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Curia patriarcale di Venezia

fondo

Estremi cronologici: 1318 giu. 24

Note alla datazione: con documenti in copia dal 1177 e notizie dal 429

Consistenza: Unità 3968: regg., bb., fascc. e filze

Descrizione: La struttura dell'archivio della Curia patriarcale veneziana nei secoli più antichi della sua esistenza e fino al sec. XVII, in assenza di inventari o resoconti coevi, può essere solo ricostruita a partire dalla documentazione pervenuta e dai caratteri originali che ancora si possono leggere al di sotto dei rimaneggiamenti subiti in varie epoche. Benché si conservino frammenti di documentazione trecentesca a registro, una vera strutturazione in serie è documentata dagli anni '20 del sec. XV e ancora più decisamente dagli anni '60 del secolo, quando si individuano chiaramente le serie degli atti di cancelleria (ora in Sezione antica, «Diversorum»), delle ordinazioni sacerdotali e delle collazioni dei benefici (Archivio 'segreto', «Clero. Ordinazioni» e «Clero. Benefici») e dell'attività giudiziaria (Sezione antica, «Actorum, mandatorum et preceptorum»), oltre ad altra documentazione non organizzata a registro, quali atti di visite pastorali e inventari. È solo dopo il Concilio di Trento che la documentazione prodotta dalla cancelleria si articola in modo più ampio, anche se l'impostazione di serie per settori di attività sembra essere avvenuta con qualche incertezza e difficoltà e pare oscillare per tutto il sec. XVII tra diverse modalità organizzative che ora unificano ora ripartiscono le differenti tipologie documentarie. Tuttavia tale situazione può spiegarsi, almeno per le sue fasi più antiche, anche con la perdita di documentazione nell'incendio della sacrestia di San Bartolomeo, sede più centrale di parte degli uffici della Curia, avvenuto nel dicembre 1572 (Sezione antica, «Actorum, mandatorum, praeceptorum», reg. 73, 1577, apr. 27). Il patriarcato di Giovanni Trevisan (1560-1590), che copre l'intero periodo post conciliare, costituì certamente un momento di svolta anche per l'impostazione dell'archivio: così attestano le disposizioni impartite a seguito della visita pastorale alla cancelleria condotta dal vicario generale Francesco Lazzaroni nel 1639 (Archivio 'segreto', «Visite pastorali», Visite Corner, fasc. 33), in cui proprio il patriarcato del Trevisan funge da discrimine per distinguere i registri «antiqui» da riporsi, senza ulteriori indicazioni, in un armadio vicino alla porta della cancelleria, e quelli successivi, a partire appunto dal suo patriarcato, che si ordinò invece di riporre ordinatamente negli armadi all'interno della cancelleria e di descrivere in un inventario. La situazione al 1639, durante il patriarcato di Federico Corner, è restituita dalla citata visita pastorale alla cancelleria: oltre all'impressione di abbandono generale e di totale ignoranza e inconsapevolezza dei notai addetti circa la documentazione depositata spesso alla rinfusa negli armadi, si rintracciano nelle prescrizioni imparite le indicazioni relative alle serie allora presenti e in larga misura riscontrabili anche oggi: Actorum, Actorum generalium, Collationum, Ordinationum, Instrumentorum, Matrimoniorum, Monialium, Diversorum, oltre a visite pastorali, processi civili - ordinari e delegati - e processi criminali. Inoltre si ricava che durante il cancellierato di Giovanni Battista Cattaneo, morto in quell'anno, erano stati rinnovati gli armadi della cancelleria e si era dato inizio al riordino delle scritture, compilandone anche un repertorio: ma come era andato perduto l'inventario, così non pareva aver avuto alcun esito visibile l'attività di riordino intrapresa; uno dei possibili motivi può essere individuato nell'uso da parte di notai e cancellieri di tenere presso le rispettive abitazioni i registri dell'attività corrente, pratica che da allora venne proibita. Le modalità di tenuta dei registri allora prescritte non sembrerebbero però aver sortito un effetto immediato, ma solo un decennio più tardi, nel 1647: è a questa data infatti che per ogni serie venne iniziato un nuovo registro che reca in apertura una nota in cui programmaticamente sono enumerate tutte le tipologie di atti da registrarsi, circostanza che denota la volontà di reimpostare su basi uniformi la produzione e tenuta della documentazione. Tuttavia ancora nel 1688 si riscontrava lo stato di disordine in cui versava la cancelleria patriarcale, rilevando «quamplurimos deffectus tum librorum et codicum, tum scripturarum» (Sezione antica, «Actorum, mandatorum, praeceptorum», reg. 119, c. 29, 1688, dic. 20).
Verso gli anni '70 del sec. XVIII si colloca l'intervento di ordinamento che ha impresso l'attuale fisionomia all'archivio, nella struttura e composizione delle serie presenti fino a quell'epoca. L'operazione si deve a Giovanni Battista Scomparin, diacono titolato della chiesa di San Biagio e archivista della cancelleria, come egli stesso si qualifica nelle opere memorialistiche redatte al termine della sua opera. Le operazioni furono condotte circa negli stessi anni in cui lo stesso Scomparin riordinò anche l'archivio del Seminario patriarcale, mentre Domenico Pio Bragadin intervenne sull'archivio della Mensa patriarcale, con analoghe operazioni di riordino e repertoriazione: operazioni queste nel loro complesso avviate e compiute durante il patriarcato di Giovanni Bragadin. Lo Scomparin intervenne in particolare sulle serie portanti dell'archivio conferendo loro l'attuale struttura e uniformando spesso legature e intitolazioni e ripartì i fascicoli del tribunale ecclesiastico secondo scansioni tipologiche; inoltre raccolse documentazione sciolta in filze e volumi per materia che spesso pose in apertura delle serie in qualità di antecedenti. La sua attività si completò con la repertoriazione dei fascicoli processuali, la predisposizione di indici per molti dei registri che non ne erano forniti e infine nella compilazione di raccolte tematiche di documentazione tratta dall'archivio stesso, a scopo memorialistico e di erudizione, ora riunite in un'apposita serie dell'archivio.
La documentazione dei secoli XIX e XX si articola in serie prevalentemente a fascicolo secondo i più ampi ambiti di intervento della Curia, talora ricalcando le competenze degli uffici in cui si è andata via via strutturando la Curia stessa. Tuttavia l'organizzazione di tale documentazione manca spesso di sistematicità, in parte forse per le modalità di archiviazione originarie, ma in parte anche a seguito di alcuni rimaneggiamenti intrapresi nel corso del sec. XX, cui si devono anche limitati interventi sulla documentazione più antica.
Oltre al già ricordato incendio cinquecentesco e ad un altro occorso nella sede della cancelleria e ad un «totale rubbamento della cancelleria già quattro secoli in circa notturnamente eseguito», eventi questi ultimi ricordati dallo Scomparin (Archivio antico, «Compilazioni, memorie, repertori, opere di Giovanni Battista Scomparin, reg. 2, «Avviso»), anche nel sec. XIX si verificarono perdite di documentazione per furti (ad esempio nel 1839) o per dispersioni accidentali dovute ai ripetuti mutamenti di sede dell'archivio, spesso ospitato in ambienti inadatti. Di tale situazione di disordine, protrattasi assai a lungo, dà testmonianza anche il Cappeletti, nel 1849, lamentando la deploverevole condizione delle carte, «tale che è meglio non parlarne».
Attualmente il fondo risulta suddiviso in tre partizioni denominate «Archivio 'segreto'», «Sezione antica» e «Sezione moderna», di cui non è nota l'origine, probabilmente però novecentesca e forse connessa alla distribuzione della documentazione nei locali della precedente sede nel palazzo patriarcale. Benché tale ripartizione non paia rispondere all'effettivo sedimentarsi della documentazione né alle partizioni definite dal diritto canonico, si è comunque preferito mantenerla nella descrizione, in quanto ormai invalsa nell'uso, fino ad una più completa analisi della struttura dell'archivio, tuttora in corso.


La documentazione è conservata da:
Archivio storico del Patriarcato di Venezia


Redazione e revisione:
Benussi Paola, 2003/03/26, prima redazione
Barausse Manuela, 2008, revisione
Levantino Laura, 2008, revisione
Levantino Laura, 2013, revisione
Tombel Michela, 2013, revisione
Cavazzana Romanelli Francesca, supervisione della scheda


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