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Toro Assicurazioni spa

Sede: Torino
Date di esistenza: 1833 gen. 5 - 2009

Intestazioni:
Toro Assicurazioni, Torino, 1833 - 2009, SIUSA

Altre denominazioni:
Compagnia Anonima d'Assicurazione contro gl'Incendj a premio fisso, 1833 - 1856
Compagnia d'Assicurazione contro i danni degli incendi e scoppio del gas a premio fisso, 1856 - 1925
Compagnia Anonima d'Assicurazione di Torino, 1925 - 1974
Toro Assicurazioni spa, 1974 - 2009

Il 5 gennaio 1833 il Re Carlo Alberto firmava le RR Patenti che autorizzavano l'esercizio della "Compagnia Anonima d'Assicurazione contro gl'Incendj a premio fisso", prima società di capitali operante nello Stato Sabaudo. La Compagnia fu fondata per iniziativa del banchiere di Corte,Felice Nigra, con altri esponenti della finanza torinese, G. Domenico Vicino, Felice Capello e G. Battista Barbaroux.
L'appellativo "Il Toro", fu adottato per motivi di comodità dal 1847, anno in cui sulle polizze e sulle placche (targhe) comparve il toro rampante, simbolo della città di Torino. Nel 1856 la ragione sociale divenne " Compagnia Anonima d'Assicurazione contro i danni degli incendi e scoppio del gas a premio fisso". Nel 1887 assunse la denominazione "Compagnia Anonima d'Assicurazione degli incendi e rischi accessori a premio fisso". Nel 1925 divenne "Compagnia Anonima d'Assicurazione di Torino" accompagnata dall'indicazione "Il Toro" e nel 1974 la ragione sociale assunse a tutti gli effetti la denominazione "Toro Assicurazioni S.p.A".
Con l'avvio dell'attività della Compagnia, che si affiancava alla Reale Mutua, si apriva nel Regno Sabaudo, un vero e proprio mercato delle assicurazioni. Smentendo i difensori del regime protezionistico, la concorrenza tra le due compagnie assicuratrici consentì ad entrambe di crescere e prosperare, rivestendo, anzi, una funzione di modernizzazione di tutto il sistema economico e finanziario del piccolo stato subalpino, fino al compimento del processo unitario.
La Compagnia assunse la forma della società di capitali a gestione "democratica". Lo statuto originario prevedeva, infatti, un numero massimo di trecento azioni e ogni azionista non poteva possederne più di dieci. Ad ogni azionista partecipante all'assemblea sociale, denominata "Convocato degli azionarj", era attribuito un solo voto, indipendentemente dal numero di quote possedute. Questa singolare norma era volta a evitare che si formassero maggioranze azionarie e a garantire che gli indirizzi della Compagnia fossero determinati dalle volontà personali dei soci. Più che da un'impostazione ultra-democratica, tale cautela derivava dalla diffidenza, ancora diffusa all'epoca anche in ambienti aperti alla modernizzazione, quali i banchieri che vi partecipavano, nei confronti della libera circolazione delle azioni. In realtà, la società era controllata da alcune famiglie di banchieri e industriali della filatura della seta: i Barbaroux, di origine alsaziana (il primo presidente della Toro, G. Battista, era fratello del più noto Giuseppe, ministro guardasigilli), i Nigra (il fondatore, Felice, il figlio Giovanni, che ricoprì in seguito la delicatissima carica di ministro delle Finanze dopo la sconfitta di Novara del 1849, riuscendo ad evitare il tracollo finanziario grazie ai prestiti "personalmente" ottenuti dai Rotshchild di Parigi), i Prever, i De Fernex, i Vicino, i Capello. Oltre a questi esponenti della borghesia torinese "nobilitata" di recente, figuravano anche alcuni esponenti della più antica nobiltà sabauda: Cesare Della Chiesa di Benevello, grande organizzatore culturale fondatore della Società Promotrice delle Belle Arti ed artista egli stesso, Michele Benso di Cavour (padre di Camillo), Vespasiano Ripa di Meana, Edoardo Rignon e Gaetano Bertalazone d'Arache e, unica donna, Luigia Rignon Vicino.
Dopo una prima fase di operatività su tutto il territorio sabaudo di terraferma (in quindici anni le agenzie raggiunsero il numero ragguardevole di 70), nel 1855, con decreto a firma del Re Vittorio Emanuele II, su proposta del Presidente del Consiglio e Ministro delle Finanze e del Commercio, Camillo Cavour, la Compagnia fu autorizzata ad operare anche in Sardegna. Dopo l'unità d'Italia ed il trasferimento della capitale da Torino a Firenze, prima, e successivamente a Roma, la Compagnia aprì agenzie anche nel centro e nel sud Italia. L'obiettivo era la penetrazione su tutto il territorio e una diffusione capillare della rete di vendita: non solo i grandi proprietari, quindi, ma tutti i possessori di immobili, sia urbani sia rurali, divennero potenziali clienti. Tale obiettivo fu perseguito con una rete sempre più fitta di agenzie, alcune anche all'estero, e soprattutto, una persistente comunicazione pubblicitaria: l'affissione di manifesti e delle immancabili placche sulle facciate degli immobili assicurati e le inserzioni sulla stampa.
In parallelo alla sua diffusione sul territorio nazionale, la Compagnia partecipò attivamente, insieme ad altre grandi imprese assicuratrici italiane, allo sviluppo edilizio di alcune grandi città, promuovendo al contempo le normative e le tecniche della prevenzione degli incendi, nonché lo sviluppo e l'efficienza dei pompieri e delle loro attrezzature.
Non era peraltro un segreto la vicinanza politica dei principali Amministratori della Compagnia alla Società Nazionale e il fatto che fra gli azionisti figurasse lo stesso conte Camillo Cavour (una volta tanto seguendo le orme paterne). Più che in Lombardia, dove da tempo operavano solide compagnie concorrenti, la Compagnia puntò sui territori "vergini" come l'Emilia, la Toscana, l'Umbria e le Marche. La crescita fu costante fino alla fine degli anni Settanta: i premi riscossi ammontavano a 220.000 lire nel 1840, a 910.000 lire nel 1860 ed arrivarono a superare 1.700.000 di lire nel 1878. Da quell'anno in poi il giro d'affari si stabilizzò, preferendo gli Amministratori della Compagnia puntare l'attenzione sulla redditività delle gestioni, piuttosto che sull'apertura di nuove agenzie. La spesa annua per il personale, ad esempio, che nella fase del massimo incremento (1863) arrivò a superare le 80.000 lire, si ridusse nel 1880 a 67.000 lire. Per tutta la seconda metà del secolo, in buona sostanza, la partecipazione nella Compagnia costituì per gli azionisti un impiego di parte dei patrimoni familiari moderatamente, ma costantemente redditizio, a differenza di molti altri impieghi più speculativi, come ad esempio gli investimenti immobiliari, che alla verifica dei fatti si sarebbero rivelati ben più rischiosi.
L'orientamento strategico era quello di un'azienda diffusa su tutto il territorio nazionale, ma fortemente radicata soprattutto nel Piemonte, zona di origine. L'espansione del giro d'affari riprese dal 1904. Approfittando del rilevante sviluppo manifatturiero dell'area torinese nel primo Novecento, fu approvata una riforma dello statuto (1907) volta ad ampliare l'assicurazione del ramo incendi anche a rischi accessori quali "rischio locativo" e "ricorso vicini". Per contro, invece, la società decise di non entrare ancora nel ramo vita, scelta che indubbiamente ne limitò la crescita nei primi anni del secolo, ma che d'altro canto la mise al riparo dai contraccolpi della nazionalizzazione del settore avvenuta nel 1912.
Un forte rilancio si registrò nel negli anni venti, anche in conseguenza di un ricambio ai vertici. Si riorganizzarono i settori e vennero avviati operativamente, nel campo dell'assicurazione industriale, i nuovi rami degli infortuni e della responsabilità civile, successivamente integrati dal ramo furti. Tra le due guerre "il Toro", sospinto dal dinamismo del nuovo direttore Carlo Ruffini, diversificò le attività con l'apertura dei rami guasti e grandine.
Nel 1929 iniziò il programma edilizio della Compagnia che comprendeva la costruzione a Torino di quattro grandi isolati di case da reddito.
Per quanto riguarda il ramo vita, invece, si preferì lasciare il campo alla società Augusta Assicurazioni, costituita in Torino nel 1926 e strettamente collegata alla Toro da legami finanziari e accordi commerciali. Nel 1928, l'Augusta venne definitivamente incorporata e Il Toro potè così esercitare direttamente l'importante ramo Vita.
Il comm. Ruffini, dipendente della Compagnia dal 1905, divenne negli anni trenta il maggior azionista, nonché direttore generale, amministratore delegato e Presidente, e ricoprì le tre cariche sino alla morte, avvenuta nel 1959. La sua ascesa fu tanto rapida quanto portatrice di sostanziali innovazioni che hanno inserito la Compagnia nel novero delle protagoniste del panorama assicurativo nazionale e internazionale. In Italia si ricordano le acquisizioni delle società La Vittoria Assicurazioni, La Vittoria Riassicurazioni, Alleanza Securitas Esperia, La Preservatrice. La spinta espansiva continuò a influenzare la politica della Società portandola ad operare anche sui mercati internazionaliquali Belgio, Spagna, Olanda e Libano.
Tra le alleanze con compagnie estere si ricordano La Baloise di Basilea, Phoenix Assurance Co. di Londra, Continental Insurance Co.di New York.
Tra le acquisizioni di società all'estero si citano Le Continent IARD e Continent Vie e il controllo dell'Union General du Nord in Francia. Sempre in Francia aprì a Parigi una succursale con la denominazione "La Turin".
Dal 1977 al 1983 il controllo della Toro Assicurazioni fu assunto dal Banco Ambrosiano tramite la La Centrale Finanziaria: vice presidenti erano Roberto Calvi e Fabrizio Zanon.
Dopo la misteriosa morte di Calvi e la bufera che nel 1982 investì il gruppo bancario, nel marzo 1983 la Toro venne rilevata da una cordata di imprenditori piemontesi raccolti nella FIDAM. Nel maggio di quell'anno il pacchetto venne conferito all'Ifil e Presidente della Società fu nominato Umberto Agnelli che conservò la carica fino al 1993, quando la proprietà divenne Fiat e la presidenza affidata a Benedetto Salaroli.
Nel 2001 Toro esce dalla Borsa Valori di Milano e nel 2003 Il Gruppo Fiat cede Toro Assicurazioni al Gruppo De Agostini. Nel 2005 Toro torna in Piazza Affari. Nel 2006 Toro esce nuovamente dalla Borsa ed entra a far parte del Gruppo Generali insieme alle controllate Augusta Assicurazioni, Lloyd Italico e DAS. Dal 1° ottobre 2009 dall'integrazione organizzativa delle due Compagnie del Gruppo Generali, Toro Assicurazioni e Alleanza Assicurazioni, è operativa la nuova Società denominata AlleanzaToro spa.


Condizione giuridica:
privato

Tipologia del soggetto produttore:
ente di credito, assicurativo, previdenziale

Per saperne di più:
AlleanzaToro spa

Complessi archivistici prodotti:
Toro Assicurazioni spa (fondo)


Bibliografia:
V. Pautassi, Gli istituti di credito e assicurativi e la borsa in Piemonte dal 1831 al 1861, Torino, Museo Nazionale del Risorgimento, 1961
G. C. Jocteau, R. Weigmann, La Toro Assicurazioni dal Regno di Sardegna alle soglie del 2000, Toro Assicurazioni, Torino 2000
Carlo Boccazzi Varotto, L'archivio storico della Toro Assicurazioni, in "Archivi e imprese", a.VII, n.14, dicembre 1996
I cento anni della Compagnia Anonima d'Assicurazione di Torino, Milano, Alfieri e Lacroix, 1933
G.C. Jocteau, La nobiltà piemontese e le trasformazioni economiche e sociali, in Grande impresa e sviluppo italiano. Studi per i cento anni della Fiat (a cura di Cesare Annibaldi), Bologna, Società Editrice il Mulino, 1999, 100-107

Redazione e revisione:
Bonzanino Paola, 2012/09/12, prima redazione
Caffaratto Daniela, 2013/20/01, supervisione della scheda


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