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Lisci

Luogo: Volterra
sec. XIV prima metà - 1814

Patrizi volterrani, dal 1757

Intestazioni:
Lisci, Volterra, sec. XIV-1814, SIUSA

Al momento dell'applicazione della legge sopra la nobiltà e cittadinanza nel Granducato di Toscana (1750) furono ascritte al patriziato volterrano gran parte delle famiglie che facevano parte del ceto dirigente cittadino fin dai primi anni del Quattrocento. Tra queste i Lisci nella persona del cavaliere Benedetto (provvedimento del 27 luglio 1757) che era stato ammesso all'Ordine di S. Stefano come diversi suoi antenati ed aveva fatto parte del governo della città (priorato e dei proposti).
I Lisci facevano parte di quelle famiglie di estrazione popolare e mercantile che avevano consolidato i loro patrimoni a Volterra fin dal Trecento, in opposizione alla classe magnatizia. Li troviamo nel catasto imposto dai Fiorentini a Volterra nel 1429 tra i sei casati (Incontri, Fei, Riccobaldi, Broccardi e Marchi) che vantavano ciascuna un valsente superiore ai 3000 fiorini. Quando poi, nel 1432, l'imposizione catastale suscitò una congiura volta a rovesciare il governo in quel momento in carica a Volterra, vi parteciparono i fratelli Benedetto, dottore in legge, e Giovanni detto Nanni Lisci, imparentato con la potente famiglia degli Inghirami. Con questi ultimi furono poi sostenitori del rientro a Firenze di Cosimo de' Medici che li aveva aiutati contro il governo albizziano.
Proprietari fin dalla metà del Cinquecento della tenuta di Querceto, nel territorio di Montecatini Val di Cecina, alle attività legate alla rendita fondiaria s affiancavano attività estrattive , come la gestione di una miniera nella zona di Usigliano.
Nel corso dei secoli successivi i Lisci furono tra le 21 agnazioni volterrane più longeve, con una forte presenza dei suoi membri nelle borse da cui si traevano i membri del governo cittadino. Tuttavia il casato subì il declino politico e biologico che si manifestò tra Sei e Settecento nella nobiltà volterrana, cioè la progressiva diminuzione dei suoi membri all'interno delle cariche pubbliche: dal 1735 l'unico rappresentante dei Lisci fu quel Benedetto Lisci con il quale si estingueva la famiglia.
Benedetto aveva avuto un'unica figlia, Francesca Maddalena (maggio 1765- febbraio 1847) che nel 1786 aveva fatto un importante matrimonio con il marchese fiorentino Lorenzo Ginori, con il quale si trasferì a Firenze. Dal matrimonio nasceva un unico figlio, Carlo, poi chiamato Carlo Leopoldo. Rimasta vedova molto giovane nel 1791, Francesca sposava in seconde nozze l marchese Ferdinando Riccardi nel 1799; a partire da quel momento ella svolse un ruolo da protagonista nell'alta società della capitale assumendo le più alte cariche di corte, come quella, dopo la restaurazione, di maggiordoma maggiore della Camera della Granduchessa.
Leopoldo Carlo (1788-1837) era rimasto orfano di padre dall'età di tre anni, e pertanto crebbe con la giovane madre affiancata da altri tutori; grazie ad una oculata gestione dei due patrimoni, Ginori e Lisci, quest'ultima riuscì a consegnare al figlio, al raggiungimento della sua maggiore età, un patrimonio in cui il passivo si era in gran parte ridotto ed erano stati fatti risparmi. Faceva parte della eredità anche la grande tenuta di Querceto sulle colline volterrane. Nel 1814 egli si trovò a raccogliere i frutti del matrimonio tra il padre Lorenzo e Francesca Lisci, accettando l'eredità del nonno materno Benedetto e aggregando al proprio il cognome Lisci.. Con lui pertanto si generava il casato Ginori Lisci.


Soggetti produttori:
Ginori Lisci, collegato

Complessi archivistici prodotti:
Lisci (fondo)


Bibliografia:
PAZZAGLI Carlo, Nobiltà civile e sangue blù. Il patriziato volterrano alla fine dell'età moderna, Firenze, Olschki, 1996, 22, 34, 146
AGLIETTI Marcella, Le tre nobiltà. La legislazione del Granducato di Toscana (1750) tra Magistrature civiche, Ordine di Santo Stefano e Diplomi del Principe, Pisa, ETS, 2000, 315

Redazione e revisione:
Insabato Elisabetta, 2017/11/30, supervisione della scheda
Romanelli Rita, 2017/11/29, prima redazione


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