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Azienda unità sanitaria locale - AUSL, 1992 -

Nel 1992, "ai fini della ottimale e razionale utilizzazione delle risorse destinate al Servizio Sanitario Nazionale, del perseguimento della migliore efficienza del medesimo a garanzia del cittadino, di equità distributiva e del contenimento della spesa sanitaria", iniziò in Italia la complessa manovra di riorganizzazione della sanità pubblica: prima tappa è la legge delega n. 421 (1), cui fece seguito il decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (2), "Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421".
Con tale disposizione le unità sanitarie locali istituite a seguito della legge nazionale n. 833 del 1978, "Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale", vennero trasformate in aziende, configurandosi come enti strumentali della Regione, dotati di personalità giuridica pubblica e di autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica (d.lgs. n. 502/1992, art. 3, comma 1) (3), che provvedono ad assicurare, nel proprio ambito territoriale, i livelli di assistenza (d.lgs. n. 502/1992, art. 3, comma 2, abrogato nel d.lgs. 229/1999) stabiliti con il Piano sanitario nazionale adottato dal Governo (4). Spetta alle regioni disciplinare le modalità organizzative e di funzionamento delle unità sanitarie locali, prevedendone, tra l'altro, la riduzione nel numero e l'articolazione in distretti (d.lgs. n. 502/1992, art. 3. comma 5, abrogato nel d.lgs. 229/1999).
Spetta, altresì, alle regioni trasmettere al Ministero della sanità le proprie indicazioni ai fini dell'individuazione, da parte del Consiglio dei ministri, degli ospedali, di particolari dimensioni e qualificazione, da costituire in azienda ospedaliera. Entro 60 giorni dalla deliberazione del Consiglio dei ministri le regioni costituiscono i predetti ospedali in aziende con personalità giuridica pubblica e dotate di autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica (d.lgs. n. 502/1992, art. 4, comma 1).
Poiché "la tutela della salute come diritto fondamentale dell'individuo ed interesse della collettività è garantita, nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana, attraverso il Servizio Sanitario Nazionale" (d.lgs. 19 giugno 1999, n. 229, art. 1, comma 1) e poiché "spettano alle Regioni e alle Province autonome, nel rispetto dei principi stabiliti dalle leggi nazionali, le funzioni legislative ed amministrative in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera" (d.lgs. 19 giugno 1999, n. 229, art. 2, comma 1), le regioni, attraverso le aziende unità sanitarie locali e le aziende ospedaliere (d.lgs. 19 giugno 1999, n. 229, art. 3, comma 1), assicurano "i livelli essenziali e uniformi di assistenza definiti dal Piano sanitario nazionale nel rispetto dei principi della dignità della persona umana, del bisogno di salute, dell'equità nell'accesso all'assistenza, della qualità delle cure e della loro appropriatezza riguardo alle specifiche esigenze, nonché dell'economicità nell'impiego delle risorse" (d.lgs. 19 giugno 1999, n. 229, art. 1, comma 2).
Il d.lgs 502/1992 stabilì il trasferimento al patrimonio delle aziende unità sanitarie locali e delle aziende ospedaliere, da effettuarsi con decreto del presidente della giunta regionale, dei beni mobili e immobili facenti parte del patrimonio dei comuni con vincolo di destinazione alle unità sanitarie locali (5).
Sono organi delle aziende il direttore generale, coadiuvato nelle sue funzioni dal direttore amministrativo e dal direttore sanitario da lui nominati, e il collegio sindacale (d.lgs 502/1992, art. 3, comma 1-quater).
Le aziende USL sono suddivise in distretti, articolazioni territoriali che assicurano "i servizi di assistenza primaria relativi alle attività socio-sanitarie … nonché il coordinamento delle proprie attività con quella dei dipartimenti e dei servizi aziendali, inclusi i presidi ospedalieri…" (d.lgs. 19 giugno 1999, n. 229, art. 3-quater, commi 1-2). Il distretto può comprendere una città o, al di sotto di un certo numero di abitanti, raggruppare più comuni o frazioni. I distretti si articolano in varie aree funzionali: per l'igiene pubblica; per la tutela della maternità, dell'infanzia e dell'età evolutiva; per l'assistenza sanitaria di base; per le attività sociali e assistenziali (cfr. http://www.enciclopediadeldiritto.it/).
I dipartimenti di prevenzione sono strutture operative delle aziende USL, che garantiscono la tutela della salute collettiva, perseguendo obiettivi di promozione della salute, prevenzione delle malattie e delle disabilità, miglioramento della qualità della vita. A tal fine i dipartimenti promuovono azioni volte ad individuare e rimuovere le cause di nocività e le malattie di origine ambientale, umana ed animale (d.lgs. 19 giugno 1999, n. 229, art. 7-bis, commi 1-2). Strumenti essenziali e caratteristici delle attività del dipartimento sono: l'analisi epidemiologica e l'educazione alla salute (cfr. http://www.enciclopediadeldiritto.it/).
Gli ospedali non costituiti in azienda sono presidi delle aziende USL, ossia strutture fisiche dove si effettuano le prestazioni e/o le attività sanitarie (d.lgs. 19 giugno 1999, n. 229, art. 4, comma 10).
Le aziende unità sanitarie locali sono state istituite, come previsto dalla normativa, con appositi provvedimenti regionali, che ne hanno regolamentato in dettaglio le modalità di azione.

(1) Legge 23 ottobre 1992, n. 421 "Delega al governo per la riorganizzazione e la revisione delle discipline in materia di sanità, di pubblico impiego e di finanza territoriale" (pubblicata nella G. U. 31 ottobre 1992, n. 257, S.O.). L'art. 1 della suddetta legge così recita: "Ai fini della ottimale e razionale utilizzazione delle risorse destinate al Servizio Sanitario Nazionale, del perseguimento della migliore efficienza del medesimo a garanzia del cittadino, di equità distributiva e del contenimento della spesa sanitaria, con riferimento all'articolo 32 della Costituzione, assicurando a tutti i cittadini il libero accesso alle cure e la gratuità del servizio nei limiti e secondo i criteri previsti dalla normativa vigente in materia, il Governo della Repubblica, sentita la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, è delegato ad emanare, entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi con l'osservanza dei seguenti principi e criteri direttivi: a) riordinare la disciplina dei ticket e dei prelievi contributivi, di cui all'articolo 31 della legge 28 febbraio 1986, n. 41, e successive modificazioni ed integrazioni, sulla base del principio dell'uguaglianza di trattamento dei cittadini, anche attraverso l'unificazione dell'aliquota contributiva, da rendere proporzionale entro un livello massimo di reddito; b) rafforzare le misure contro le evasioni e le elusioni contributive e contro i comportamenti abusivi nella utilizzazione dei servizi, anche attraverso l'introduzione di limiti e modalità personalizzate di fruizione delle esenzioni; c) completare il riordinamento del Servizio Sanitario Nazionale, attribuendo alle regioni e alle province autonome la competenza in materia di programmazione e organizzazione dell'assistenza sanitaria e riservando allo Stato, in questa materia, la programmazione sanitaria nazionale, la determinazione di livelli uniformi di assistenza sanitaria e delle relative quote capitarie di finanziamento, secondo misure tese al riequilibrio territoriale e strutturale, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano; ove tale intesa non intervenga entro trenta giorni il Governo provvede direttamente; d) definire i principi organizzativi delle unità sanitarie locali come aziende infraregionali con personalità giuridica, articolate secondo i principi della legge 8 giugno 1990, n. 142, stabilendo comunque che esse abbiano propri organi di gestione e prevedendo un direttore generale e un collegio dei revisori i cui membri, ad eccezione della rappresentanza del Ministero del tesoro, devono essere scelti tra i revisori contabili iscritti nell'apposito registro previsto dall'articolo 1 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 88. La definizione, nell'ambito della programmazione regionale, delle linee di indirizzo per l'impostazione programmatica delle attività, l'esame del bilancio di previsione e del conto consuntivo con la remissione alla regione delle relative osservazioni, le verifiche generali sull'andamento delle attività per eventuali osservazioni utili nella predisposizione di linee di indirizzo per le ulteriori programmazioni sono attribuiti al sindaco o alla conferenza dei sindaci ovvero dei presidenti delle circoscrizioni di riferimento territoriale. Il direttore generale, che deve essere in possesso del diploma di laurea e di requisiti di comprovata professionalità ed esperienza gestionale e organizzativa, è nominato con scelta motivata dalla regione o dalla provincia autonoma tra gli iscritti all'elenco nazionale da istituire presso il Ministero della sanità ed è assunto con contratto di diritto privato a termine; è coadiuvato da un direttore amministrativo e da un direttore sanitario in possesso dei medesimi requisiti soggettivi, assunti anch'essi con contratto di diritto privato a termine, ed è assistito per le attività tecnico-sanitarie da un consiglio dei sanitari, composto da medici, in maggioranza, e da altri sanitari laureati, nonché da una rappresentanza dei servizi infermieristici e dei tecnici sanitari; per la provincia autonoma di Bolzano è istituito apposito elenco provinciale tenuto dalla stessa nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia di bilinguismo e riserva proporzionale dei posti nel pubblico impiego; per la Valle d'Aosta è istituito apposito elenco regionale tenuto dalla regione stessa nel rispetto delle norme in materia di bilinguismo; e) ridurre il numero delle unità sanitarie locali, attraverso un aumento della loro estensione territoriale, tenendo conto delle specificità delle aree montane; f) definire i principi relativi ai poteri di gestione spettanti al direttore generale; g) definire principi relativi ai livelli di assistenza sanitaria uniformi e obbligatori, tenuto conto della peculiarità della categoria di assistiti di cui all'articolo 37 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, espressi per le attività rivolte agli individui in termini di prestazioni, stabilendo comunque l'individuazione della soglia minima di riferimento, da garantire a tutti i cittadini, e il parametro capitario di finanziamento da assicurare alle regioni e alle province autonome per l'organizzazione di detta assistenza, in coerenza con le risorse stabilite dalla legge finanziaria; h) emanare, per rendere piene ed effettive le funzioni che vengono trasferite alle regioni e alle province autonome, entro il 30 giugno 1993, norme per la riforma del Ministero della sanità cui rimangono funzioni di indirizzo e di coordinamento, nonché tutte le funzioni attribuite dalle leggi dello Stato per la sanità pubblica. Le stesse norme debbono prevedere altresì il riordino dell'Istituto superiore di sanità, dell'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (ISPESL) nonché degli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e degli istituti zooprofilattici. Dette norme non devono comportare oneri a carico dello Stato; i) prevedere l'attribuzione, a decorrere dal 1° gennaio 1993, alle regioni e alle province autonome dei contributi per le prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale localmente riscossi con riferimento al domicilio fiscale del contribuente e la contestuale riduzione del Fondo sanitario nazionale di parte corrente di cui all'articolo 51 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e successive modificazioni; imputare alle regioni e alle province autonome gli effetti finanziari per gli eventuali livelli di assistenza sanitaria superiori a quelli uniformi, per le dotazioni di presidi e di posti letto eccedenti gli standard previsti e per gli eventuali disavanzi di gestione da ripianare con totale esonero finanziario dello Stato; le regioni e le province autonome potranno far fronte ai predetti effetti finanziari con il proprio bilancio, graduando l'esonero dai ticket, salvo restando l'esonero totale dei farmaci salva-vita, variando in aumento entro il limite del 6 per cento l'aliquota dei contributi al lordo delle quote di contributo fiscalizzate per le prestazioni del Servizio Sanitario Nazionale, ed entro il limite del 75 per cento l'aliquota dei tributi regionali vigenti; stabilire le modalità ed i termini per la riscossione dei prelievi contributivi (1); l) introdurre norme volte, nell'arco di un triennio, alla revisione e al superamento dell'attuale regime delle convenzioni sulla base di criteri di integrazione con il servizio pubblico, di incentivazione al contenimento dei consumi sanitari, di valorizzazione del volontariato, di acquisizione delle prestazioni, da soggetti singoli o consortili, secondo principi di qualità ed economicità, che consentano forme di assistenza differenziata per tipologie di prestazioni, al fine di assicurare ai cittadini migliore assistenza e libertà di scelta; m) prevedere che con decreto interministeriale, da emanarsi d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, siano individuate quote di risorse disponibili per le forme di assistenza differenziata di cui alla lettera l); n) stabilire i criteri per le individuazioni degli ospedali di rilievo nazionale e di alta specializzazione, compresi i policlinici universitari, e degli ospedali che in ogni regione saranno destinati a centro di riferimento della rete dei servizi di emergenza, ai quali attribuire personalità giuridica e autonomia di bilancio, finanziaria, gestionale e tecnica e prevedere, anche per gli altri presidi delle unità sanitarie locali, che la relativa gestione sia informata al principio dell'autonomia economico-finanziaria e dei preventivi e consuntivi per centri di costo, basato sulle prestazioni effettuate, con appropriate forme di incentivazione per il potenziamento dei servizi ospedalieri diurni e la deospedalizzazione dei lungodegenti; o) prevedere nuove modalità di rapporto tra Servizio Sanitario Nazionale ed università sulla base di principi che, nel rispetto delle attribuzioni proprie dell'università, regolino l'apporto all'attività assistenziale delle facoltà di medicina, secondo le modalità stabilite dalla programmazione regionale in analogia con quanto previsto, anche in termini di finanziamento, per le strutture ospedaliere; nell'ambito di tali modalità va peraltro regolamentato il rapporto tra Servizio Sanitario Nazionale ed università per la formazione in ambito ospedaliero del personale sanitario e per le specializzazioni post-laurea; p) prevedere il trasferimento alle aziende infraregionali e agli ospedali dotati di personalità giuridica e di autonomia organizzativa del patrimonio mobiliare e immobiliare già di proprietà dei disciolti enti ospedalieri e mutualistici che alla data di entrata in vigore della presente legge fa parte del patrimonio dei comuni; q) prevedere che il rapporto di lavoro del personale dipendente sia disciplinato in base alle disposizioni dell'articolo 2 della presente legge, individuando in particolare i livelli dirigenziali secondo criteri di efficienza, di non incremento delle dotazioni organiche di ciascuna delle attuali posizioni funzionali e di rigorosa selezione negli accessi ai nuovi livelli dirigenziali cui si perverrà soltanto per pubblico concorso, configurando il livello dirigenziale apicale, per quanto riguarda il personale medico e per le altre professionalità sanitarie, quale incarico da conferire a dipendenti forniti di nuova, specifica idoneità nazionale all'esercizio delle funzioni di direzione e rinnovabile, definendo le modalità di accesso, le attribuzioni e le responsabilità del personale dirigenziale, ivi incluse quelle relative al personale medico, riguardo agli interventi preventivi, clinici, diagnostici e terapeutici, e la regolamentazione delle attività di tirocinio e formazione di tutto il personale; r) definire i principi per garantire i diritti dei cittadini nei confronti del servizio sanitario anche attraverso gli organismi di volontariato e di tutela dei diritti, favorendo la presenza e l'attività degli stessi all'interno delle strutture e prevedendo modalità di partecipazione e di verifica nella programmazione dell'assistenza sanitaria e nella organizzazione dei servizi. Restano salve le competenze ed attribuzioni delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano; s) definire i principi ed i criteri per la riorganizzazione, da parte delle regioni e province autonome, su base dipartimentale, dei presidi multizonali di prevenzione, di cui all'articolo 22 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, cui competono le funzioni di coordinamento tecnico dei servizi delle unità sanitarie locali, nonché di consulenza e supporto in materia di prevenzione a comuni, province o altre amministrazioni pubbliche ed al Ministero dell'ambiente; prevedere che i servizi delle unità sanitarie locali, cui competono le funzioni di cui agli articoli 16, 20, 21 e 22 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, siano organizzati nel dipartimento di prevenzione, articolato almeno nei servizi di prevenzione ambientale, igiene degli alimenti, prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro, igiene e sanità pubblica, veterinaria in riferimento alla sanità animale, all'igiene e commercializzazione degli alimenti di origine animale e all'igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche; t) destinare una quota del Fondo sanitario nazionale ad attività di ricerca di biomedica finalizzata, alle attività di ricerca di istituti di rilievo nazionale, riconosciuti come tali dalla normativa vigente in materia, dell'Istituto superiore di sanità e dell'Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (ISPESL), nonché ad iniziative centrali previste da leggi nazionali riguardanti programmi speciali di interesse e rilievo interregionale o nazionale da trasferire allo stato di previsione del Ministero della sanità; u) allo scopo di garantire la puntuale attuazione delle misure attribuite alla competenza delle regioni e delle province autonome, prevedere che in caso di inadempienza da parte delle medesime di adempimenti previsti dai decreti legislativi di cui al presente articolo, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della sanità, disponga, previa diffida, il compimento degli atti relativi in sostituzione delle predette amministrazioni regionali o provinciali; v) prevedere l'adozione, da parte delle regioni e delle province autonome, entro il 1° gennaio 1993, del sistema di lettura ottica delle prescrizioni mediche, attivando, secondo le modalità previste dall'articolo 4, comma 4, della legge 30 dicembre 1991, n. 412, le apposite commissioni professionali di verifica. Qualora il termine per l'attivazione del sistema non fosse rispettato, il Ministro della sanità, sentito il parere della Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, attiva i poteri sostitutivi consentiti dalla legge; ove tale parere non sia espresso entro trenta giorni il Ministro provvede direttamente; z) restano salve le competenze e le attribuzioni delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano".

(2) Pubblicato nel supplemento ordinario alla G. U. 30 dicembre 1992, n. 305; modifiche a tale decreto sono state apportate dal d.lgs. 7 dicembre 1993, n. 517 e dal d.lgs. 19 giugno 1999, n. 229 "Norme per la razionalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, a norma dell'articolo 1 della L. 30 novembre 1998, n. 419." (Pubblicato nel supplemento ordinario alla G. U. 16 luglio 1999, n. 165). Il provvedimento è noto come "Riforma sanitaria ter". Altre modifiche sono state apportate da leggi e decreti successivi (cfr. il "Testo aggiornato" del d.lgs. 502/1992 in http://xoomer.virgilio.it/pgiuff/dlgs502-92.pdf ).

(3) Il comma è stato sostituito nel d.lgs. 229/1999 dal seguente: "Le regioni, attraverso le unità sanitarie locali, assicurano i livelli essenziali di assistenza di cui all'articolo 1…".

(4) Il Servizio sanitario nazionale è caratterizzato da un sistema di programmazione, disciplinata dall'art. 1 del d.lgs. n. 502/1992, che si articola in piano sanitario nazionale e piani sanitari regionali. Il piano sanitario nazionale, predisposto dal Governo ogni tre anni, indica, tra l'altro, le aree prioritarie di intervento, i livelli essenziali di assistenza sanitaria da assicurare, gli obbiettivi da realizzare, le finalità generali e i settori principali della ricerca.
Nel nostro paese il Servizio sanitario nazionale, che ha carattere universalistico e solidaristico - fornisce cioè l'assistenza sanitaria a tutti i cittadini senza distinzioni di genere, residenza, età, reddito e lavoro - venne istituito con la legge di riforma sanitaria n. 833 del 1978 e sostituì il precedente sistema mutualistico (d. l. 8 luglio 1974, n. 264, convertito in legge 17 agosto 1974, n. 38: soppressione degli enti mutualistici e trasferimento alle Regioni dei compiti in materia di assistenza sanitaria ed ospedaliera).
Il Servizio sanitario nazionale garantisce, nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana, la tutela della salute, diritto fondamentale di ogni individuo ed interesse della collettività, sancito dall'articolo 32 della Costituzione italiana.
E' composto da enti ed organi di diverso livello istituzionale, che concorrono al raggiungimento degli obiettivi di tutela della salute dei cittadini. Ne fanno parte: Ministero della salute; enti ed organi di livello centrale: Consiglio superiore di sanità, Istituto superiore di sanità, Istituto superiore per la prevenzione e sicurezza del lavoro, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, istituti zooprofilattici sperimentali, Agenzia italiana del farmaco; enti ed organi territoriali: regioni e province autonome, aziende sanitarie locali, aziende ospedaliere (cfr. http://www.salute.gov.it/ministero/sezMinistero.jsp?label=principi).

(5) D.lgs 502/1992, art. 5, comma 1, sostituito nel d.lgs. 229/1999 dal seguente: "Nel rispetto della normativa regionale vigente, il patrimonio delle unità sanitarie locali e delle aziende ospedaliere è costituito da tutti i beni mobili ed immobili ad esse appartenenti, ivi compresi quelli da trasferire o trasferiti loro dallo Stato o da altri enti pubblici, in virtù di leggi o di provvedimenti amministrativi, nonché da tutti i beni comunque acquisiti nell'esercizio della propria attività o a seguito di atti di liberalità".


Soggetti produttori collegati:
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Bibliografia:
Gli archivi delle aziende ULSS: proposte di aggiornamento per il personale addetto ai servizi archivistici, a cura di G. BONFIGLIO DOSIO, Padova, CLEUP, 2008
Le carte di Ippocrate: gli archivi per la sanità nel Friuli Venezia Giulia, s.l., s.e., 2005
Medicina e ospedali memoria e futuro: aspetti e problemi degli archivi sanitari: atti del convegno, Napoli 20-21 dicembre 1996, Roma, Ministero per i beni e le attività culturali-Direzione generale per gli archivi, 2001
Schola Salernitana. Atti delle giornate di incontro, studi studi e formazione sugli archivi delle aziende sanitarie ed ospedaliere italiane, Salerno, 16-17 dicembre 1999, a cura di Michelina SESSA, [Napoli], Luciano Editore, 2001
L'organizzazione nelle aziende sanitarie, a cura di M. BERGAMASCHI, Milano, MCGraw-Hill libri Italia, 2000
Verso l'USL azienda, a cura di A. MATTONI, Milano, Vita e pensiero, 1991

Redazione e revisione:
Ciacci Francesca, 2012/01/26, revisione


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