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Le banche popolari, istituti di diritto privato, nascono come aziende di credito costituite in forma di cooperativa e operanti in centri urbani; i soci sono piccoli industriali, piccoli commercianti e professionisti. Raccolgono depositi che vengono investiti insieme al capitale sociale. Nascono in Germania e vengono introdotte in Italia intorno al 1860 soprattuto ad opera di Luigi Luzzetti, con alcune modifiche rispetto a quelle tedesche: la limitazione della responsabilità di ciascun socio al solo al valore delle azioni da lui sottoscritte e la scelta di trattare azioni di piccolo taglio.
La prima banca popolare italiana sorge a Lodi il 21 marzo 1864. In origine sono istituti modesti: piccolo il capitale, pochi i depositi, limitati i prestiti ai soci.
Nel 1876 viene fondata l'Associazione fra le banche popolari, inizialmente costituita da 17 istituti.
Il periodo tra il 1880 e il 1890 è particolarmente felice per la creazione di nuovi istituti. Si diffondono in particolar modo in Italia meridionale e insulare. I depositi cominciano ad aumentare e i prestiti vengono estesi anche ai non soci. Diventano le banche locali per eccellenza, destinate ad investire i risparmi dove questi si vengono a creare. Dopo il 1908 si accentua il movimento di consolidamento, di sviluppo e di espansione che porta, gradualmente, a modificarne la struttura originaria.
Organo supremo è l'assemblea dei soci che nomina il Consiglio di amministrazione e il Collegio dei sindaci: è socio chiunque possieda almeno un'azione.

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Editing and review:
Trevisan Fabrizia, 2005/11/04, prima redazione