le Congregazioni provinciali e i Cancellieri del Censo furono attivati, con notificazione del 4 gennaio 1816, a partire dal 1° febbraio 1816, data in cui cessarono la propria attività le Prefetture, le vice-Prefetture e i Consigli generali di Dipartimento. Con notificazione del 10 maggio 1815 fu riconfermato il ripristino delle amministrazioni municipali - dal 1° luglio 1815 - 'nello stato in cui erano all'epoca primo gennaio 1813'. La notificazione 30 novembre 1815 stabilì la divisione del territorio del Governo veneto nelle province di Venezia, Padova, del Polesine, Verona, Vicenza, Treviso, Belluno, del Friuli - a far data dal 1° gennaio 1816.
Con patente sovrana 12 febbraio 1816 - e successivo regolamento del 4 aprile 1816 - fu prescritto 'un nuovo sistema d'amministrazione comunale' e fu stabilito che con il 30 aprile dello stesso anno venisse a cessare il vecchio sistema di amministrazione comunale.
Nei comuni minori operava un Convocato cui partecipavano tutti gli estimati, in presenza del Cancelliere del Censo o di un suo delegato, indispensabile al fine della validità delle riunioni, il quale aveva compiti di controllo ma senza voto deliberativo. Le deliberazioni dei Convocati - così come quelle dei Consigli nei comuni più grandi - erano soggette all'approvazione del Governo. Come era stato previsto anche dal legislatore precedente, dovevano indirsi almeno due sedute ordinarie, per il consuntivo dell'anno precedente e per il preventivo di quello successivo. Le adunanze - presiedute dal più anziano degli estimati - si tenevano, generalmente, nella pubblica piazza e venivano indette con anticipo di almeno 15 giorni mediante avviso pubblico. Il potere esecutivo spettava ad una Deputazione di tre membri - eletti dal Convocato tra i possidenti del comune dietro approvazione del regio Delegato - assistita dal Cancelliere del censo e con il compito di amministrare il patrimonio del comune e vigilare sull'osservanza delle leggi e degli ordini governativi. Tra gli impiegati del comune si contavano inoltre: un Agente - che rappresentava la Deputazione e vigilava sugli affari del comune - un Cursore, eletto dal Convocato e con mansioni di segreteria.
I comuni con un elevato numero di estimati, le città regie e le città di Milano e Venezia - sede di Governo - avevano, al posto del Convocato generale, un Consiglio comunale formato rispettivamente da 30, 40 e 60 membri, dei quali due terzi erano scelti tra i possidenti e un terzo tra le persone rilevanti in campo commerciale o industriale. Il Consiglio comunale si rinnovava ogni tre anni: per i comuni capoluoghi di provincia e per le città regie era necessaria la presenza del regio Delegato, negli altri comuni interveniva invece il Cancelliere del Censo, entrambi privi di voto deliberativo. I consigli erano pubblici, anche se le convocazioni avvenivano singolarmente, senza avviso pubblico come per i Convocati. Nei comuni che avevano un Consiglio comunale ma che non erano capoluoghi di provincia né città regie esisteva una Deputazione di 3 membri - come per i comuni con Convocato generale - però, a differenza di questi, avevano un 'ufficio proprio'; il Cancelliere del Censo faceva da intermediario tra la Deputazione e le autorità superiori.
Nei capoluoghi di provincia e nelle città regie gli affari inerenti il patrimonio venivano trattati da una Congregazione municipale, formata dal podestà e 6 assessori nelle città di Venezia e Milano, 4 assessori nelle altre città. Il podestà veniva nominato dal re in base ad una lista tripla suggerita dal Consiglio comunale, a cui spettava, invece, la nomina degli assessori.
La legge ed il regolamento del 1816 rimasero in vigore fino alla fine del Regno Lombardo Veneto, salvo poche modificazioni che riguardavano soprattutto la suddivisione del territorio, tramite notificazioni relative ai così detti Compartimenti territoriali , pubblicati nella corposa 'Collezione di leggi e regolamenti pubblicati dall'Imperial Regio Governo delle Provincie Venete ' (successivamente denominata 'Raccolta....'). Negli anni scomparvero quasi del tutto i comuni con Convocato generale, perché venne riconosciuto loro un Consiglio comunale oppure a seguito di accorpamenti con altri comuni. I distretti della Provincia del Friuli, che nel 1816 erano 22, passarono a 21 nel 1818, con la soppressione del distretto di Travesio (notificazione 8 luglio 1818), a 19 dal 1° gennaio 1864, con la soppressione dei distretti di Aviano e Rigolato (sovrana risoluzione del 28 ottobre 1863). Il distretto di Tarcento, che compare nel 1816, fu sostituito già nel 1818 dal distretto di Tricesimo.
Nel 1854 fu annunciata una nuova legge comunale che fu poi emanata e pubblicata nel Bollettino delle Leggi dell'Impero: la patente imperiale del 24 aprile 1859 specificava, però, che la sua applicazione era esclusa nel Lombardo Veneto, in Dalmazia e nei confini militari.
Il territorio friulano fu annesso all'Italia a seguito del plebiscito del 21 ottobre 1866.

TRIESTE E GORIZIA
Un discorso a parte va fatto per il territorio che comprende la città di Trieste e il litorale - che fin dalle origini ha seguito percorsi separati rispetto ai territori friulani - e l'attuale provincia di Gorizia, le cui vicende istituzionali hanno seguito dei percorsi paralleli sia al territorio friulano - durante il primo periodo patriarcale - che a quello di Trieste.
Per quanto riguarda Gorizia, quando nel 1500 morì l'ultimo conte, sia Venezia che Massimiliano d'Austria rivendicarono il possesso del feudo. Da qui il conflitto tra la Repubblica e l'Imperatore che, iniziato nel 1508, si protrasse fino al 1523. La così detta guerra di Cambrai finì con la pace di Worms del 1521, in base alla quale Venezia manteneva il dominio su tutto il Friuli occidentale e su parte di quello orientale, comprese le città di Pordenone e Monfalcone, mentre diventarono austriaci il Friuli orientale con Gorizia, Gradisca, Cormòns, Aquileia e Marano, che fu poi acquistato dalla Serenissima nel 1543. Dopo il 1521 le vicende istituzionali della contea di Gorizia non seguono più l'antica Patria del Friuli, ma sono legate in via definitiva alla storia di Trieste, sotto il dominio asburgico.
Da sempre considerata importante punto strategico per la sua posizione sul mare, Trieste , nata come antico municipio romano, nel 948 sottoposta all'autorità vescovile da re Lotario II, divenne poi comune, anche se sottomesso al potere dei vescovi, dai quali riuscì ad affrancarsi nel 1295. Minacciata dall'ostilità di Venezia, dalla potenza politica del Patriarcato di Aquileia e dai conti di Gorizia, nel 1382 si sottomise all'Austria: mantenne però le prerogative cittadine anche se il Podestà fu sostituito da un Capitano di nomina arciducale.
I primi statuti comunali sono datati 1150, ma alcuni storici ritengono siano stati compilati intorno al 1318-19; altre redazioni risalgono al 1350,1420,1550. Principali organi del comune erano il Consiglio maggiore, con potere legislativo, e il Consiglio minore o dei Pregadi. Il primo provvedeva a nominare due o tre Rettori e un Podestà. Il popolo si riuniva nell'Arengo o assemblea pubblica. Dopo la sottomissione all'Austria il Podestà fu sostituito da un Capitano di nomina imperiale, con compiti di custodia del castello e di controllo sui magistrati.
Per un breve periodo - dal 1461 - la città ottenne, da parte di Federico III, un 'contratto di indipendenza' che doveva durare cinque anni, ma che venne meno dopo la guerra con Venezia nel 1463.L'imperatore cercò di consolidare il proprio potere e nel 1469 impose, non senza violenza, la completa dedizione della città instaurando un Capitano imperiale affiancato da un Vicario e due Vicedomini imperiali con funzioni amministrative. Il Consiglio cittadino fu ridotto a 12 componenti nominati dallo stesso Capitano. Dal 1478 l'Austria ripristinò gradualmente i principali istituti cittadini, fino al 1522, quando restituì a Trieste la piena autonomia di città-stato.
La città rappresentava per l'Austria un importante sbocco sull'Adriatico e, grazie alla politica degli Asburgo, nel corso del XVIII secolo si sviluppò come forte mercato sul mare. L'istituzione del Porto franco di Trieste - avvenuta nel 1719 per volere di Carlo VI e confermato poi da Maria Teresa - portò la città a contrapporsi a Venezia riguardo la politica commerciale marittima.
Nel 1731 l'Austria istituì la Suprema Intendenza Commerciale che, nata con funzioni amministrative e di controllo legate all'attività commerciale, divenne nel 1749 una vera e propria rappresentanza provinciale, dotata di grande autonomia. Inizialmente le figure del Capitano e dell'Intendente coincisero; a partire dal 1751 rimase soltanto quella dell'Intendente. Nel momento di maggior incisività i poteri dell'Intendenza andavano dalla direzione e controllo del commercio e della navigazione, all'amministrazione politica e giudiziaria.Dal 1752, a seguito della risoluzione sovrana del 29 dicembre, furono istituiti un Consiglio e diverse commissioni, competenti nelle diverse materie e presieduti da membri del Consiglio stesso.
L'Intendenza fu abolita nel 1776 e le sue competenze furono assorbite dal Cesareo Regio Governo per il Litorale in Trieste, istituito con rescritto imperiale del 13 aprile.
Le contee di Gorizia e Gradisca nel 1783 furono incorporate nella Provincia del Litorale austriaco e ridotte al rango di Capitanato circolare, dipendente dal Governo del Litorale di Trieste, ma ottennero nuovamente l'autonomia provinciale con sovrana risoluzione del 17 agosto del 1791.
La prima occupazione napoleonica del 1797 non ebbe ripercussioni sull'organizzazione amministrativa dei territori di Gorizia e Trieste; durante la seconda - nel 1805 - i francesi insediarono un governo provvisorio a Gorizia e - in base alla pace di Presburgo - il territorio a destra dell'Isonzo fu unito al Regno d'Italia napoleonico, insieme al territorio di Gradisca, mentre la parte sinistra rimase agli Asburgo. Nel 1809 ci fu una terza occupazione francese, terminata con la pace di Schönbrunn, in base alla quale sia Gorizia che Trieste furono incorporate nelle Province illiriche, il cui governo generale aveva sede a Lubiana. A Trieste, capoluogo della Provincia dell'Istria - che contava alcuni territori già facenti parte del Regno d'Italia - fu insediato un Intendente provinciale, la cui carica era pari a quella dei prefetti a capo dei dipartimenti dell'impero napoleonico.
Il processo di riorganizzazione amministrativa iniziato da Napoleone fu interrotto nel 1813, quando anche Trieste e Gorizia, come il Friuli, ritornarono all'Austria. Come già detto, con la Restaurazione il Friuli orientale entrò a far parte del Regno dell'Illiria: in un primo tempo fu instaurato un governo provvisorio poi, dopo il congresso di Vienna, fu istituita la Provincia del Litorale di Trieste, retta da un imperial regio Governo del Litorale, divisa nei circoli di Gorizia, Trieste, Friuli e Carlstadt. La città di Trieste dipendeva direttamente dal Governo del Litorale ed era amministrata da un Magistrato politico-economico.
Con decreto 9 ottobre 1814 il territorio fu diviso in circoli, dove furono insediati dei Capitani, in distretti, retti da Commissari, infine in comuni con a capo un Podestà; solo l'amministrazione comunale nella città capoluogo del Litorale rispondeva direttamente al Governo provinciale. L'amministrazione della giustizia era competenza delle autorità imperiali. Riguardo al Litorale non fu attivato - a livello provinciale - un istituto simile alla Congregazione provinciale del Lombardo Veneto. Furono mantenuti i comuni istituiti dal governo francese, ma con poteri piuttosto limitati. Il Podestà era organo ausiliario del Commissario distrettuale.
Con notificazione del 18 novembre 1814 si stabilì il confine fra il Circolo di Gorizia e Trieste e lo Stato già veneto e, con avviso del 12 maggio 1815, fu ribadita la 'Linea di demarcazione tra lo Stato veneto ed il territorio dipendente dal Governo del Litorale, dopo le continue variazioni avvenute nel corso di quegli anni. Nel 1816 fu formalmente costituito il Regno dell'Illiria, mentre nel 1825 il Circolo di Trieste fu soppresso e assorbito nel Circolo dell'Istria, con sede a Pisino, istituito tre anni prima. La città di Trieste - staccata dal Circolo - andò a costituire un distretto amministrativo autonomo che dipendeva direttamente dall'imperial regio Governo.
Nel 1849 il Regno dell'Illiria fu abolito e con risoluzione imperiale del 26 giugno fu istituita la Luogotenenza del Litorale in Trieste, sotto diretto controllo di Vienna, che comprendeva, oltre a Trieste e il suo territorio, l'Istria, Gorizia e Gradisca. Ai comuni del Litorale si applicava - fatte salve le prerogative peculiari - la normativa asburgica in materia comunale valevole per il territori dell'Impero, come la patente imperiale 24 aprile 1859.
Nel 1861 sia Trieste che Gorizia e l'Istria avevano una Dieta provinciale, con facoltà di nominare propri rappresentanti presso il Parlamento di Vienna. A Trieste la Dieta coincideva con il Consiglio comunale. La Luogotenenza del Litorale rimase in vita fino al 1918.
Nei territori ex asburgici la legislazione italiana nei diversi settori fu progressivamente applicata tra il 1920 ed il 1924.


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