Durante la prima guerra mondiale, la ditta si trasferì, insieme con i telai, a Livorno, dove poté proseguire l'attività.
Tra 1920 e 1927 la ditta entrò a far parte della Società anonima Opifici serici riuniti San Leucio - Luigi Bevilacqua, con due stabilimenti produttivi, a Caserta e a Venezia; la parziale riduzione di autonomia, venne ricompensata con l'ampliamento della rete di relazioni commerciali, specialmente verso gli Stati Uniti; in ogni caso, la Bevilacqua mantenne una posizione di predominio negli scambi con l'Italia nord orientale e la Scandinavia.
Il 26 febbraio 1927, rescisso il contratto con la Manifattura di San Leucio, venne costituita la Società anonima Luigi Bevilacqua, guidata da Angelo con l'aiuto nel settore commerciale di Cesare. Le partecipazioni comunque mantenute nella società casertana ebbero termine soltanto nel 1929, al subentrare della Banca commerciale italiana, quando la mondiale mise in difficoltà anche la manifattura veneziana, con la diminuzione del fatturato e l'inesigibilità dei crediti tra il 1931 e il 1936. Alla morte di Angelo la direzione passò a Cesare, il quale mantenne in vita l'impresa e riportò la proprietà nuovamente in mano alla famiglia, operando nella direzione di una svalutazione delle voci di bilancio, la drastica riduzione del capitale sociale, l'annullamento delle quote intestate all'Istituto per la ricostruzione industriale - IRI, subentrato alla Comit nelle azioni della Manifattura di San Leucio.
Quando Cesare dovette fu richiamato alle armi per la seconda guerra mondiale, la direzione dell'azienda passò a Vittorio Bevilacqua e Antonio Tassinari (membro comunque della famiglia), i quali mantennero in equilibrio il bilancio tanto da superare la congiuntura sfavorevole.
Dopo il 1945 alla lavorazione a telaio fu affiancata quella meccanica; a partire dal 1993 l'azienda guidata da Rodolfo Bevilacqua sempre più si orientò a mantenere la lavorazione tradizionale al telaio.
La perizia tecnica della manifattura riscosse progressivamente riconoscimenti prestigiosi, testimoniati dalla presenza dei tessuti prodotti negli arredi di ambasciate e palazzi pubblici italiani e stranieri e dall'uso dei tessuti della Bevilacqua da parte di stilisti di fama internazionale, tra i quali piace ricordare l'uso che fece dei velluti di seta per le proprie collezioni di alta moda la compianta stilista veneziana Roberta di Camerino (Venezia 1920 - 2010)