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Le Monnier Felice

Verdun 1806 dic. 1 - Firenze 1884

Tipografo, editore e proprietario de «La Gazzetta del Popolo», 1861 - 1862
Tipografo-editore

Intestazioni:
Le Monnier, Felice, editore, (Verdun 1806 - Firenze 1884), SIUSA

F. L.M. nacque a Verdun, cittadina francese in cui il padre Jean faceva parte della guarnigione militare e la madre, Jeanne Michaud, era figlia di un orologiaio. Avviato alla carriera militare, L. M. frequentó a Parigi la scuola di Saint-Cyr e successivamente il collegio Enrico IV. Insofferente della disciplina militare il giovane scappó dal collegio e, per punizione, fu affidato dal padre ad un amico tipografo. Allo scoppio della rivoluzione del 1830 L.M. era "proto" nella stamperia. L'ordinanza contro la libertá di stampa provocó la reazione dei tipografi che dettero inizio agli scontri che si estesero a tutta la cittá: L.M. combatté alla testa degli operai. Insieme al figlio del principale decise di realizzare il progetto di cercare fortuna in Grecia. Fornito di una lettera di presentazione dell'editore Renouard per G.P. Vieusseux, L. M. si fermó a Firenze, centro del movimento filoellenico. Respinto da Vieusseux, che temeva di compromettersi ulteriormente con le autoritá di polizia, L. M. fu accolto nella tipografia di Passigli e Borghi e seguì quest'ultimo al momento del distacco tra i soci. Da direttore a socio il passo fu breve: nel 1837 nacque la "Felice Le Monnier e C.". Sulla prima attivitá della casa editrice abbiamo poche notizie; nel 1840 L. M. rimase unico proprietario e inizió a lavorare per la "Societá editrice fiorentina" acquistando ben presto fama per l'elegante semplicitá delle edizioni. Dal 1841 inizió l'attivitá editoriale vera e propria con la pubblicazione del "Discorso sulle Storie italiane di Giuseppe Borghi". L.M. entró in contatto con Tommaseo, Gino Capponi, Vieusseux, muovendosi con vivacitá e disinvoltura nell'ambiente letterario fiorentino, sfidando la censura e avvalendosi della collaborazione di Gaspero Barbèra. Rivolgendosi ad un pubblico medio-borghese e popolare allargó l'attivitá editoriale con spirito imprenditoriale moderno e grande intuito commerciale, cui si accompagnarono costantemente l'impegno politico e l'amore per la correttezza linguistica. La pubblicazione de l'"Arnaldo da Brescia" di G.B. Niccolini (1843), proibito dalla polizia e introdotto clandestinamente a Firenze, decretó il successo dell'editore nonché l'inizio della prestigiosa collana "Biblioteca Nazionale" che L. M. portó avanti con la collaborazione di Barbéra e l'aiuto fondamentale di G.P. Vieusseux. "Concetto politico non disgiunto da criterio letterario": sono i criteri cui si ispiró l'editore, che ripropose i classici attualizzandone la lettura o aggiungendo notizie inedite. I nomi dei curatori delle edizioni sono quelli degli scrittori piú noti del periodo risorgimentale; i volumi eleganti ed accurati nonché economici ebbero un successo di pubblico senza precedenti. Tra le pubblicazioni piú significative della collana citiamo le opere di Giacomo Leopardi (1845) e del Foscolo (per cui L.M. si avvalse della collaborazione di Giuseppe Mazzini a Londra). Gli anni piú fecondi per pubblicazioni e progetti, cui collaborarono Cesare Balbo e Michele Amari, furono quelli tra il 1845 e il 1847. Al 1846 risale la stampa clandestina e l'avventurosa diffusione di "Degli ultimi casi di Romagna" di Massimo D'Azeglio. Il 1848 segnó una battuta d'arresto per L.M. come per altri tipografi-editori. Era il momento degli opuscoli politici e dei quotidiani: L.M. fu l'editore de "La Costituente italiana". Nel 1849 inizió la ripresa, tra il 1852 e il 1853 la "Biblioteca Nazionale" riprende slancio. Dopo l'uscita di Barbèra, che si mise in proprio, L.M. continuó da solo, tra il 1854 e il 1859, ad arricchire il catalogo di nuovi titoli. Con il 1859 si torna al clima politico, agli opuscoli e ai giornali: L.M. era tipografo, editore e proprietario de «La Gazzetta del Popolo» (1861) che ne rispecchiava l'idea nazionalista e pur moderata, avversa all'Austria e al Papa, ma pacifica. Il giornale fu ceduto l'anno seguente, con l'impegno a non modificarne la linea politica. Tra il 1861 e il 1862 avvenne il trasloco dal monastero di S. Barnaba alla nuova sede in via San Gallo, dove inizió l'attivitá nel settore dei libri scolastici, passato ormai, all'indomani dell'Unitá, il momento delle pubblicazioni politiche. Inizió anche la collana dei "Dizionari". Ma entrambe le iniziative si rivelarono poco produttive, sì da far maturare in L.M. il proposito di cedere la tipografia. Mancavano ormai entusiasmo e spirito d'iniziativa, la "Biblioteca" non si vendeva piú come una volta, gli scritti patriottici avevano perso di interesse e di attualitá col mutare della situazione politica, scaduta a lotta tra fazioni e particolarismi. L.M. si sentiva ormai stanco e demotivato anche per la mancanza di figli a cui passare le consegne (unici affetti familiari furono il fratello Eugenio e la moglie Annina). Nel 1865 la tipografia fu definitivamente ceduta alla nascente "Societá Successori Le Monnier", di cui faceva parte Bettino Ricasoli, che offriva serie garanzie di continuitá. L'anno successivo cessó anche l'attivitá editoriale, assumendo il L.M. la carica di direttore della Societá che conservò fino al 1879, quando si ritirò nella sua villa di Bellosguardo.

Complessi archivistici prodotti:
Le Monnier Felice (fondo)


Bibliografia:
P. Innocenti, "Il bosco e gli alberi. Storie di libri, storie di biblioteche, storie di idee", Firenze, Giunta Regionale Toscana, la Nuova Italia, 1984, Vol. I, pp. 310, 498-499
C. CECCUTI, Le Monnier dal Risorgimento alla Repubblica (1837-1987). Centocinquant'anni per la cultura e per la scuola, Firenze, Le Monnier, 1987, 1-93
Ceccuti C., Un editore del Risorgimento: Felice Le Monnier, con introduzione di G. Spadolini, Firenze, Le Monnier, 1974

Redazione e revisione:
Capannelli Emilio, 2007/07/4, revisione
Porciatti Gianna, integrazione successiva


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