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Verrucci Bey Ernesto

Force (Ascoli Piceno) 1874 - Force (Ascoli Piceno) 1947

Architetto

Intestazioni:
Verrucci, Bey, Ernesto, architetto, (Force 1874 - Force 1947), SIUSA

Proveniente da famiglia agiata, studiò a Mirandola, ma si diplomò in architettura all'Accademia di belle arti di Modena. Di impeto eroico e indipendentista, prese parte alla guerra greco - turca nel 1896, arruolandosi volontario nelle file garibaldine del generale Ricciotti Garibaldi. Tra i legionari conobbe il conte Pedrocchi, naturalizzato egiziano, che lo convinse a trasferirsi ad Alessandria d'Egitto. Qui fece parte del personale tecnico del museo greco-romano e riuscì a ricostruire l'Acropoli di Racotis. Nel 1897 si trasferì al Cairo, nominato architetto dal Ministero dei lavori pubblici, ma dopo aver dato le dimissioni, si dedicò alla libera professione. Entrato stabilmente nel mondo d'affari egiziano, Ernesto Verrucci ottenne numerose commissioni. Il monumento funerario della famiglia Nuncovic (stile classico) nel cimitero greco-ortodosso, il cenotafio del dott. Elwi Pascià (in stile arabo), eretto nel cimitero musulmano del Cairo, la sede della Società di economia politica (in stile rinascimentale), la villa di De Martino pascià (fusione di più motivi architettonici), la scuola greca di Heliopolis (stile bizantino), i locali della Società internazionale di assistenza pubblica, il teatro nel giardino dell'Esbekieh del Cairo (in stile orientale), la sede della Società di entomologia d'Egitto, sono soltanto alcune delle numerose opere firmate dal geniale architetto marchigiano, apprezzato intenditore delle varie culture mediterranee. Nel 1917 venne nominato architetto capo delle opere pie sultaniali dal sultano Fuad I che gli commissionò tutti i suoi fantastici palazzi reali del Cairo e di Alessandria d' Egitto. Nel 1919 ricevette dallo stesso l'alta distinzione onorifica di Bey che affiancò da allora al suo cognome. Dal 1919 al 1936 (anno in cui morì Re Fuad I) furono eseguite ristrutturazioni anche nel palazzo reale di Abdin al Cairo e tra esse ancora oggi fanno mostra di sé lo "scalone d'onore" stile Luigi XVI, ricco di decorazioni plastiche e policrome, la "sala del biliardo" in stile rinascimentale, gli appartamenti privati del re e della regina, i nuovi appartamenti reali nel Haremlik (compreso quello per i sovrani stranieri in visita), il "salone" (in stile bizantino) decorato da stupendi mosaici da bravissimi artigiani veneziani, la grande "sala di ricevimento", sfolgorante di magnifiche decorazioni i cui lampadari, bronzi e vetrate sono stati realizzati da artigiani milanesi su disegno dello stesso Verrucci, la "sala del trono", in stile arabo e finemente decorata con motivi orientali.
La fama di Verrucci, nell'Egitto di Re Fuad, non conobbe più limiti. Divenuto agli occhi degli arabi un vero maestro della valorizzazione architettonica e artistica del mondo musulmano, il marchigiano ottenne ancora altre commesse importanti come la nuova caserma per le guardie e la cavalleria reale, compresa l'autorimessa della corte. Sue anche le facciate del palazzo reale di Kubbech, al Cairo, le quali vennero riproposte in stile rinascimentale. Anche la città di Alessandria conserva oggi tracce del lavoro dell'architetto italiano. In questo agglomerato urbano Verrucci realizzò forse la sua opera più bella, e comunque quella che lo rese più famoso: il palazzo reale a Montazah, italianissimo nelle pure linee quattrocentesche. Nel corpo di questo importante edificio l'italiano riprodusse tra l'altro la torre senese dell'architetto Mangia, mentre su un isolotto eresse un padiglione decorato in stile pompeiano. Prolifico nella progettazione e nella realizzazione, l'italiano lasciò in Egitto gran parte della sua fama e numerosi altri segni della sua arte. Tra essi vanno ricordati anche le opere realizzate a Damanhur. Qui Verrucci regalò alla cittadinanza il teatro, la biblioteca ed il museo civico. Ad Alessandria invece egli operò nella costruzione della casa di riposo "Vittorio Emanuele III" e della sede dell'Associazione internazionale soccorsi sanitari d'urgenza (AISSU) inaugurata da re Fuad I nel 1928. Realizzò nella città alessandrina (era il 1927) anche il monumento in onore di Ismail pascià, quale esponente di spicco di una comunità italiana che decise di regalare l'opera a re Fuad. Ultima sua opera rimase la sede dell'Istituto di musica orientale del Cairo, realizzata nel 1928. Gratificato e acclamato dal mondo culturale arabo come novello paladino dell'arte araba, Verrucci rientrò in Italia negli anni Trenta e, dimenticato, concluse la sua esistenza nella sua natia Force.


Complessi archivistici prodotti:
Verrucci Bey Ernesto (fondo)


Bibliografia:
E. GODOLI, Le architetture in stile arabo moderno di Ernesto Verrucci Bey, in Quasar. Quaderni di storia dell'architettura e restauro, Sezione monografica: Architetti italiani nel Levante e nell'Africa, profili di artisti marchigiani, 1997, 18, p. 31.
L'architettura negli archivi. Guida agli archivi di architettura nelle Marche, a cura di Antonello Alici e Mauro Tosti Croce, Roma Gangemi 2011 (Archivi e Architettura. Percorsi di ricerca, 1), 123-124

Redazione e revisione:
Megale Lucia, 2011-2012, supervisione della scheda
Palma Maria, 2012, supervisione della scheda
Zacchilli Ilaria, 2007, prima redazione


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