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Fondo nazionale per il soccorso invernale, sec. XX metà - 1963

Questo ente, in attività presso i comuni dall'immediato dopoguerra, aveva funzioni assistenziali durante la stagione invernale, quando le necessità delle famiglie indigenti erano più pressanti. Regolato inizialmente da provvedimenti legislativi emanati anno per anno e da circolari prefettizie, ebbe le prime norme organiche nel 1954, quando fu varata la legge n. 1042 del 3 novembre che istituiva il "Fondo nazionale per il soccorso invernale". Prima di questa legge l'attività si basava sulla raccolta di offerte volontarie che venivano versate presso i comitati provinciali e successivamente ridistribuite, secondo le necessità, ai comitati comuali, al fine di provvedere all'erogazione dei soccorsi. Gli aiuti erano indirizzati, soprattutto, verso disoccupati e pensionati della previdenza sociale particolarmente bisognosi.
Il Fondo istituito nel 1954 raccoglieva in modo sistematico i contributi derivanti dall'applicazione del sovraprezzo su determinati servizi o attività come trasporti, biglietti di autostrade, manifestazioni sportive e spettacoli, contributi derivanti dagli stipendi dei dipendenti statali. In tal modo fu possibile formulare e attuare piani assistenziali ben precisi, con il reperimento di fondi in forma più organica.
Con la normativa del 1954, successivamente modificata dalla legge n. 17 del 31 gennaio 1957, fu, inoltre, confermata la struttura organizzativa già operante in precedenza: in sede locale rimasero in attività i comitati provinciali e quelli comunali, che continuarono anche a raccogliere offerte volontarie.
I comitati comunali erano costituiti dal presidente del locale ente comunale di assistenza, il sindaco, il parroco o un sacerdote designato dall'ordinario diocesano, il comandante della stazione dei Carabinieri o un rappresentante dell'Arma, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, un direttore didattico o un insegnante appositamente scelto. Il comitato doveva riunirsi ogni qualvolta se ne avvertisse l'opportunità per gestire al meglio la raccolta di fondi e l'attuazione delle iniziative assistenziali. I comuni, gli enti comunali di assistenza e tutti gli enti locali erano periodicamente invitati da circolari prefettizie a contribuire all'attività del soccorso invernale iscrivendo nei propri bilanci contributi da erogarsi al Fondo provinciale; anche le varie categorie economiche, gli industriali, i commercianti, gli agricoltori, i lavoratori di tutti i settori produttivi, i professionisti, gli artisti erano sollecitati a non astenersi da questi gesti di solidarietà e a versare il proprio contributo, con misure e modalità diverse per ciascuna tipologia lavorativa. Erano previste anche raccolte nelle scuole, gestite dai patronati scolastici e dalle prefetture. Queste ultime erogavano, inoltre, i fondi necessari per quelle attività per le quali non era consentita l'utilizzazione diretta delle somme raccolte localmente.
L'attività del Soccorso invernale fu indirizzata soprattutto alla distribuzione di viveri, di indumenti, di vino durante le maggiori festività, di latte agli anziani ultrasettantenni, di legna da ardere, all'apertura di mense collettive, al pagamento di bollette. Inoltre permise anche assunzioni temporanee di operai per piccole opere di pubblica utilità, sempre secondo la valutazione da parte del comitato comunale delle necessità locali.
Il Fondo venne soppresso nel 1963 e le sue iniziative furono inserite nel programma assistenziale degli enti comunali di assistenza.

(tratto da fonti legislative)


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Editing and review:
Lonzini Silvia, 2006/05/02, prima redazione
Santolamazza Rossella, 2006/05/02, revisione


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