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Coccioli Carlo

Livorno 1920 mag. 15 - Città del Messico 2003 ago. 5

Scrittore
Giornalista
Pittore

Intestazioni:
Coccioli, Carlo, scrittore, giornalista, pittore, (Livorno 1920 - Città del Messico 2003), SIUSA

Carlo Coccioli, scrittore italiano e Medaglia d'argento al valor militare. Il padre, Attilio, era un giovanissimo sottotenente dei bersaglieri, di origini tarantine, inviato nella città toscana dopo la Prima guerra mondiale. La madre era Anna Duranti, livornese, di famiglia ebraica. Da bambino Coccioli seguì suo padre ufficiale in Libia, a Tripoli e in Cirenaica. A Bendasi trascorse l'infanzia e l'adolescenza. In seguito tornò in Italia per studiare, prima a Fiume e poi, all'inizio della Seconda guerra mondiale, in Toscana con sua madre. Richiamato alle armi, dopo l'8 settembre 1943 si unì alle prime formazioni partigiane sull'Appennino Tosco-Emiliano. Catturato dai tedeschi, evase dalla prigione di Bologna, episodio che a guerra finita gli valse una medaglia al merito. Nell'immediato dopo guerra, si laureò in Lingue e letterature orientali (araba ed ebraica) presso l'Istituto orientale di Napoli con una tesi dal titolo: "I racconti di animali nelle letterature orali africane".
Nel 1946 Enrico Vallecchi pubblicò il suo primo romanzo: “Il Migliore e l'Ultimo”. Carlo viveva ad Arcetri e lavorava a Firenze da Vallecchi, all'ufficio propaganda e sviluppo. L'anno successivo si trasferì a Firenze ed iniziò la redazione di un testo letterario dal titolo “Il ragazzo” per un premio letterario bandito a Venezia. Era il primo nucleo di ciò che poi divenne “Fabrizio Lupo”. Il romanzo, che l'autore non tradusse in italiano fino al 1978, fece all'epoca molto scandalo per il racconto in termini espliciti della scoperta da parte del protagonista (un cattolico) della propria omosessualità; proprio a causa di tale scalpore, Coccioli abbandonò l'Europa nel 1953 e si trasferì definitivamente in Messico dove scrisse le sue opere più importanti. Stabilitosi a Città del Messico, frequentò Diego Rivera, la poetessa Guadalupe Amor, Carlos Benitez , Machila Armida, José Benitez, Rufino Tamayo. Il percorso di avvicinamento alla religione ebraica, intrapreso alla fine degli anni '60 e descritto in “Documento127”, ebbe il suo culmine nel 1976, anno di “Davide”, che gli valse in seguito il premio Selezione Campiello. Insieme con Rafael Gimenez e Martin Luis Guzman, partecipò all'apertura della libreria "Quartier Latin", centro di cultura italo-francese nella città messicana.
Nel 1960 iniziò l'attività di inviato speciale per alcuni quotidiani italiani: prima il «Corriere della Sera» poi «Il Giorno» e «La Nazione». Il 10 luglio del 1988 Carlo fu vittima di un sequestro di matrice terroristica. Le successive indagini non hanno mai fatto luce sui mandanti e sui moventi dei sequestratori.
Malato, operato di cuore, è rimasto legato alla sua Città del Messico, dove è spirato il 5 agosto del 2003.


Complessi archivistici prodotti:
Coccioli Carlo (fondo)


Redazione e revisione:
Camarlinghi Adriana, 2010, revisione
Capannelli Emilio, revisione
Carnovale Marta, 2010, revisione
Frisina Laura, 2010, prima redazione
Morotti Laura, rielaborazione


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