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Papini Giovanni

Firenze 1881 gen. 9 - Firenze 1956 lug. 8

Scrittore
Promotore culturale

Intestazioni:
Papini, Giovanni, Tabarri, Cardini, scrittore, promotore culturale, (Firenze 1881- Firenze 1956), SIUSA

Altre denominazioni:
Tabarri, 1881/01/09-1882/08/10
Cardini, 1882/08/10-1888/05/14

Giovanni Papini scrittore e grande promotore culturale, fu protagonista e animatore della cultura fiorentina primonovecentesca. Nel 1903 fondò con Giuseppe Prezzolini la rivista «Leonardo», nata sotto la suggestione del pensiero di Rudolf Steiner e Friedrich Nietzsche con intenti di rigenerazione antiaccademica della cultura italiana; nello stesso anno fu redattore de «Il Regno» di Enrico Corradini ed esordì come narratore con i racconti metafisici "Il tragico quotidiano" (1906) e "Il pilota cieco" (1907). Chiusa nel 1907 l’esperienza di «Leonardo», Papini licenziò il suo primo libro filosofico, "Il crepuscolo dei filosofi", in cui lo scrittore approdò a una dichiarazione di morte per l’intera filosofia in nome di quell’irrazionalismo vitalistico che gli fece demolire il pensiero dei grandi pensatori moderni. Nel 1911 fondò con Giovanni Amendola la rivista «L’Anima» e nel 1913 con Ardengo Soffici «Lacerba» che, anche grazie alla collaborazione di Aldo Palazzeschi, divenne l’organo del Futurismo fiorentino. Si aprì così una stagione di furore iconoclasta testimoniata dalle "Stroncature" papiniane del 1916, dove i classici della letteratura e della cultura di ogni tempo furono sottoposti a una critica serrata e distruttiva in nome dell’Avanguardia. Intanto, con le prose poetiche di "Cento pagine di poesia" (1915) e i versi di "Opera prima" (1917), Papini mostrò di coltivare una prosa misticheggiante, lirica, psicologistica che contraddistinse parte delle pagine autobiografiche di "Un uomo finito" (1913), diario di una crisi esistenziale che diventò significativa testimonianza di una ricerca, anche religiosa, della verità. La conversione del 1921, che portò alla stesura della "Storia di Cristo", ebbe un’enorme risonanza, delineandosi quale esito esemplare di una vicenda intellettuale ostentatamente dissacratoria. La produzione di Papini continuò ad essere intensissima: scrisse testi di apologetica religiosa, talora eterodossa ("Sant’Agostino", 1929; "Dante vivo", 1933; "Lettere agli uomini di Celestino VI", 1946; "Il diavolo", 1953); inchieste e satire di costume ("Gog", 1931); prose in cui ritornava la vena lirica di certe pagine giovanili ("Schegge", scritti raccolti in un volume postumo del 1971, ma già pubblicati sul «Corriere della Sera» negli anni Quaranta e Cinquanta). Il fascismo fece di Papini una sorta di scrittore ufficiale: nel 1935 gli venne affidata la cattedra di letteratura italiana all’Università di Bologna, a cui dovette rinunciare a causa delle aggravate condizioni di salute; nel 1937 venne nominato accademico d’Italia e chiamato alla presidenza dell’Istituto di Studi sul Rinascimento di Firenze; dal 1938 al 1944 diresse il periodico dell’Istituto, «La Rinascita».

Per saperne di più:
Papini, Giovanni - Voce nel Dizionario biografico degli italiani, Treccani

Complessi archivistici prodotti:
Papini Giovanni (Fondazione Primo Conti ETS) (fondo)
Papini Giovanni (Gabinetto Vieusseux) (collezione / raccolta)


Bibliografia:
S. BARTOLINI, Due protagonisti del Novecento. Pubblicate le lettere tra Papini e Soffici, in «Roma», Napoli, 17 maggio 1992

Redazione e revisione:
Berni Maria Chiara, 2009/06, prima redazione
Capannelli Emilio, revisione
Malfatti Stefano, 2021/11/04, revisione
Morotti Laura, 2009/09, rielaborazione


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